Atene (Grecia), 18 giu. (LaPresse/AP) – Vittoria dei conservatori di Nea Democratia nelle elezioni generali in Grecia. Secondo i risultati ufficiali, diffusi con oltre il 99% dei voti conteggiati, Nea Democratia è in testa con il 29,6% delle preferenze e 129 dei 300 seggi dai quali è composto il Parlamento. Seconda la coalizione della sinistra radicale Syriza, con il 26,9% dei voti e 71 seggi. Il Pasok è il terzo partito con il 12,3% dei voti e 33 seggi. Anche il partito neonazista Alba dorata entra in Parlamento e si attesta al 6,9% con 18 seggi.

PROSSIMO PASSO: FORMARE GOVERNO. Il prossimo passo sarà quello di formare un governo. Il leader dei conservatori, Antonis Samaras, ha proposto una coalizione di governo pro-euro. Nea Democratia e Pasok avrebbero i numeri per per poter formare una coalizione. Per formare un governo di maggioranza, infatti, una coalizione ha bisogno di almeno 151 seggi. Il leader del Pasok Evangelos Venizelos, tuttavia, propone un governo di unità nazionale composto da quattro partiti: il Pasok, Nea Democratia, Syriza e Sinistra democratica. In qualunque caso, per Venizelos è necessario formare un governo subito. “Non c’è un giorno da perdere, la Grecia deve avere un governo domani”, ha detto. Un invito a fare presto è arrivato anche da Washington. La Casa Bianca si augura che le elezioni in Grecia portino alla formazione di un nuovo governo velocemente e a progressi tempestivi nella gestione della situazione, ha fatto sapere l’amministrazione Usa. La Casa Bianca invita inoltre Atene a rimanere “nell’area euro e a rispettare l’impegno preso per le riforme”.

LA GRECIA HA VOTATO PER L’EURO. “Il popolo greco oggi ha votato perché la Grecia resti sul suo percorso europeo e dentro l’eurozona”. Così ha commentato il leader dei conservatori, Antonis Samaras. Analoga l’opinione il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. La Germania la considera “una decisione degli elettori greci di andare aventi con l’attuazione delle riforme economiche e fiscali di ampia portata”, ha detto. Il leader della coalizione di sinistra radicale in Grecia, Alexis Tsipras, ha ammesso la vittoria dei conservatori alle elezioni e ha detto di essersi congratulato con il leader di Nea Democratia Antonis Samaras.

ALBA DORATA RESTA IN PARLAMENTO. Il partito di estrema destra Alba dorata regge nelle elezioni e rimane in Parlamento. Con il 6,9% dei consensi e 18 seggi, i neonazisti perdono solo tre deputati rispetto al voto dello scorso 6 maggio, dopo il quale i partiti non erano riusciti ad accordarsi per formare un governo rendendo necessario andare a nuove elezioni. “Siamo il quarto partito”, ha commentato dopo la diffusione degli exit poll il leader del partito, Nikos Michaloliakos. “Alba dotrata a ogni exit poll appare come il quarto partito del Paese, ringrazio di cuore i greci e le greche ed esprimo le condoglianze a chi si è battuto non solo per dinminuire la nostra percentuale ma anche per farci uscire da Parlamento”, ha detto. Poi Michaloliakos ha rinnovato le promesse del suo partito contro l’immigrazione: Alba dorata “combatterà per una Grecia libera e forte e affronterà il problema dell’immigrazione clandestina battendosi per l’Epiro del nord, la Macedonia, contro la propaganda turca nella Tracia e contro la minaccia turca”.

GERMANIA PRONTA A REVISIONE SCADENZE. Intanto un segnale di apertura arriva dal ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle. Oltre a sottolineare l’importanza che per la Germania ricopre il fatto che in Grecia si formi un governo pro-Europa, Westerwelle dice che ad Atene potrebbe essere dato più tempo per adempiere agli impegni che ha preso con l’Europa. In un’intervista alla tv tedesca Ard, il ministro afferma che “non ci possono essere sostanziali cambiamenti agli accordi, ma posso immaginare che si riparlerà delle scadenze”. Per Westerwelle, tuttavia, Atene deve comunque rispettare gli impegni presi sulle riforme. “Non c’è alcun modo di tornare indietro sulle riforme: la Grecia deve rispettare gli accordi per i quali si è impegnata”, ha detto, aggiungendo che “non possiamo accettare che gli accordi presi vengano dichiarati nulli”.

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