Nuova Delhi (India), 9 lug. (LaPresse/AP) – Il Dalai Lama preferisce rimanere neutrale riguardo alla recente ondata di immolazioni di tibetani che protestano contro le politiche di Pechino nella loro terra di origine. Il leader spirituale tibetano ha illustrato il proprio dilemma in un’intervista pubblicata dal quotidiano The Hindu, durante la quale ha definito le immolazioni “una questione politica molto, molto delicata”.
Contrariamente a quanto aveva fatto a marzo scorso il governo tibetano in esilio a Dharmsala, in India, che aveva chiesto di “rinunciare ad azioni drastiche”, il Dalai Lama non si sbilancia. “Se dico qualcosa di negativo – ha spiegato durante l’intervista – le famiglie dei morti si sentiranno molto tristi perché queste persone hanno sacrificato la loro vita. D’altra parte se dico qualcosa di positivo, i cinesi attribuiranno subito la responsabilità a me”.
Il leader spirituale tibetano ha quindi fatto appello a Pechino affinché vengano condotte “ricerche approfondite” su quello che spinge le persone a compiere il gesto estremo. La Cina, ha affermato il Dalai Lama, “non può fare finta che sia tutto a posto”. Il leader 77enne ha infine riferito di aver spiegato ai giovani tibetani, che vogliono l’indipendenza della regione e hanno un approccio radicale, che chiedere l’autonomia del Tibet all’interno della Cina è “l’unica maniera realistica” per affrontare la questione.
Oltre 30 monaci e civili tibetani si sono dati fuoco nell’arco dell’ultimo anno per protestare contro le politiche repressive di Pechino. Il governo cinese ha attribuito la responsabilità per il problema allo stesso Dalai Lama.
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