Mosca (Russia), 17 ago. (LaPresse/AP) – Due anni di carcere a testa. E’ questa la condanna che il tribunale di Mosca ha deciso per le tre componenti delle Pussy Riot, giudicate colpevoli di teppismo motivato dall’odio religioso e di aver offeso i credenti. Il gruppo musicale è diventato il simbolo del dissenso contro Vladimir Putin dopo aver cantato una ‘preghiera punk’ critica nei confronti del presidente russo dentro la cattedrale Cristo salvatore di Mosca a febbraio scorso.

LE COMPONENTI DEL GRUPPO. Le tre ragazze a processo sono Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, Maria Alekhina, 24 anni, e Yekaterina Samutsevich, 29 anni. Per loro la procura aveva chiesto una pena di tre anni di carcere. Le componenti del gruppo, aveva detto prima di entrare in aula Nikolai Polozov, loro avvocato difensore, “sperano in un’assoluzione, ma sono pronte a continuare a combattere”.

L’ARRESTO E LA DETENZIONE. Le tre ragazze, due delle quali sono giovani madri, sono state arrestate cinque mesi fa. Da allora hanno denunciato più volte maltrattamenti e privazioni di cibo e sonno, mentre Amnesty international le ha dichiarate prigioniere di coscienza. Nell’ultima udienza prima di quella odierna, la Tolokonnikova aveva dichiarato: “Ogni giorno sempre più persone iniziano a realizzare che se una macchina politica si è rivoltata contro ragazze che hanno suonato nella cattedrale del Cristo Salvatore per 40 secondi, allora significa solo che questo sistema politico teme la verità e la sincerità che noi portiamo”. La giovane, vestita con jeans e una maglietta blu con sopra stampate le parole ‘No Pasaran!’, aveva poi concluso, con voce tremante: “Abbiamo più libertà di tutte le persone dell’accusa qui di fronte, perché noi sappiamo cosa vogliamo”.

SOSTEGNO DA TUTTO IL MONDO. Oggi sono state organizzate manifestazioni di protesta per chiedere il rilascio delle ragazze in oltre 30 Paesi, dall’Ucraina alla Francia, dall’Italia agli Usa. Diverse star internazionali, intanto, sono scese in campo per le giovani artiste, tra cui Madonna, Bjork e l’ex Beatle Paul McCartney.

ARRESTI A MOSCA. Forte la presenza della polizia fin dalle prime ore del mattino nei pressi del tribunale, dove centinaia di persone si sono radunate per esprimere il proprio sostegno alle tre giovani, cantando slogan come “Una Russia senza Putin!”. Dopo il pronunciamento della sentenza, la polizia ha fermato alcuni manifestanti, tra cui l’ex campione mondiale di scacchi Garry Kasparov e il leader del Fronte di sinistra Sergei Udaltsov.

IL PUGNO DURO DEL GOVERNO. Il caso che ha coinvolto le Pussy Riot ha scatenato le critiche internazionali e da molti è stato visto come ennesimo esempio del pugno di ferro del governo e delle autorità statali russe contro il dissenso. Negli ultimi mesi la Russia ha attirato critiche anche per l’approvazione di un paio di provvedimenti controversi. Il primo prevede l’innalzamento delle multe di 150 volte per coloro che prendono parte a manifestazioni non autorizzate. Il secondo chiede che le organizzazioni non governative che sono finanziate dall’estero e svolgono attività politiche si registrino come “agenti stranieri”.

LA CONDANNA INTERNAZIONALE. Dopo il verdetto diversi Paesi hanno espresso la loro condanna. Tra questi la Germania: la cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito la sentenza “sproporzionata e dura, non in linea con i valori europei di Stato di diritto e democrazia”. Anche per Parigi la condanna è stata “particolarmente sproporzionata”, ma resta speranza perché “le vie di ricorso in Russia e a Strasburgo non sono esaurite”. Simile la posizione dell’Ue, per voce dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton: “Questa sentenza è sproporzionata” e “mette un grave punto interrogativo sul rispetto della Russia per gli obblighi internazionali”, meritando che “sia rivista e ribaltata in linea con gli impegni internazionali”.

LA CHIESA ORTODOSSA CHIEDE CLEMENZA. Dopo la condanna, la Chiesa ortodossa ha fatto appello alle autorità russe perché “dimostrino clemenza” verso le Pussy Riot. I vertici definiscono la loro performance un “sacrilegio” e una “scortese ostilità nei confronti di milioni di persone e dei loro sentimenti”, esprimendo la “speranza che le donne si asterranno da nuovi atti blasfemi”.

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