Mosca (Russia), 21 ago. (LaPresse/AP) – Un duro attacco all’Occidente e un’apertura a un possibile dialogo sul futuro della Siria senza Bashar Assad. È quanto è emerso dalla conferenza stampa che il vice primo ministro siriano, Qadri Jamil, ha tenuto oggi a Mosca, dove è in visita. Riguardo alle parole pronunciate ieri dal presidente Usa Barack Obama su una possibile azione militare nel Paese, Jamil ha sostenuto che i Paesi occidentali altro non fanno che cercare un pretesto per un intervento militare in Siria. Parlando ai giornalisti dalla Casa Bianca, Obama aveva detto che un eventuale uso di armi chimiche o biologiche da parte del regime di Assad sarebbe “una linea rossa” per una possibile azione militare in Siria.
Da Mosca il vicepremier siriano ha definito i commenti di Obama “una minaccia propagandistica” legata alle elezioni presidenziali di novembre, e ha aggiunto: “Chi sta contemplando un intervento militare in Siria vuole evidentemente vedere la crisi espandersi al di là dei confini siriani”. Una tale azione, ha precisato, è “impossibile”.
Tuttavia ha aperto su un futuro senza Assad, dicendo che Damasco è pronta a discutere delle dimissioni del presidente, solo quando però l’opposizione acconsentirà ad avviare negoziati per una soluzione pacifica al conflitto. “Per quanto riguarda le dimissioni di Assad, trasformarle in una precondizione per il dialogo rende di fatto impossibile i negoziati”, ha spiegato. “Durante il processo di negoziazione – ha però aggiunto – qualsiasi argomento può essere discusso e siamo pronti a parlare anche di questo”.
Dopo l’incontro con Jamil, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ribadito la posizione di Mosca sul conflitto civile, dichiarando che questo deve essere risolto dai siriani senza un intervento straniero. Oltre che con il vicepremier di Damasco, Lavrov ha intrattenuto colloqui con Ali Haydar, ministro siriano per la Riconciliazione nazionale. Durante l’incontro, entrambi i funzionari siriani hanno confermato l’impegno del regime di Assad per una transizione politica da ottenere tramite il piano di pace delle Nazioni unite.
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