Marikana (Sufadrica), 22 ago. (LaPresse/AP) – “Quanto è accaduto è molto doloroso. Piangiamo con voi, tutti insieme”. Così il presidente sudafricano Jacob Zuma, che ha parlato oggi ai minatori in sciopero a Marikana, dove giovedì scorso, durante una manifestazione, 34 lavoratori sono stati uccisi dalla polizia e altri 78 sono rimasti feriti. Il leader africano ha visitato la città dove ha sede la miniera, a nordovest di Johannesburg, ma si è rifiutato di accogliere la richiesta dei lavoratori e recarsi sul luogo della strage. In questa occasione, Zuma non è stato accolto dai soliti applausi e urla da parte della folla. Quando il presidente ha detto ai minatori di essersi recato alla miniera della compagnia britannica Lonmin il giorno dopo il massacro, alcune persone hanno urlato: “È una bugia”.
Dopo la sparatoria, Zuma ha anticipato il ritorno da un summit regionale in Mozambico e si è recato nell’area della strage, ma è andato a trovare solo i minatori feriti, provocando la rabbia di coloro che hanno continuato a scioperare. Il presidente ha poi parlato con questi solo una settimana dopo la sparatoria. I minatori in protesta hanno anche chiesto al capo di Stato di rilasciare temporaneamente i 256 colleghi arrestati durante le proteste, in modo da farli partecipare alle commemorazioni delle vittime in programma per domani. Zuma non ha però risposto alla richiesta.
Infine, i dimostranti hanno detto al leader sudafricano che continueranno a scioperare fino a quando non avranno uno stipendio mensile base pari a 1.560 dollari, mentre al momento è di 690 dollari. Anche in questo caso, Zuma non ha replicato. Gli omicidi di giovedì scorso hanno scatenato l’indignazione pubblica e portato a un forte calo del supporto al partito dell’African National Congress (Anc), al governo dalla caduta dell’apartheid nel 1994.
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