Dakar (Senegal), 23 ago. (LaPresse/AP) – Il Senegal e l’Unione africana hanno finalizzato un accordo sulle modalità secondo cui sarà processato l’ex presidente del Ciad, Hissène Habré, accusato di aver ordinato di torturare o uccidere migliaia di oppositori politici. Il ministro della Giustizia senegalese, Aminata Touré, ha dichiarato alla radio privata Rfm che l’accordo segna un grande passo verso l’apertura del processo a Habré. La Corte internazionale di giustizia aveva ordinato al Senegal di processare o estradare l’ex presidente del Ciad dopo anni di rinvii, e il mese scorso era stato raggiunto un accordo preliminare. Il governo di Dakar ha assicurato che i procedimenti contro l’ex leader ciadiano inizieranno entro la fine dell’anno. Habré governò il Ciad tra il 1982 e il 1990 e, dopo essere stato allontanato dal potere, andò in esilio in Senegal.

Ai sensi dell’accordo, un giudice africano presiederà un tribunale speciale in Senegal, affiancato da due giudici locali. “Questi procedimenti dimostreranno che l’Africa può processare se stessa”, ha commentato Robert Dossou, rappresentante dell’Unione africana che ha firmato l’accordo insieme al ministro della Giustizia del Senegal. “Oggi abbiamo fatto un passo verso la giustizia”, ha affermato Alioune Tine, presidente dell’Assemblea africana per la difesa dei diritti umani (Raddho). “Contiamo – ha aggiunto – che il Senegal e l’Ua si muovano rapidamente e diano il via al processo contro Habré prima che muoiano altri superstiti”.

Una commissione ciadiana ha accusato Habré di essere responsabile di oltre 40mila omicidi politici, e un tribunale locale lo aveva già condannato alla pena di morte in contumacia. L’ex presidente del Ciad è diventato un simbolo dell’impunità in Africa, avendo continuato a vivere tranquillo in una villa lussuosa in Senegal nonostante nei suoi confronti venissero formulate accuse di crimini contro l’umanità. Nel 2005 le autorità del Belgio incriminarono infatti Habré in base alle accuse avanzate da persone sopravvissute al suo regime e immigrate poi nel Paese europeo. Quando le autorità senegalesi si rifiutarono di estradarlo, Bruxelles fece ricorso alla Corte internazionale di giustizia. Un avvocato di Habré ha definito la decisione della Corte dell’Aia come “un nuovo tipo di imperialismo giuridico”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: