Mosca (Russia), 24 ago. (LaPresse/AP) – Sei attivisti di Greenpeace hanno fatto irruzione la notte scorsa sulla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, gestita dalla compagnia russa Gazprom, per protestare contro le trivellazioni nell’Artico. Lo ha annunciato la stessa organizzazione, aggiungendo che i sei restano sulla piattaforma, situata a circa mille chilometri dal porto più vicino, quello di Murmansk. Gli uomini hanno raggiunto la piattaforma a bordo di motoscafi gonfiabili e scalato la struttura usando corde. Gli attivisti, tra cui il direttore di Greenpeace, Kumi Naidoo, sono riusciti ad appendere sulla piattaforma uno striscione con su scritto: ‘Non uccidete l’Artico’. L’organizzazione ha riferito che gli uomini hanno con loro scorte che rendono possibile una “permanenza prolungata”.
“Siamo qui in pace e continueremo ad attirare l’attenzione del popolo russo e delle persone in tutto il mondo su quello che sta succedendo in questo posto”, ha deto Naidoo, contattato telefonicamente da Associated Press. “È – ha aggiunto – una cosa negativa sia per la Russia che per il pianeta”. Naidoo ha spiegato che gli attivisti rimangono appesi alle corde ai bordi della struttura. Quasi tutti i dipendenti della piattaforma, ha aggiunto, sono stati “molto carini, ci hanno parlato, hanno chiesto da dove veniamo e ci hanno offerto della zuppa”. Uno dei lavoratori ha avvertito gli attivisti che un elicottero della guardia costiera russa è diretto nella zona per arrestarli. Oltre al sudafricano Naidoo sulla piattaforma si trovano due ambientalisti tedeschi, un canadese, uno statunitense e un finlandese.
Gazprom ha fatto sapere in una nota che gli attivisti “sono stati invitati a salire sulla piattaforma per dialogare in una maniera costruttiva”, ma hanno rifiutato. “Tutto il lavoro sulla piattaforma – fa sapere la compagnia – procede come al solito”. Gazprom aveva installato la piattaforma Prirazlomnaya nella zona l’anno scorso e si sta preparando a iniziare le trivellazioni. Gli ambientalisti hanno avvertito che queste nell’Artico potrebbero avere conseguenze disastrose, perché mancano la tecnologia e le infrastrutture necessarie a gestire un’eventuale fuoriuscita di petrolio nella zona remota, dove sono presenti numerosi iceberg e spesso si verificano potenti tempeste. Greenpeace e World Wildlife Fund avevano fatto sapere in un rapporto pubblicato la settimana scorsa che una potenziale fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma nell’arco di 20 ore contaminerebbe zone protette e riserve naturali su terraferma e isole, mentre i soccorritori impiegherebbero almeno tre giorni per raggiungere la zona.