Rangoon (Birmania), 18 set. (LaPresse/AP) – Il governo birmano ha rilasciato 87 prigionieri politici come parte di un’amnistia, ma gli attivisti restano delusi perché i dissidenti in carcere sono ancora almeno 350. Il partito di opposizione di Aung San Suu Kyi ha annunciato oggi di aver ricevuto conferma delle liberazioni dei detenuti, che rientrano nei 514 a cui era stata garantita ieri l’amnistia. In seguito alla notizia, l’Assistance association for political prisoners Burma (Aapp), gruppo composto da ex prigionieri politici, ha emesso un comunicato chiedendo il rilascio incondizionato delle centinaia che restano in detenzione.
Il governo del presidente Thein Sein ha fatto della liberazione di prigionieri politici il punto centrale delle sue politiche di riforma del Paese. Gruppi per i diritti umani lo accusano però di sfruttare la questione per ottenere favori in cambio dalla comunità internazionale. Gli attivisti sottolineano infatti che l’annuncio dell’amnistia da parte del capo di Stato è arrivato subito prima del suo viaggio negli Usa per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni unite.
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