Beirut (Libano), 22 set. (LaPresse/AP) – Il centro di comando dell’Esercito libero siriano (Esl) è stato trasferito dalla Turchia alla Siria. Lo riferisce ad Associated Press il brigadier generale Mustafa al-Sheikh, a capo del Consiglio militare dell’Esercito libero siriano, aggiungendo che la decisione è stata presa la settimana scorsa.

“Ora – ha spiegato al-Sheikh, senza specificare il luogo dove sia stato trasferito il comando – ci sono aree liberate in Siria ed è meglio per il comando essere con i ribelli piuttosto che all’estero”. Il generale, che ultimamente sta facendo avanti e indietro dalla Siria, ha sottolineato che spostare il comando nel Paese “accelererà la caduta del regime, perché darà una grande spinta al morale dei ribelli e garantirà un controllo sulle operazioni”.

Negli ultimi mesi i ribelli sono riusciti a prendere il controllo di ampie parti di territorio siriano lungo il confine turco e tre valichi di frontiera. Queste conquiste hanno permesso loro di trasportare materiale e trasferire persone. Nel corso di lunghe settimane di combattimenti, l’Esercito libero siriano ha inoltre preso il controllo di diversi quartieri della città settentrionale di Aleppo, principale centro commerciale del Paese. Nonostante l’annuncio dello spostamento del comando centrale in Siria, l’Esercito libero siriano continuerà tuttavia a fare affidamento sulla Turchia, che finora è stata una delle principali basi per i combattenti e i rifornimenti.

Il colonnello Riad al-Asaad, comandante dell’Esl, ha realizzato un video intitolato ‘Comunicato numero 1 dell’Esercito siriano libero dall’interno’, in cui spiega la decisione. Nelle immagini, al-Asaad, in uniforme militare e circondato da una decina di uomini armati, spiega che lo spostamento del comando operativo nelle aree sotto controllo dei ribelli è volto a “dar via al piano per liberare Damasco presto, se Dio vorrà”. Il colonnello ha quindi rivelato che l’Esercito libero siriano ha respinto le offerte avanzate da alcune potenze straniere di trovare “accordi sospetti” secondo cui gli stessi ribelli andrebbero a sostituire il regime di Bashar Assad. “Il nostro obiettivo – ha spiegato – non è rimpiazzare un regime in caduta che sta esalando gli ultimi respiri, ma è che il popolo siriano scelga il sostituto. Noi siamo solo una parte del popolo siriano”.

Secondo gli attivisti, quasi 30mila persone sono già state uccise nella crisi che ha insanguinato il Paese, scoppiata a marzo dello scorso anno. L’Esercito siriano libero è uno dei principali gruppi di ribelli impegnati a cercare di far cadere dal potere Bashar Assad, ma nel passato i suoi comandanti sono stati spesso criticati per aver gestito tutte le operazioni dalla Turchia.

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