Beirut (Libano), 25 set. (LaPresse/AP) – Una scuola di Damasco, secondo i ribelli usata dall’esercito di Bashar Assad come centro di intelligence, è stata scossa questa mattina da diverse esplosioni a causa di ordigni piazzati al suo interno. Poco prima un’altra bomba era esplosa a poca distanza sul ciglio della strada. In tutto nei due episodi sono rimaste ferite diverse persone, sette nel conteggio degli attivisti e tre in quello ufficiale.
Secondo alcune voci non confermate, l’istituto scolastico Figli dei martiri era stato trasformato di recente in un centro di intelligence militare dal regime del presidente Bashar Assad. L’attivista di Damasco Abu Hisham al-Shami, raggiunto via Skype, ha spiegato che le truppe governative usavano l’edificio come base per lanciare colpi di mortaio sui quartieri ribelli della capitale.
La televisione di Stato ha citato il preside dell’istituto, il quale ha detto che le bombe sono state piazzate “da terroristi”, termine usato dal regime di Assad e dalla sua cerchia per indicare i combattenti dell’opposizione. Secondo il preside, le esplosioni hanno ferito sette persone e causato danni non gravi all’edificio.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha denunciato anche lo scoppio della bomba su ciglio strada, avvenuto poco prima. Diverso il bilancio delle vittime per i media di Stato e le fonti ufficiali, che hanno parlato di tre feriti. Un video amatoriale pubblicato online mostra alte colonne di fumo alzarsi da diversi punti di Damasco vicini a una delle strade principali. “Una serie di esplosioni ha scosso la capitale”, dice la voce narrante.
Intanto, oggi Save the Children ha pubblicato il rapporto ‘Le atrocità non raccontate: le storie dei bambini della Siria’, in cui documenta torture e uccisioni che avvengono ogni giorno contro i bambini a causa del conflitto civile. Sono migliaia i piccoli morti nelle violenze e molti di più quelli traumatizzati, spiega l’organizzazione nel documento, che contiene 18 testimonianze di minori arrivati nei campi profughi. Sebbene non venga specificato sempre quale parte del conflitto abbia commesso le atrocità, se le forze di Assad, i ribelli o i miliziani filogovernativi, queste sono spesso associate al regime o ai cosiddetti shabiha.
“Ogni crimine contro i bambini deve essere registrato per mandare un chiaro messaggio a tutte le parti del conflitto, ovvero che queste atrocità non saranno tollerate”, afferma Save the Children. Tra le pratiche denunciate ci sono minori usati come scudi umani, rapimenti, omicidi, torture tra cui elettroschock, a volte per per punire i genitori. Save the Children, ma anche altri gruppi per i diritti umani e l’Onu, ritengono che le violenze siano “sistematiche, ricorrenti e spaventose”. Secondo gli attivisti, tra le 30mila vittime della guerra civile in Siria circa duemila sono bambini.
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