New York (New York, Usa), 25 set. (LaPresse) – Le prime parole di Barack Obama all’Assemblea generale dell’Onu sono state per l’ambasciatore Chris Stevens, ucciso al consolato statunitense di Bengasi due settimane fa. Poi il discorso del presidente americano, intervenuto nella mattina di New York, si è allargato, arrivando ad abbracciare un’ampia serie di temi: dalle violenze nei Paesi islamici alla Primavera araba, dal sanguinario conflitto in Siria al nucleare iraniano, dalla necessità di una transizione verso la democrazia che gli Stati Uniti appoggiano al conflitto in Medioriente.

OMICIDIO STEVENS E’ STATO ATTACCO AGLI USA. L’ambasciatore Chris Stevens, ha detto Obama nel suo sentito ricordo, “incarnava il vero spirito americano e con i suoi tre colleghi uccisi ha costruito dei ponti. Credeva che gli individui debbano essere liberi”. E l’assalto contro la sede consolare Usa di Bengasi è stato “un attacco contro tutti gli Stati Uniti”. Il presidente ha però voluto sottolineare l’aiuto ricevuto dalle autorità locali. “Siamo grati dell’assistenza ricevuta. Certamente cercheremo di assicurare alla giustizia gli assassini”, ha promesso Obama, che si è detto soddisfatto delle “parole dei leader locali”, che dopo l’attacco in Libia “hanno adottato misure per difendere le nostri sedi diplomatiche”.

FILM MAOMETTO ODIOSO. Sul tema delle violenze diffuse nei giorni scorsi in diversi Paesi musulmana, il leader della Casa Bianca ha voluto esprimere la propria personale condanna contro il film che ha scatenato la rabbia islamica: “Abbiamo visto questo video odioso che ha creato scandalo nel mondo musulmano: quel messaggio va respinto, gli Stati Uniti sono contrari. Il video insulta non solo l’islam ma anche gli Usa”. Il presidente ha poi voluto spiegare perché gli Usa non abbiano vietato la diffusione online della pellicola contestata. “So che alcuni si chiedono perché non vietiamo il film. La nostra Costituzione – ha spiegato Obama – protegge il diritto di esprimersi liberamente. Negli Usa molte pubblicazioni provocano scandalo, molti come me sono cristiani ma non consideriamo certe posizioni come blasfemia. Accetto di essere offeso e difendo il diritto che permette di agire in questo modo”.

LOTTARE CONTRO ESTREMISMO. Obama si è poi scagliato contro ogni forma di estremismo e violenza, definendole lo strumento più sbagliato con cui cercare di conquistare la libertà. “Credo – ha detto il presidente – che sia obbligo di tutti i leader, in tutti i Paesi, parlare contro la violenza e l’estremismo”. “Oggi – ha aggiunto Obama – dobbiamo dichiarare che il nostro futuro sarà determinato da persone come Chris Stevens e non dai suoi assassini. Oggi dobbiamo affermare che questa violenza e intolleranza non hanno spazio nelle nostre Nazioni unite”.

SIRIA, REGIME ASSAD DEVE FINIRE. Ma le parole più dure di Obama sono state ancora una volta contro il regime siriano e le violenze contro il popolo del Paese mediorientale. “Il regime di Bashar Assad – ha detto il presidente Usa – deve finire, in modo che il popolo siriano possa iniziare una nuova alba”. “In Siria – ha proseguito – il futuro non può appartenere a chi massacra la gente. Oggi dobbiamo unirci contro un regime sanguinario e dobbiamo far sì che una protesta iniziata come pacifica non si concluda con una guerra settaria. Dobbiamo pensare a un futuro in cui tutti i siriani abbiano una voce in capitolo. È questo il risultato verso cui lavoreremo”. Obama ha poi voluto sottolineare come “autodeterminazione e libertà non appartengono solo a una cultura, quella occidentale o americana, ma sono valori universali”. Quindi, un riferimento all’atteggiamento dell’Iran sulla delicata questione siriana. Il governo di Teheran, ha dichiarato Obama, appoggia il dittatore siriano Bashar Assad e sostiene gruppi terroristici all’estero: per questo va isolato.

IRAN CHIARISCA OBIETTIVO PROGRAMMA NUCLEARE. Sull’Iran il presidente americano ha poi dedicato una parte specifica del proprio discorso, concentrandosi sulla complessa questione del programma nucleare. “Teheran – ha detto – non riesce a dimostrare che il suo programma nucleare sia pacifico. Vogliamo dirimere questa controversia in modo pacifico e crediamo sia possibile, ma il tempo non è infinito”. Il capo di Stato ha quindi invitato l’Iran a dare prova della propria posizione: “Teheran deve dimostrare di usare la forza nucleare con fini pacifici”.

PRIMAVERA ARABA E CONFLITTO MEDIORIENTALE. Importanti passaggi dell’intervento di Obama sono stati però dedicati anche a tutte le vicende che hanno travolto il Nordafrica e il Medioriente negli ultimi due anni e all’annoso conflitto israelo-palestinese. Su quest’ultimo il presidente americano ha dichiarato che “tra israeliani e palestinesi, il futuro non deve appartenere a coloro che voltano le spalle a una prospettiva di pace”. Mentre sulla Primavera araba, Obama ha ricordato il sacrificio di Mohamed Bouazizi, il giovane tunisino che nel dicembre 2010 si diede fuoco innescando le rivolte nel suo Paese e in quelli vicini, e ha sottolineato come gli Usa “hanno sostenuto le forze del cambiamento”. Noi, ha aggiunto, “ci siamo riconosciuti in coloro che sono scesi in piazza, abbiamo sostenuto il cambiamento in Egitto”, “la transizione in Yemen”, “siamo intervenuti in Libia con una vasta coalizione per bloccare la strage di innocenti in corso”.

USA NON VOGLIONO DETTARE ESITO TRANSIZIONI. Nonostante non siano poche le voci critiche e i dubbi sull’atteggiamento di Washington anche in merito a guerre come quella in Iraq e Afghanistan, Obama ha proseguito dicendo che “gli Stati Uniti non cercheranno di dettare l’esito della transizione democratica all’estero”. “Non ci aspettiamo che tutte le nazioni siano sempre in accordo con noi” ma, ha aggiunto il leader della Casa Bianca, “è arrivato il momento di marginalizzare coloro che foraggiano l’odio contro Israele, Usa e mondo occidentale”. Gli eventi delle ultime settimane “parlano della necessità di affrontare in maniera schietta le difficoltà tra mondo occidentale e mondo islamico”, ha aggiunto ancora Obama, il quale ha poi fatto appello affinché venga messa la parole fine sulle “divisioni nord-sud, di cristiani contro musulmani”. “Non possiamo continuare su questa strada – ha affermato – perché queste contrapposizioni propongono solo vaghe speranze”.

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