Beirut (Libano), 26 ott. (LaPresse/AP) – In concomitanza con le festività dell’Id al-Adha, è scattata la tregua di quattro giorni in Siria. Eppure le violenze non si fermano, la peggiore a Damasco dove una autobomba ha ucciso almeno 5 persone e ne ha ferite 30, tra cui bambini. Una seconda autobomba è esplosa in provincia di Daraa, ferendo 11 soldati, hanno riportato gli attivisti. Pesanti combattimenti a Homs, Der el-Zour e Aleppo hanno invece preceduto l’entrata in vigore del cessate il fuoco, provocando, secondo quanto riferiscono gli attivisti, almeno sette vittime. Tra queste ci sarebbero almeno tre ribelli, mentre sei soldati sono rimasti feriti. Tuttavia, la situazione in generale nel Paese sembra in parte più calma rispetto ai giorni passati e molti oppositori del governo ne hanno approfittato per manifestare in diverse aree. Intanto, questa mattina il presidente Bashar Assad si è recato in una moschea di Damasco per pregare, in una delle rare apparizioni in pubblico degli ultimi mesi.

AUTOBOMBA A DAMASCO E DARAA. Una autobomba è esplosa nella zona Daff el-Shouq, nella parte meridionale della capitale, causando almeno 5 vittime e il ferimento di 30 persone, tra cui bambini. Lo hanno riferito gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. Anche l’agenzia di Stato Sana ha riportato da notizia, ma non ha fornito un bilancio delle vittime. Lo scoppio, aggiungono gli attivisti, si è verificato vicino alla moschea di Omar bin Khattab, danneggiando numerosi edifici. Mezzi di soccorso hanno raggiunto il luogo dell’attacco, isolando la zona e impedendone l’accesso. Un abitante della zona, con la condizione dell’anonimato, ha spiegato che nell’area dell’esplosione si trovano le abitazioni private di numerosi membri della polizia, che potrebbero essere stati gli obiettivi dell’attacco. Un’altra autobomba è esplosa in provincia di Daraa, ferendo 11 militari, in un attacco diretto a un posto di blocco dell’esercito, hanno riportato ancora gli attivisti dell’Osservatorio.

ESERCITO SPARA A DAMASCO E ALEPPO. L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che l’esercito ha sparato colpi di artiglieria in alcune zone del Paese, tra cui ad Aleppo e in sobborghi di Damasco. Tre persone sono morte nel bombardamento di Harasta, un sobborgo della capitale, mentre altre due sono state uccise da un cecchino. Nel momento in cui sono avvenuti gli attacchi, precisa l’Osservatorio, non erano in corso manifestazioni né scontri. Violenze si sono registrate anche nei pressi dell’aeroporto militare di Aleppo dove, riportano ancora gli attivisti, almeno quattro persone sono state uccise. Alcune zone della città, spiega Mohammed Saeed, contattato via Skype, sono state bombardate, ma la situazione è “relativamente tranquilla”.

MANIFESTAZIONI IN DIVERSE CITTA’. Molte le manifestazioni anti-governative organizzate dagli oppositori. L’Osservatorio riferisce che i dimostranti sono scesi in strada nella provincia meridionale di Daraa, nei sobborghi di Damasco, a Hama e nella provincia di Homs. Marce si sono tenute anche in diversi quartieri di Aleppo, come al-Shaar, Hanano e Bustan al-Qasr, nonché in alcuni sobborghi. “La tregua – ha affermato l’attivista Mohammed Saeed – è uno scherzo. Il regime che ogni giorno uccide centinaia di persone che fanno parte del suo popolo non può parlare seriamente di un cessate il fuoco”. A Daraa tre persone sono sono rimaste ferite quando i soldati hanno aperto il fuoco per disperdere i manifestanti. Nei video pubblicati da attivisti online si vedono numerosi gruppi di dimostranti sventolare bandiere ribelli, applaudire, scandire canti rivoluzionari e ballare. ‘Che Dio maledica la tua anima, Hafez’, hanno gridato dimostranti a Kfar Batna, un sobborgo di Damasco, riferendosi al padre di Bashar, l’ex presidente Hafez Assad. Altri dimostranti hanno inneggiato ‘La Siria vuole la libertà’ e ‘Crollerai, Bashar’.

COME A INIZIO RIVOLUZIONE. “Tutto questo mi ricorda i primi giorni della rivoluzione, quando le persone potevano uscire e protestare pacificamente”, ha detto un attivista di Damasco, Khaled al-Shami. Nella capitale le forze di sicurezza e la polizia hanno allestito dei posti di blocco aggiuntivi sulle strade principali, ha riferito l’uomo, ma nelle vie laterali la gente ha pregato e protestato liberamente. “Sembra – ha detto al-Shami – che entrambe le parti stiano cercando di rispettare la tregua, almeno a Damasco. Si tratta di una cosa positiva che purtroppo non è destinata a durare”.

LA PROPOSTA DI BRAHIMI. Ieri il governo di Damasco aveva fatto sapere di aver accettato la tregua proposta dall’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba in Siria, Lakhdar Brahimi, ma aveva sottolineato che avrebbe risposto a eventuali attacchi di ribelli. Alcuni gruppi dei combattenti anti regime hanno annunciato che avrebbero rispettato il cessate il fuoco, ma non la formazione radicale Jabhat al-Nusra. Proprio quest’ultima in mattinata si è scontrata con le forze del regime per il controllo di una base militare situata nei pressi della città settentrionale di Maaret al-Numan. I combattimenti intorno alla base, situata lungo la strada che porta da Damasco ad Aleppo, vanno avanti da giorni. I ribelli avevano preso il controllo di Maaret al-Numan all’inizio di ottobre. Di conseguenza le truppe governative non sono state più in grado di inviare rifornimenti e provviste nel nordovest del Paese.

ASSAD IN MOSCHEA A DAMASCO. Intanto, questa mattina, il presidente Bahsar Assad si è recato nella moschea Al-Afram nel quartiere Al-Muhajireen di Damasco per pregare. La tv di Stato ha trasmesso immagini in cui si vede il presidente seduto a pregare. Più tardi Assad ha stretto la mano ad altri fedeli, sorridendo. Dall’inizio della rivolta antigovernativa nel Paese il presidente è comparso raramente in pubblico. L’ultima volta era stato visto sulla tv di Stato il 6 ottobre, quando aveva deposto una corona di fiori nell’ambito delle celebrazioni dell’anniversario dello scoppio della guerra arabo-israeliana del 1973.

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