Gerusalemme, 20 nov. (LaPresse/AP) – Mentre si rincorrono voci e smentite su un possibile imminente accordo di cessate il fuoco fra Gaza e Israele, lo Stato ebraico ha intensificato in serata gli attacchi sparando dai carri armati oltre il confine e dalle navi. Gli sforzi diplomatici proseguono. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è arrivata a Gerusalemme per un incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale oggi ha già accolto il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon e il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle. Al Cairo vanno avanti i colloqui mediati dall’Egitto e a Gaza si è recato oggi il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu. Intanto si aggrava il bilancio delle vittime. Sono saliti a 133 i morti palestinesi, di cui 54 civili, e i morti israeliani sono saliti a cinque dopo che un soldato e un contractor civile sono rimasti uccisi colpiti da un razzo.
DUBBI SU TREGUA ENTRO OGGI. La prima dichiarazione rassicurante era arrivata nel primo pomeriggio dal presidente egiziano Mohammed Morsi, il principale mediatore, che aveva annunciato che l’aggressione israeliana sarebbe terminata oggi. Poi Netanyahu ha detto che “se si può attuare una soluzione a lungo termine con mezzi diplomatici, Israele sarà un partner disponibile per quella soluzione”. Ad alimentare le speranze si era aggiunto poi Hamas: “Non abbiamo ancora raggiunto l’intesa” sul cessate il fuoco “ma stiamo facendo progressi e la cosa più probabile è che l’accordo arrivi stasera”, ha detto nel tardo pomeriggio Moussa Abu Marzouk, alto funzionario del gruppo. Speranze smorzate però stasera, quando Hamas ha fatto marcia indietro tramite uno dei suoi alti funzionari, Izzat Risheq, che ha detto che non è chiaro se un accordo possa essere raggiunto.
IPOTESI TEST DI TREGUA PER 24 ORE. Secondo quanto riportano i media israeliani, l’ipotesi caldeggiata dallo Stato ebraico è di ottenere un periodo di prova di 24 ore senza lanci di razzi per verificare che Hamas rispetterebbe una eventuale tregua. A dirlo sarebbe stato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, durante un incontro a porte chiuse. Fonti diplomatiche a Washington avevano annunciato che comunque, anche se Israele sta valutando un possibile cessate il fuoco, nessun annuncio ufficiale sarebbe stato fatto prima dell’arrivo di Hillary Clinton.
LA CLINTON INVIATA PER COLLOQUI SU CRISI GAZA. La Clinton è arrivata a Gerusalemme da poco, dove ha incontrato Netanyahu. In conferenza stampa ha detto che gli Stati Uniti premono per un “risultato duraturo” e la stabilizzazione dell’area. Tappa successiva per lei sarà Ramallah, dove incontrerà i funzionari palestinesi; infine si recherà al Cairo per confrontarsi con i leader egiziani. Il ritorno a Washington è previsto per mercoledì o giovedì mattina. Fonti statunitensi riferiscono che il segretario di Stato americano non si sta recando in Medioriente con una proposta specifica di mediazione, ma che la Clinton assicurerà a Israele che ha il pieno supporto di Washington e inviterà a limitare le vittime civili. Poi la Clinton presserà i membri del governo palestinese in Cisgiordania a spingere Gaza a fermare i lanci di razzi. Infine al Cairo ricorderà all’Egitto i suoi obblighi di pace nei confronti di Israele.
TELEFONATA FRA OBAMA E MORSI. Mentre la Clinton è stata inviata sul campo per un viaggio d’emergenza pianificato mentre si trovava in Asia in visita con Obama, il presidente Usa ha seguito la vicenda con costanti aggiornamenti telefonici. Nel pomeriggio ha parlato per la terza volta in 24 ore con il presidente egiziano Morsi. Durante il colloquio, durato circa mezz’ora, Obama ha elogiato gli sforzi del presidente egiziano per smorzare le tensioni e ha insistito sul ruolo importante che l’Egitto può giocare per la sicurezza nella regione. In questi giorni l’amministrazione americana ha sempre ribadito il suo sostegno a Israele e al diritto all’autodifesa dello Stato ebraico, sottolineando tuttavia la necessità di evitare un’escalation.
UCCISI TRE GIORNALISTI PALESTINESI. Non si fermano nel frattempo i raid israeliani e i lanci di razzi da Gaza. Tre giornalisti palestinesi sono morti in attacchi aerei israliani a Gaza. Si tratta di due cameraman della tv Al Aqsa, gestita da Hamas, e di un reporter di una radio privata. I due cameraman sono morti in un raid aereo israeliano mentre stavano andando a realizzare un servizio nell’ospedale Shifa a Gaza; le immagini riprese dalla stazione tv mostrano l’auto su cui viaggiavano i cameraman in fiamme e il direttore ha precisato che sulla vettura erano ben visibili le scritte che la identificavano come auto in dotazione alla stampa. Il terzo giornalista ucciso, invece, è morto dopo che un missile ha colpito la sua auto. L’esercito israeliano ha fatto sapere che i reporter sono stati uccisi intenzionalmente perché ritenuti legati ad Hamas.
VOLANTINI PER EVACUARE GAZA. Mentre si rincorrevano voci di una tregua vicina, intanto, con un lancio massiccio di volantini, l’esercito israeliano ha dato ai residenti di Gaza l’ordine di evacuare “immediatamente” la zona e di tenersi lontani dalle strutture riconducibili ad Hamas. L’esercito “non prende di mira nessuno di voi e non vuole fare del male a voi o alle vostre famiglie”, si leggeva sui volantini. I militanti palestinesi hanno invitato i residenti a ignorare gli avvertimenti, definendoli “una guerra psicologica”.
BILANCIO DELLE VITTIME. Stando agli ultimi bilanci delle vittime, i palestinesi morti dall’inizio dell’offensiva sono 133 morti, 54 dei quali civili. Sono invece circa 840 i feriti palestinesi, 255 dei quali bambini. Inoltre è salito oggi da tre a cinque il bilancio dei morti israeliani; decine i feriti. Le due vittime di oggi sono un militare e un contractor civile, colpiti da un razzo.
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