Gaza (Striscia di Gaza), 20 nov. (LaPresse/AP) – Alcuni uomini mascherati hanno ucciso oggi pubblicamente sei persone a un incrocio nella città di Gaza perché sospettate di collaborare con Israele. Secondo i testimoni, i sei sono stati tirati fuori da un furgone e costretti a stendersi faccia a terra in strada, dove sono stati poi uccisi con colpi d’arma da fuoco. Cinque dei corpi sono stati ammassati uno sopra l’altro mentre la gente li prendeva a calci e vi sputava sopra. Il sesto cadavere è stato invece legato a una moto e trascinato per le strade mentre la gente urlava “spia, spia”.
Il braccio armato di Hamas, Izzedine al Qassam, ha rivendicato la responsabilità dell’accaduto su un cartello affisso a un palo della luce vicino, in cui compare un elenco con i nomi dei sei presunti informatori di Israele. Lo Stato ebraico si affida molto alla sua rete di spie a Gaza per identificare i bersagli da colpire. Stando a quanto afferma il gruppo, i sei sono stati uccisi perché avrebbero informato Israele sui combattenti palestinesi e sui siti di lancio dei razzi.
Fra i testimoni che hanno assistito alle esecuzioni c’erano anche un ragazzo di 18 anni e un bambino di 13, il quale ha raccontato, simulando il suono degli spari, come le vittime siano state uccise una per una. I testimoni spiegano inoltre che inizialmente c’erano poche persone in strada, mentre una vasta folla si è raccolta dopo le uccisioni. Alla fine centinaia di persone si sono trovate a spintonarsi a vicenda per poter vedere da vicino i cadaveri. Un uomo ha sputato sui corpi, mentre un altro ha dato un calcio a una delle teste. “Avrebbero dovuti ucciderli in modo ancora più brutale, così nessun altro avrebbe pensato di lavorare con Israele”, ha detto una persona presente ad assistere.
C’è ampio consenso fra i palestinesi sul fatto che gli informatori degli israeliani meritino dure punizioni e non è raro che questi vengano anche uccisi. Le esecuzioni in strada vengono eseguite in Cisgiordania e a Gaza dalle prime rivolte contro l’occupazione israeliana, alla fine degli anni ’80. Durante l’offensiva israeliana di quattro anni fa, 17 sospetti collaboratori fuggirono dalle prigioni dopo che erano state colpite da attacchi aerei, ma vennero in seguito uccisi dai palestinesi. Il bilancio delle sospette spie uccise nel corso di queste ultime violenze fra Israele e Gaza è salito così a otto. Oltre ai sei uccisi oggi, venerdì sono stati trovati i corpi di altri due: il primo cadavere è stato rinvenuto in un cassonetto dell’immondizia, mentre l’altra persona è stata uccisa per strada. Hamas ha rivendicato la responsabilità anche di questi due omicidi precedenti.
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