Gerusalemme, 26 nov. (LaPresse/AP) – Hanno preso il via oggi al Cairo i colloqui indiretti tra Israele e Hamas, mediati dall’Egitto, per cercare di trovare un nuovo accordo sulla gestione dei confini della Striscia di Gaza. Si tratta delle prime negoziazioni dalla fine dell’offensiva israeliana sulla Striscia, che ha provocato la morte di oltre 160 palestinesi. A causa degli attacchi lanciati da parte palestinese, negli otto giorni di operazione, hanno perso la vita sei israeliani. Il confronto arriva in una settimana molto delicata per la situazione mediorientale, visto che nei prossimi giorni il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas chiederà all’Onu di riconoscere alla Palestina lo status di Paese osservatore non membro. La mozione, simbolica, dovrebbe essere approvata con facilità dall’Assemblea generale dell’Onu. In una nota oggi Hamas ha fatto sapere che il suo leader Khaled Meshaal ha chiamato Abbas per esprimere il proprio appoggio alla decisione di portare avanti l’istanza alle Nazioni unite. Israele e Stati Uniti si oppongono con forza alla richiesta.
EGITTO ANCORA MEDIATORE. Nei nuovi colloqui, il governo egiziano, che ha avuto un ruolo fondamentale nel mediare la tregua, è ora chiamato a un ulteriore compito, non certo semplice. Hamas vuole che il governo di Tel Aviv elimini l’embargo imposto cinque anni fa quando il gruppo salì al potere a Gaza. In cambio Israele pretende la garanzia che termini il contrabbando di armi verso la Striscia, traffico che avviene principalmente attraverso tunnel sotterranei che passano sotto il confine con l’Egitto. Il governo di Tel Aviv, ha fatto sapere un ufficiale israeliano rimasto anonimo, è preparato a intraprendere passi per aiutare i civili di Gaza, ma starà attento a non fare nulla che possa rafforzare in qualche modo Hamas. In particolare, ha aggiunto, in agenda c’è proprio la questione del traffico di armi. “L’elemento integrante per mantenere una pace sul lungo periodo – ha spiegato – è prevenire con successo il riarmo di Hamas e altri gruppi”. Yasser Othman, principale diplomatico egiziano nella Striscia di Gaza, conferma che i colloqui hanno avuto inizio. Mentre Ghazi Hamad, rappresentante di Hamas a Gaza, riferisce che a guidare la delegazione palestinese è Ziad al-Zaza, ministro delle Finanze del gruppo.
JIHAD ISLAMICA RINGRAZIA IRAN. Ancora non è chiaro se per trovare l’accordo sia stata fissata una data limite, ma i leader di Hamas hanno già fatto sapere che non rinunceranno al vasto arsenale che hanno accumulato. Nell’ultima settimana di scontri, Hamas e la Jihad islamica hanno dimostrato di essere in possesso di nuovi missili di maggior gittata rispetto a qualche tempo fa, capaci di raggiungere Gerusalemme e Tel Aviv. Oggi, in un’intervista ad Associated Press, il leader della Jihad islamica, Ramadan Shallah, ha rivelato che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad lo ha chiamato per congratularsi a proposito dei recenti combattimenti con Israele. “L’Iran – ha dichiarato – ci ha fornito il supporto di cui avevamo bisogno per difenderci davanti all’occupazione sionista. Ci sosterrà militarmente e finanziariamente, e con ogni cosa di cui abbiamo bisogno per rimanere saldi nella nostra terra. Lo apprezziamo e speriamo che tutti i Paesi arabi facciano lo stesso”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata