Fort Meade (Maryland, Usa), 30 nov. (LaPresse/AP) – Bradley Manning creò un cappio con un lenzuolo pensando al suicidio, mentre era detenuto in Kuwait. Lo ha rivelato lo stesso soldato statunitense, testimoniando al quarto giorno di udienza preliminare, a Fort Meade, vicino a Baltimora. Il giovane è imputato per aver passato documenti militari segreti al sito WikiLeaks. Dopo la detenzione del Kuwait, Manning fu spostato nel carcere militare della Marina Corps a Quantico, dove venne classificato come soggetto a rischio. Otto giorni più tardi il suo status venne modificato a un meno restrittivo status di “prevenzione degli incidenti”.

La tesi del 24enne è che il trattamento a cui è stato sottoposto nei mesi di detenzione a Quantico sia stato talmente duro che le accuse nei suoi confronti dovrebbero essere ritirate. Al suo arrivo nella base militare, ha dichiarato oggi in aula, gli fu detto che sarebbe stato detenuto nel carcere come soggetto ad alto rischio di suicidio. Ma le misure di sicurezza nei suoi confronti, ha spiegato, sono state assurde. Tra esse anche l’obbligo di togliersi la biancheria intima di notte ed essere rinchiuso 23 ore al giorno.

Al momento dell’arrivo in Virginia, il soldato oggi ha spiegato di aver chiarito per iscritto, in un modulo di ammissione, di aver pensato al suicidio, ma di aver anche specificato di aver “sempre pianificato e mai proceduto” a pensieri suicidi. A gennaio 2011, dopo essersi lamentato della sua classificazione di custodia, Manning ha incontrato una commissione di ufficiali che hanno avanzato raccomandazioni sulla sua detenzione. In merito alle dichiarazioni scritte rilasciate sul modulo, ha spiegato oggi, “dissi che potrebbe essere stata una risposta sarcastica. E aggiusi: oggi, alla fine di gennaio 2011, non sono un suicida. Non sto cercando di danneggiare me stesso o qualcosa di simile”.

Ieri Manning aveva descritto la sua permanenza solitaria nel carcere militare, spiegando di essere stato costretto a vestire biancheria anti-suicidio e di essere talvolta stato privato di abbigliamento, occhiali e materiali di lettura. “E’ stato abbastanza spossante”, ha ammesso, interrogato ieri dall’avvocato della difesa David Coombs. Prima di ricevere gli indumenti anti-suicidio, ha aggiunto, venne costretto a stare in piedi nudo un’intera mattina per un conteggio dei prigionieri: “Non avevo calze, non avevo biancheria intima e nemmeno occhiali”.

Sempre ieri, il giudice militare aveva accettato le condizioni secondo cui Manning potrebbe dichiararsi colpevole di otto delle 22 accuse che affronta. Secondo questa ipotesi, il giovane potrebbe ammettere la propria colpevolezza per reati come violazione dei regolamenti militari, piuttosto che violazione di spionaggio militare e delle leggi sulla sicurezza informatica. I reati potrebbero comportare un massimo di 16 anni di carcere. In realtà, il giudice non ha ancora formalmente accettato la proposta, ma ha fatto sapere che la terrà in considerazione nell’udienza che inizierà il 10 dicembre. Il governo potrebbe tuttavia perseguire Manning per tutte le 22 accuse, tra cui aiuto al nemico, il che gli potrebbe far rischiare l’ergastolo.

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