Berlino (Germania), 6 dic. (LaPresse/AP) – Il governo di Berlino ha approvato l’invio di missili Patriot tedeschi in Turchia. Lo ha fatto sapere il ministro della Difesa, Thomas de Maiziere, precisando che due batterie di missili e 400 soldati saranno dispiegati sul confine tra Turchia e Siria per un anno. La durata potrà tuttavia essere ridotta. Ora la decisione deve essere approvata dal Parlamento, che la discuterà tra il 12 e il 14 dicembre. La Nato ha approvato martedì il dispiegamento dei missili per la difesa aerea su richiesta della Turchia, che teme l’allargamento del conflitto siriano nel suo territorio.
A causa della complessità e della dimensione delle batterie di missili, che includono radar, centri di comando e controllo, strutture per le comunicazioni, il trasporto averrà probabilmente via mare, hanno fatto sapere funzionari della Nato. L’arrivo è previsto in Turchia non prima di un mese. “Nessuno sa di cosa un simile regime (quello di Bashar Assad in Siria, ndr) sia capace, questo è il motivo per cui agiamo in maniera preventiva”, ha affermato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle. I missili Patriot saranno programmati in modo da intercettare soltanto armi siriane che entrino nello spazio aereo turco, mentre non potranno entrare in modo preventivo nel territorio del Paese.
De Maiziere ha aggiunto che lo schieramento prevede anche quattro batterie fornite da Olanda e Usa, mentre sarà coinvolto anche l’Airborne Warning And Control System (AWACS). “La Siria non ha una significativa capacità di missili balistici, ne ha un centinaio con un raggio di circa 700 chilometri che potrebbero colpire una vasta parte della Turchia”, ha dichiarato il ministro. “Il governo siriano non ha mostrato l’intenzione di usarli, ma vogliamo essere pronti”, ha aggiunto.
Lo schieramento dei Patriot in Turchia è “una provocazione”, ha dichiarato in risposta il vice ministro degli Esteri di Damasco, Faisal Mekdad. Il dispiegamento, ha aggiunto, non scalfirà la determinazione di Assad nell’annientare “i terroristi”, termine con cui Damasco si riferisce ai ribelli che tentano di destituire il regime. “La decisione turca e il sostegno della Nato al suo gesto provocatorio sono parte di una strategia di guerra psicologica contro la Siria”, ha dichiarato ancora Mekdad.
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