Algeri (Algeria), 20 dic. (LaPresse/AP) – “La storia, anche quando è tragica, anche quando è dolorosa, deve essere raccontata”. “Per 132 anni, l’Algeria è stata soggetta a un sistema brutale e profondamente ingiusto” di colonizzazione. Pronunciando queste parole, al suo secondo giorno di visita nel Paese nordafricano, il presidente francese François Hollande ha parlato davanti alle due Camere del Parlamento algerino. “Riconosco la sofferenza che il sistema coloniale ha inflitto” al popolo algerino, ha affermato, facendo in particolare riferimento ai “massacri” compiuti dai francesi durante i sette anni della guerra che ha portato all’indipendenza dell’Algeria nel 1962.
L’ammissione ha rappresentato una profonda presa di distanza del presidente dai suoi precedessori che, pur non difendendo esplicitamente i comportamenti passati della Francia nei confronti dell’Algeria, erano però rimasti in silenzio. Tuttavia, nemmeno dal capo di Stato socialista sono arrivate scuse per il passato, come molti algerini avevano ripetutamente richiesto. Dopo essere stato ad Algeri, Hollande si è spostato poi a Tlemcen, città natale di nazionalista Messali Hadj.
Dopo l’incontro avvenuto ieri con il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, Hollande aveva annunciato l’inizio di una “nuova era” nei rapporti fra i due Paesi, affermando tuttavia di non essere venuto a chiedere scusa per l’occupazione francese. Nel loro incontro, Hollande e Bouteflika si sono detti d’accordo a rilanciare le relazioni economiche, strategiche e culturali tra i due Paesi. Un nuovo inizio, ha sottolineato il presidente francese, “deve essere sostenuto da una base” e “questa base è la verità”. “Nulla – ha aggiunto – si costruisce mantenendo le cose segrete, dimenticando o negando”.
Nel suo discorso, Hollande ha elencato i siti di tre massacri del passato, tra cui quello di Setif dove sette anni fa Bouteflika paragonò i metodi francesi a quelli utilizzati dalla Germania nazista e chiese a Parigi di compiere un “gesto per cancellare questa macchia nera”. Le violenze di Setif, che si trova a circa 300 chilometri a est di Algeri, iniziarono l’8 maggio 1945, durante le celebrazioni per la fine della seconda guerra mondiale. I dimostranti sventolarono bandiere dell’Algeria, vietate all’epoca dalla Francia. Non appena la polizia iniziò a confiscare le bandiere, la folla si rivoltò contro i francesi uccidendo una ventina di persone. La rivolta si diffuse e la risposta delle truppe coloniali francesi fu molto dura e incluse anche bombardamenti di alcuni villaggi dalle navi da guerra. Secondo gli algerini, le vittime tra gli abitanti locali furono almeno 45mila. In Francia le stime parlano di un numero di morti compreso tra 15mila e 20mila.