Il Cairo (Egitto), 22 dic. (LaPresse/AP) – Egitto al voto per la seconda giornata di referendum sulla Costituzione. Le urne si sono aperte alle 8 di stamattina e la chiusura era prevista per le 23 ora locale, le 22 in Italia. Dopo il voto di sabato scorso, oggi è stato il turno di 25 milioni di aventi diritto in 17 delle 27 province egiziane. Il 15 dicembre si era registrato il 56% di sì alla Carta costituzionale, fortemente contestata dall’opposizione, con un’affluenza di appena il 32%, secondo fonti non ufficiali.
LE POSIZIONI DEGLI ELETTORI. “Sono arrivato presto per garantire che il mio ‘no’ sia il primo tra altri milioni oggi. Sono qui per dire no a Morsi e ai suoi Fratelli musulmani”, ha commentato di prima mattina Mahmoud Abdel-Aziz, manager di una compagnia petroliferia, in coda oggi a un seggio del distretto di Dokki, nel governatorato di Giza. Diverso il parere di Sahar Mohamed Zakaria, sempre a Giza, contabile e madre di tre bambini, che fa sapere di votare ‘sì’ “per la stabilità” del Paese. A sostenere con forza il no è l’opposizione composta da liberali, elettori di sinistra, laici, che temono che il governo di Morsi stia ricreando una forma di autocrazia come quella in vigore all’epoca di Hosni Mubarak.
ATTIVISTI DENUNCIANO BROGLI. E mentre le urne ancora si devono chiudere, gli attivisti e i membri dell’opposizione riportano già numerose irregolarità. Tra le difficoltà segnalate l’apertura in ritardo delle urne in diversi luoghi, la presenza di islamisti all’esterno dei seggi, intenti a provare a influenzare gli elettori a scegliere il ‘sì’, e il divieto di accesso alle stazioni elettorali ad alcuni osservatori indipendenti.
IERI TENSIONI AD ALESSANDRIA. Ieri intanto è stata una nuova giornata di tensioni tra sostenitori e oppositori del presidente Mohammed Morsi, questa volta concentrate per lo più nella città costiera di Alessandria. Nei tafferugli si sono registrati almeno 42 feriti. Poliziotti in tenuta antisommossa hanno usato manganelli e sparato gas lacrimogeni per separare i dimostranti, che si sono lanciati pietre a vicenda. Gli scontri sono iniziati quando i due gruppi si sono incontrati prima della preghiera del venerdì vicino alla principale moschea della città, Qaed Ibrahim.
LO SCONTRO POLITICO. L’opposizione accusa i Fratelli musulmani di monopolizzare le leve del potere e di volersi imporre sulla carta costituzionale, approvata in Assemblea costituente nonostante il boicottaggio dei membri liberali e laici. Dal canto loro, i sostenitori di Morsi sostengono invece che l’opposizione stia cercando di utilizzare le proteste di strada per rovesciare i risultati elettorali degli ultimi due anni. Inoltre, accusano l’opposizione di voler portare avanti una cospirazione per mano dei membri dell’ex regime Mubarak per riprendere il potere.
DOPO IL REFERENDUM. Se la Costituzione verrà adottata, Morsi convocherà l’elezione della Camera bassa del Parlamento entro due mesi, dando poteri provvisori alla Camera alta. Quest’ultima, nota come Consiglio della Shura, è stata eletta da meno del 10% dei 50 milioni di elettori registrati ed è dominata dagli islamisti. Il presidente, intanto, si è portato avanti, nominando ieri all’ultimo minuto 90 nuovi membri dello stesso Consiglio della Shura, un terzo del totale. Le regole attuali glielo permettono ancora, mentre se avesse aspettato l’approvazione della carta costituzionale avrebbe potuto effettuare solo 10 nomine. Secondo l’opposizione, il presidente ha scelto persone che non contraddiranno i suoi sostenitori, che già dominano il resto del Consiglio. Un portavoce del Fronte di salvezza nazionale ha respinto le nomine, accusando Morsi di voler mantenere un’opposizione di facciata come a suo tempo faceva Hosni Mubarak.
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