Berlino (Germania), 22 dic. (LaPresse/AP) – Il cooperante tedesco Bernd Muehlenbeck, rapito lo scorso 19 gennaio in Pakistan insieme all’italiano Giovanni Lo Porto, lancia in un video un appello alle autorità affinché accettino le richieste dei sequestratori, avvisando che altrimenti potrebbero ucciderlo a giorni. Il filmato, che dura meno di un minuto e non porta alcuna data, è stato trasmesso oggi dalla televisione pakistana Dunya tv ed è stato probabilmente registrato sotto costrizione recitando un testo dettato dai rapitori.
ACCETTARE LE CONDIZIONI DEI RAPITORI. Nelle immagini compare solo l’uomo che si identifica come il cooperante tedesco, 59enne, che chiede di accettare le condizioni dei rapitori. Muehlenbeck, che nel filmato indossa gli occhiali e una felpa scura con cappuccio, sembra parlare in modo calmo e alle sue spalle si vede una parete bianca. Non nomina il collega italiano né vi fa riferimento esplicito, ma usa ripetutamente il plurale quando parla della sua situazione. Spiega di essere stato catturato “dai mujahedeen”, temine generico utilizzato per riferirsi a militanti islamici estremisti, “a causa delle cattive politiche del governo tedesco”, ma non specifica quali siano le richieste dei sequestratori. Dice inoltre che “possono ucciderci in qualunque giorno. Non sappiamo quando, forse oggi, forse domani, forse fra tre giorni”. E afferma: “Siamo in grande difficoltà”, chiedendo alle autorità di non provare a liberarli con la forza. “Vorrei vivere e vorrei rivedere la mia famiglia viva”, conclude nel video parlando in inglese con un leggero accento tedesco.
ONG E GOVERNO TEDESCO SEGUONO IL CASO. La ong tedesca Welthungerhilfe per la quale lavoravano i due rapiti al momento del sequestro, nota anche come German Agro Action, non ha voluto confermare che il video mostri uno dei due membri del suo staff presi in ostaggio, riconoscendo solamente che “siamo a conoscenza del filmato”. Il ministro degli Esteri della Germania ha fatto sapere di “essere a conoscenza del caso” e del video.
FARNESINA IN CONTATTO CON LA FAMIGLIA. L’unità di crisi della Farnesina continua a seguire la vicenda di Lo Porto, ma mantiene la riservatezza sul caso. Fonti del ministero degli Esteri spiegano che l’unità di crisi “è in contatto con la famiglia” del giovane, che “è stata avvisata” anche a proposito del video.
IL SEQUESTRO LO SCORSO 19 GENNAIO A MULTAN. Il rapimento è avvenuto lo scorso 19 gennaio nella città di Multan, nel centro del Pakistan. Stando a fonti della sicurezza pakistana, Muehlenbeck e Lo Porto furono sequestrati fuori dal loro ufficio da uomini armati, che li caricarono a bordo di un’auto. I due stavano lavorando a un progetto di sviluppo per aiutare le vittime delle alluvioni del 2010. Il Pakistan, Paese povero con 180 milioni di abitanti e a prevalenza musulmana, sta lottando contro le rivolte alimentate da estremisti islamici, molti dei quali si pensa si nascondano nelle province al confine con l’Afghanistan.
I rapimenti con richieste di riscatto sono frequenti in Pakistan e in passato i militanti islamici hanno compiuto sequestri di persone. Negli anni scorsi diversi cooperanti sono stati presi di mira. Questa settimana un’ondata di attacchi ha avuto come obiettivi alcuni operatori dell’Oms che lavoravano a una campagna di vaccinazione anti poliomielite; sei dei collaboratori uccisi erano donne, tre delle quali adolescenti, e due altri membri del team sono rimasti gravemente feriti.
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