Il Cairo (Egitto), 23 dic. (LaPresse/AP) – La nuova Costituzione egiziana è stata approvata con il 64% dei voti favorevoli nei due giorni di referendum. È quanto fanno sapere i Fratelli musulmani del presidente Mohammed Morsi, anche se l’opposizione protesta per brogli e irregolarità. Il Fronte di salvezza nazionale ha già chiesto un’indagine alla Suprema Corte costituzionale e alla Commissione elettorale. Intanto, mentre le operazioni di voto erano in corso, il Paese ha registrato le dimissioni del vice presidente, Mahmoud Mekki, e un giallo sull’addio poi smentito del governatore della Banca centrale.
I RISULTATI. Quella di ieri è stata la seconda e ultima giornata di referendum sulla nuova Carta, dopo il voto di sabato 15 dicembre. Secondo i risultati preliminari del voto di ieri, i sì sono stati il 71,4%. Dei 25 milioni di egiziani chiamati a votare nelle province più povere del Paese, solo 8 milioni si sono recati alle urne, circa il 30%. Nella prima giornata di voto, i sì erano stati oltre il 56%, con un’affluenza del 32%. Per domani sono attesi i risultati ufficiali. Se venisse confermata l’approvazione, la nuova Carta entrerà in vigore subito dopo l’annuncio dei risultati ufficiali.
DENUNCE DI IRREGOLARITA’. Duro il giudizio dell’opposizione sul referendum, minato a suo avviso da forti irregolarità. Tra quelle segnalate l’apertura in ritardo delle urne in diversi luoghi, la presenza di islamisti all’esterno dei seggi per provare a influenzare gli elettori a scegliere il ‘sì’, il divieto di accesso alle stazioni elettorali ad alcuni osservatori indipendenti. Inoltre l’agenzia di stampa egiziana Mena ha riferito che almeno due giudici sono stati rimossi perché costringevano gli elettori a votare sì. Secondo il Fronte di salvezza nazionale, che raccoglie i principali movimenti di opposizione, “i risultati del referendum sono certi a causa dei brogli, delle violazioni e delle irregolarità che l’hanno caratterizzato”. “Il referendum – fa sapere il gruppo – non è la fine dei giochi. È solo uno scontro in questa lunga battaglia per il futuro” del Paese. “Noi – ha aggiunto – non permetteremo che l’identità dell’Egitto cambi o che torni l’era della tirannia”. L’opposizione sostiene che la nuova Carta costituzionale miri a introdurre un regime islamico e sia uno strumento con cui gli islamisti intendono monopolizzare il potere. Secondo i critici, infatti, non prevede adeguati diritti delle donne e delle minoranze, dando invece ai religiosi islamisti voce in capitolo sulla legislazione. Alcuni articoli sarebbero stati redatti per zittire i nemici degli islamisti e minare la libertà dei sindacati. Se le denunce saranno ritenute attendibili, il voto potrebbe ripetersi nelle zone interessate dai brogli.
LASCIA IL VICE PRESIDENTE MEKKI. Ma la giornata di ieri è stata scossa anche dalle dimissioni del vice presidente Mekki. La tv di Stato ha letto la lettera tramite cui il rappresentante del governo annunciava la sua decisione. Mekki, alle spalle una carriera da giudice, ha lasciato intendere che la sua decisione potrebbe essere legata alle politiche del presidente Mohammed Morsi. “Ho realizzato che la natura della politica non è compatibile con le mie origini professionali di giudice”, ha scritto, spiegando di aver rassegnato in realtà le dimissioni un mese fa, ma che gli eventi lo hanno costretto a rimanere. La scelta era in parte attesa, dal momento che la nuova Costituzione elimina la figura del vice presidente. Negli ultimi mesi si sono dimessi 17 alti consiglieri di Morsi e uno dei suoi quattro collaboratori più stretti, che era cristiano. Come Mekki, anche gli altri dimissionari hanno fatto sapere che non erano stati mai consultati prima delle decisioni del presidente, compresi i decreti del 22 novembre che gli hanno attribuito ampi poteri.
GIALLO SU DIMISSIONI GOVERNATORE BANCA CENTRALE. È giallo invece sulle dimissioni del governatore della Banca centrale egiziana, Farouq el-Oqdah, in carica dal 2003. A dare l’annuncio del suo addio ieri era stata la tv di Stato che però, in un secondo momento, ha diffuso la smentita da parte del governo del Cairo. L’emittente non ha fornito spiegazioni sulla divergenza delle due notizie. Oggi, il governatore si è presentato a un incontro economico del governo, anche per smentire la notizia. Da giorni sui media circolavano speculazioni sulle possibili intenzioni di el-Oqdah e questa settimana Morsi lo aveva incontrato in quello che, secondo la stampa, è stato un tentativo di dissuaderlo dal lasciare l’incarico.
PAESE SPACCATO. Il dibattito sulla nuova Carta ha spaccato l’Egitto, con numerose manifestazioni di sostenitori e oppositori di Morsi sfociate talvolta in violenza. Il testo è stato approvato in tutta fretta il mese scorso in una maratona notturna dell’Assemblea costituente, dominata dagli islamisti. L’opposizione, già sul piede di guerra per un decreto presidenziale che dava a Morsi poteri quasi assoluti, è insorta organizzando proteste che hanno avuto una partecipazione altissima e minacciando di boicottare il referendum. Da una parte ci sono il presidente Morsi con il suo partito legato a i Fratelli musulmani, e i salafiti ultraortodossi; dall’altra liberali, partiti di sinistra e cristiani che sostengono che la nuova Carta restringa le libertà e dia agli islamisti una vasta influenza sulla gestione del Paese. La nuova Costituzione ha polarizzato le posizioni portando alle peggiori violenze in piazza da quando Morsi ha assunto l’incarico a giugno. Venerdì era stata una nuova giornata di tensioni tra sostenitori e oppositori di Morsi, questa volta concentrate per lo più nella città costiera di Alessandria.
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