New Orleans (Louisiana, Usa), 3 gen. (LaPresse/AP) – Transocean è disposta a pagare 1,4 miliardi di dollari per il caso della marea nera negli Stati Uniti. Sono questi i termini dell’accordo raggiunto con il dipartimento della Giustizia americano perché il governo Usa ponga fine all’indagine civile e penale sul ruolo della società nel disastro ambientale del 2010 nel Golfo del Messico. Transocean, con sede in Svizzera, era la proprietaria della piattaforma Deepwater Horizon, protagonista dell’incidente che provocò la massiccia fuoriuscita di petrolio e nel quale morirono 11 lavoratori. Al momento dell’esplosione, avvenuta il 20 aprile del 2010, la piattaforma era gestita da Bp. Si trattò del peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti.

PATTEGGIAMENTO DA 1,4 MILIARDI DI DOLLARI. L’accordo proposto, che dovrà ora essere approvato da un giudice federale, prevede che Transocean paghi un miliardo di dollari per chiudere il caso civile e 400 milioni per quello penale. La società si dichiarerebbe inoltre colpevole di violazione del Clean Water Act e nell’intesa si invita la compagnia ad applicare una serie di miglioramenti nell’ambito della sicurezza e della risposta alle emergenze nei pozzi di sua proprietà. Gran parte degli 1,4 miliardi andranno a finanziare progetti ambientali e ricerca e addestramento per evitare future fuoriuscite. La società avrà due anni di tempo per pagare la multa da un miliardo di dollari legata al caso civile. Secondo il dipartimento della Giustizia americano, i membri dell’equipaggio di Transocean che si trovavano sulla piattaforma, agendo sotto la direzione dei supervisori di Bp, non riuscirono a studiare in modo completo i segnali chiari che il pozzo non fosse sicuro. Le fiamme proseguirono per circa 36 ore, poi la piattaforma affondò e milioni di galloni di greggio fuoriuscirono in mare inquinando spiagge e zone di pesca nel Golfo del Messico.

PASSO AVANTI PER GIUSTIZIA MAREA NERA. Commenti soddisfatti sia da parte del procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder, che da parte di Transocean. “Questa risoluzione delle accuse penali e civili contro Transocean ci porta un passo più vicini alla giustizia per la devastazione umana, ambientale ed economica provocata dal disastro della marea nera”, ha detto Eric Holder, a capo del dipartimento della Giustizia. Anche Transocean valuta positivamente il patteggiamento. “Questi importanti accordi, che la società ritiene vadano nell’interesse degli azionisti e degli impiegati, rimuove gran parte delle incertezze legate all’incidente”, ha affermato la società in una nota. “Questo è un passo avanti positivo, ma è anche il momento di riflettere sugli 11 uomini che hanno perso la vita a bordo della Deepwater Horizon. Le loro famiglie continuano a essere nei pensieri e nelle preghiere di tutti noi alla Transocean”, prosegue il comunicato.

L’ACCORDO BP-USA. British Petroleum, che aveva preso la piattaforma in affitto da Transocean, ha già raggiunto un accordo qualche mese fa per pagare la cifra record di 4,5 miliardi di dollari e dichiararsi colpevole di omicidio e altre accuse penali legate alla marea nera. L’accordo con Bp era relativo alle accuse in sede penale, e non ha invece risolto quelle del governo federale in sede civile. Il mese scorso, inoltre, il giudice distrettuale Carl Barbier a New Orleans ha approvato un accordo per concludere una class action contro Bp, che secondo uno stima della società stessa dovrà pagare intorno a 7,8 miliardi di dollari.

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