Il Cairo (Egitto), 26 gen. (LaPresse/AP) – Giornata di sangue ieri in Egitto, dove migliaia di persone sono scese in piazza per celebrare il secondo anniversario delle rivolte che hanno portato alla caduta di Hosni Mubarak. Benché il bilancio sia ancora provvisorio, si contano almeno undici vittime. Otto persone, tra cui un ragazzino di 14 anni, sono morte a Seuz, dove i manifestanti hanno dato fuoco a un edificio un tempo utilizzato dal governo cittadino. Un’altra persona ha invece perso la vita a Ismailia, a est del Cairo, dove la folla ha assediato la sede del governo provinciale. Uccisi anche due poliziotti, come riporta l’agenzia di stampa statale Mena. In tutto il Paese i feriti sono almeno 480, secondo quanto riferisce il ministero della Salute.

MIGLIAIA IN PIAZZA AL CAIRO. Al Cairo sono scese in piazza Tahrir decine di migliaia di persone. Gli scontri si sono avuti soprattutto fuori dal palazzo presidenziale, quando un gruppo di giovani ha provato ad abbattere le barricate della polizia, e poi davanti alla televisione di Stato dove qualche disordine si è registrato ancora oggi, nelle prime ore della mattina. Alcuni dimostranti hanno organizzato dei sit-in nelle principali strade e piazze, annunciando che non se ne andranno fino a quando Morsi non lascerà l’incarico. In tutto le manifestazioni di ieri hanno portato in piazza almeno 500mila oppositori del presidente Mohammed Morsi, una piccola parte degli 85 milioni di egiziani, ma grande abbastanza per mostrare che il discontento nei confronti del capo di Stato e dei suoi alleati islamici è forte a due anni dalla caduta di Hosni Mubarak.

BLINDATI A SUEZ. Le proteste, e gli scontri di conseguenza, hanno avuto luogo in almeno 12 delle 27 province egiziane, tra cui anche diverse roccaforti islamiste. La città più colpita è stata Suez, dove si registrano almeno otto vittime, e dove nella notte i soldati dell’esercito appoggiati da veicoli blindati si sono disposti a difesa dell’edificio sede del governo locale. Difficile la situazione anche in altre città. A Menouf e Shibeen el-Koum, le proteste hanno bloccato le linee ferroviarie e i collegamenti con la capitale. Scontri si sono verificati anche nella provincia di Sharqiyah. Ad Alessandria molte persone sono rimaste ferite.

L’APPELLO DI MORSI. E in piena notte, quando era ormai chiara la tragicità della situazione, il presidente Morsi si è fatto sentire su Twitter. “Esprimo – ha scritto – le mie sincere condoglianze” alle vittime delle violenze e “chiedo a tutti i cittadini di rispettare i nobili principi della rivoluzione e di esprimere le loro opinioni in modo libero e pacifico, rinunciando alla violenza”. Il capo di Stato ha voluto poi ribadire che le autorità faranno di tutto per “salvaguardare e garantire la sicurezza delle manifestazioni pacifiche” e “non esiteranno a perseguire i colpevoli e portarli davanti alla giustizia”.

PERIODO DIFFICILE. Nonostante la caduta del regime, ormai due anni fa, la situazione economica e sociale dell’Egitto non è migliorata. E le tensioni continuano, con bersaglio soprattutto proprio Morsi e i Fratelli musulmani, suo gruppo di appartenenza, accusati da molti di essere accaparrati i risultati della rivoluzione. A inasprire la crisi, i decreti emessi nei mesi scorsi che garantivano al presidente poteri al di sopra della legge, e la Costituzione scritta senza il consenso della rappresentanza liberale del Paese.

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