Beirut (Libano), 13 feb. (LaPresse/AP) – Continuano le violenze in Siria, dove i ribelli hanno preso il “quasi totale controllo” della base militare ‘Brigata 80’, nei pressi dell’aeroporto militare di Aleppo. Negli scontri, spiega l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi oltre 40 soldati governativi, tra cui due generali di brigata, un colonnello e due tenenti. Nelle scorse settimane i ribelli hanno cercato più volte di prendere il controllo del principale scalo di Aleppo, che per il momento rimane nelle mani del regime. Ieri i combattenti dell’opposizione avevano attaccato anche un’altra base aerea situata vicino all’aeroporto della città settentrionale, Nairab, e avevano preso il controllo del posto di blocco dell’esercito di al-Manara. Oggi pesanti scontri sono ancora in corso nei pressi della base di Nairab e dell’aeroporto. Inoltre, i caccia dell’esercito hanno bombardato alcuni dei sobborghi di Damasco controllati da ribelli. Jet militari, riferisce l’Osservatorio, hanno colpito anche alcune postazioni dei combattenti dell’opposizione nella provincia centrale di Homs.

Negli ultimi giorni i combattenti dell’opposizione hanno riportato diverse vittorie strategiche nell’area settentrionale del Paese, prendendo il controllo della base aerea militare di al-Jarrah, nella provincia di Aleppo, e della diga al-Furat lungo il fiume Eufrate, la più grande del Paese. Un aumento delle violenze sottolineato anche dall’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, la quale ieri ha annunciato che il numero di persone uccise nella guerra civile si sta probabilmente avvicinando a quota 70mila.

Intanto è tornato a farsi sentire Jihad Makdissi, ex portavoce del ministero degli Esteri di Damasco, fuggito dalla Siria a inizio dicembre e da allora mai più comparso in pubblico. In una nota diffusa dall’emittente Sky News Arabia, quello che fino allo scorso anno è stata una delle voci più presenti del governo di Damasco, afferma che la “polarizzazione tra i siriani ha raggiunto livelli mortali e distruttivi” e spiega di aver lasciato l’incarico proprio a causa della “polarizzazione e della violenza che non lasciavano posto alla moderazione e alla diplomazia”. L’ex portavoce, che via Twitter conferma l’autenticità delle parole, spiega inoltre di aver lasciato il Paese ma di non essersi recato né in Usa né in Europa, come ipotizzato da qualcuno. “Io – aggiunge poi – non ho i segreti che tutti vogliono sapere”. In merito alla rivolta di una parte della popolazione contro il governo di Bashar Assad, l’ex portavoce del ministero commenta semplicemente che la sollevazione siriana presenta delle “richieste legittime”.

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