Mosca (Russia), 25 feb. (LaPresse/AP) – Si rinnovano gli sforzi internazionali per cercare di mettere fine alla guerra civile in Siria. Da una parte Londra, dove ieri sera è arrivato il segretario di Stato Usa John Kerry, per la prima tappa del suo viaggio internazionale di dieci giorni, durante cui toccherà nove Paesi. Dall’altra Mosca, dove oggi il ministro degli Esteri siriano Walid al-Moallem ha incontrato la sua controparte russa Sergey Lavrov.
DAMASCO: PRONTI A DIALOGO CON OPPOSIZIONE ARMATA. E proprio dalla capitale russa è arrivata, inattesa, un’apertura del governo di Damasco al dialogo con l’opposizione. “Siamo pronti al dialogo con chiunque voglia impegnarsi, anche con quanti portano armi. Siamo fiduciosi che le riforme arriveranno, non con l’aiuto dello spargimento di sangue ma attraverso il dialogo”, ha detto il ministro Al-Moallem, dopo aver incontrato Lavrov. Parole a cui hanno fatto eco proprio quelle del ministro russo, secondo cui “la situazione in Siria ora è a un punto di svolta”. Lavrov ha poi voluto ribadire che la posizione della Russia sul conflitto “non è determinata dal sostegno di certe persone”, ma dalla “attenzione al futuro del popolo siriano”.
RIBELLI: SI’ DIALOGO MA SENZA ASSAD. Alle affermazioni di al-Moallem ha risposto il generale Salim Idriss, capo dell’Esercito siriano libero, che ha fatto saper di essere “pronto a prendere parte al dialogo”, ma “entro certi limiti”, e condizioni che il regime di Damasco ha già respinto in passato. “Ci deve essere una decisione chiara sulle dimissioni del capo della gang criminale, Bashar Assad, e quelli che hanno partecipato all’assassinio del popolo siriano devono essere processati”, ha detto Idriss all’emittente Al-Arabiya. Il generale ha aggiunto che il governo siriano deve acconsentire a fermare tutte le forme di violenza e a cedere il potere. E poi ha aggiunto: “Come ribelli, questa è la nostra linea di confine”. Fortemente scettico sull’apertura il capo della Coalizione nazionale siriana, Mouaz al-Khatib, secondo il quale il regime di Damasco continua a procrastinare e ha reso inutile l’offerta di dialogo avanzata nelle scorse settimane dall’opposizione, non rispondendo alle sue condizioni. “Siamo sempre aperti ad iniziative per fermare gli omicidi e la distruzione, ma il regime ha respinto le più semplici condizioni umanitarie. Abbiamo chiesto che il governo inizi a rilasciare le donne tenute prigioniere, e non c’è stata risposta”, ha detto, aggiungendo: “Il regime deve comprendere che il popolo siriano non lo vuole più”.
KERRY CONVINCE OPPOSIZIONE A VENIRE A ROMA. E da Londra, sempre oggi, il segretario di Stato Usa John Kerry ha lavorato per convincere la Coalizione nazionale siriana a partecipare all’incontro internazionale che si terrà questa settimana a Roma. Kerry ha lanciato un appello diretto in conferenza stampa, e poi ha telefonato al capo del gruppo, Moaz al-Khatib. “Siamo determinati ad assicurare che l’opposizione siriana non sarà abbandonata a se stessa, chiedendosi da dove arriveranno gli aiuti o se ne arriveranno”, ha detto Kerry nel corso della conferenza. “Non permetteremo che l’opposizione si trovi in una posizione in cui non avrà la possibilità di far sentire la propria voce in questo processo”, ha aggiunto. Il popolo siriano, ha quindi proseguito il segretario, “merita di meglio” della violenza che sta attraversando il Paese. Intervistato da al-Arabiya, il portavoce della Coalizione, Walid al-Bunni, spiega che la decisione si è basata sulle garanzie fatte allo stesso al-Khatib dai diplomatici occidentali sul fatto che questa volta la conferenza sarà diversa, ma non ha aggiunto dettagli.
HAGUE: NON POSSIAMO RESTARE FERMI. Al fianco di Kerry, c’era il segretario agli Esteri britannico, William Hague, che ha ribadito l’impegno del governo di Londra per cercare di arrivare a una fine delle violenze. “Di fronte a tali efferatezze e a una simile minaccia per la stabilità – ha affermato – la nostra politica non può essere quella di non fare nulla, man mano che passano le settimane”. Sottolineando quella che ritiene una necessità di intervenire contro le “agghiaccianti ingiustizie” subite dal popolo siriano, Hague ha aggiunto: “Dobbiamo aumentare significativamente il sostegno all’opposizione in Siria. Ci stiamo preparando proprio a questo”.
TURCHIA: ASSAD VUOLE GUERRA SETTARIA. Dure anche le parole del ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu il quale, intervenendo al Consiglio per i diritti umani dell’Onu, a Ginevra, ha affermato che il governo di Damasco sta usando “ogni strumento per trasformare la legittima lotta del popolo siriano in una guerra settaria che coinvolgerà l’intera regione”. “Più il regime avrà modo di aumentare la sua campagna di violenza – ha aggiunto il ministro – più difficile sarà evitare questa terribile eventualità”.
ESPLOSIONE A DAMASCO, SCONTRI AD ALEPPO. Intanto, non si fermano le violenze nel Paese. In serata una forte esplosione ha scosso il centro della capitale Damasco. Secondo l’agenzia distampa Sana, ci sarebbero diverse vittime. Inoltre, forti scontri si sono registrati all’esterno di un’accademia di polizia a Khan al-Asal, appena fuori Aleppo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i ribelli sostenuti da carri armati ieri avevano lanciato un’offensiva contro la struttura e nei combattimenti hanno perso la vita almeno 13 ribelli e cinque soldati governativi. In un’altra parte di Aleppo, i ribelli hanno invece abbattuto un elicottero militare nei pressi dell’aeroporto di Mennegh, dove da mesi si registrano forti scontri. Un video pubblicato online dagli attivisti mostra un missile sparato, una scia di fumo bianco e quindi il velivolo cadere in fiamme. Di sottofondo si sentono le grida ‘Dio è grande’.
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