Nuova Delhi (India), 14 mar. (LaPresse/AP) – L’ambasciatore italiano Daniele Mancini non lasci l’India. È quanto chiede la Corte suprema indiana, invitando il diplomatico a spiegare perché il governo italiano si rifiuti di far rientrare in India i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Decisione annuncia lunedì dalla Farnesina. La corte aveva concesso un permesso elettorale ai due a febbraio, con la promessa scritta di Mancini che sarebbero tornati nel Paese asiatico per sottoporsi al processo. La questione rischia di compromettere le relazioni tra Roma e Nuova Delhi. Secondo quanto riporta Press Trust of India, l’Italia deve spiegare perché stia venendo meno alla sua promessa, vieta a Mancini di lasciare il Paese senza permesso e insiste nell’avere una risposta entro lunedì.
I due marò facevano parte della squadra di sicurezza a bordo della nave Enrica Lexie, quando a febbraio dello scorso anno, aprirono il fuoco contro un peschereccio, uccidendo due pescatori scambiati per pirati. L’Italia sostiene che i fatti siano avvenuti in acque internazionali, mentre l’India rivendica il fatto che l’omicidio sia avvenuto in acque indiane.
Ieri, il primo ministro indiano Manmohan Singh aveva dichiarato che ci saranno conseguenze se l’Italia non rimanderà i marò in India e aveva sottolineato come le azioni del governo italiano “violino ogni regola del discorso diplomatico” e danneggino le relazioni internazionali basate sulla fiducia reciproca. Il ministro degli Esteri Salman Kurshid ha fatto invece sapere che la questione “sarà trattata con urgenza e con determinazione”, per far sì che l’India “non soffra”. Kurdish aveva anche detto che il governo avrebbe aspettato una decisione in merito da parte della Corte suprema.
Ieri, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto alle parti di risolvere la questione in modo pacifico, in accordo con le leggi internazionali. Il ministero degli Esteri Giulio Terzi ha accolto con favore l’appello del numero uno dell’Onu e si è detto pronto a trovare una soluzione con il dialogo e in conformità con il diritto internazionale.