New York (New York, Usa), 16 mar. (LaPresse/AP) – Centotrentuno Paesi hanno firmato la Carta Onu che condanna le violenze ai danni di donne e bambine e chiede per loro protezione e promozione di diritti umani e libertà fondamentali. L’accordo sul testo di 17 pagine arriva dopo le forti obiezioni dei Fratelli musulmani in Egitto, che questa settimana avevano bocciato la carta definendola in contrasto con l’islam e contro la famiglia. La rappresentante egiziana, però, ha firmato il documento andando contro il volere degli islamisti. Michelle Bachelet, direttrice dell’agenzia UN Women, ha definito storico il documento, perché stabilisce standard globali per prevenire e mettere fine a “una delle più gravi violazioni dei diritti umani nel mondo, la violenza commessa ai danni di donne e bambine”. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto attraverso il suo portavoce di “sperare che tutti i partner che sono arrivati a questa storica sessione, e altri nel mondo, ora trasferiscano l’accordo in azioni concrete”. Il documento, infatti, non è vincolante.

Secondo i dati dell’Onu, sette donne su 10 subiscono violenza nel corso della vita e mentre 125 Paesi hanno leggi specifiche per perseguire la violenza domestica, 603 milioni di donne vivono in nazioni che non la considerano un reato. Nel testo del documento si legge che i firmatari “condannano nei termini più duri la pervasiva violenza contro donne e bambine, chiedendo maggiore attenzione e accelerazione per prevenire e rispondere”. Tra le priorità della carta ci sono la creazione di servizi diversificati a sostegno delle sopravvissute a violenze, tra cui nei campi salute, aiuto psicologico e consulenza. Inoltre, prevede la protezione del diritto alla salute sessuale e riproduttiva e chiede che sia messa fine all’impunità dei responsabili di violenze. Afferma inoltre che uomini e donne hanno il diritto a uguali diritti umani, esortando i governi sui temi di educazione sessuale, servizi come contraccezione e aborti per vittime di violenze. Manca, invece, ogni riferimento a orientamento sessuale e identità di genere.

I Fratelli musulmani in Egitto, la più potente fazione politica nel Paese dalle rivolte del 2011 e partito del presidente Mohammed Morsi, avevano criticato il testo proponendo un emendamento perché ogni Stato potesse applicarlo secondo le proprie leggi e abitudini. La posizione è stata duramente criticata da Paesi di Europa, America latina e Asia ed è stata cancellata nel documento finale. Questo esorta invece tutti i firmatari a “condannare con forza ogni forma di violenza contro donne e ragazze e a astenersi dall’invocare ogni costume, tradizione e considerazione religiosa per evitare i propri obblighi”. Al momento della firma, c’è stato timore che l’Egitto si opponesse, fatto che avrebbe bloccato il consenso richiesto per l’adozione.

Stupore, dunque, quando il capo della delegazione Mervat Tallawy ha ignorato la posizione dei Fratelli musulmani e accettato. “La solidarietà internazionale è necessaria per il sostegno alle donne e per evitare questa tendenza regressiva, sia nei Paesi in via di sviluppo sia in quelli sviluppati, soprattutto in Medioriente”, ha detto Tallawy ai giornalisti. “E’ un’ondata di conservatorismo, di repressione delle donne, e questo documento è un messaggio del fatto che insieme possiamo opporci a quest’ondata”, ha aggiunto. Tallawy, presidente del Consiglio nazionale per le donne in Egitto, ha detto di aver avvisato Morsi. “Credo nella causa delle donne. Non prendo denaro dal governo, lavoro in modo volontario e se vogliono farmi fuori possono farlo. Ma non cambierò idea sull’argomento. Le donne sono schiave in questa era, e questo è inaccettabile. Soprattutto nella nostra regione”, ha dichiarato.

Altri Paesi hanno espresso riserve sulla carta, tra cui Iran, Sudan, Arabia Saudita, Qatar, Honduras, ma la Libia è stata l’unica nazione a dissociarsi e non sottoscriverla. Simili le critiche dei religiosi libici, secondo cui il documento violerebbe i principi islamici. In particolare, i delegati libici hanno obiettato sull’educazione sessuale per le giovani e sulla priorità di programmi per l’eguaglianza nell’istruzione in modo che le donne possano assumersi la responsabilità della propria vita.

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