New York (New York, Usa), 29 mar. (LaPresse/AP) – Iran, Siria e Corea del Nord hanno bloccato l’adozione alle Nazioni unite del primo trattato internazionale sul commercio delle armi. Per essere approvata, la bozza aveva bisogno del sostegno di tutti i 193 Stati membri dell’Onu, ma Teheran, Damasco e Pyongyang hanno ostacolato l’approvazione. Mentre il segretario generale delle Nazioni unite si è detto profondamente deluso per lo stop al primo trattato internazionale sul commercio delle armi, i sostenitori hanno annunciato che sottoporranno la bozza al voto dell’Assemblea generale, dove non serve la totalità dei voti ma i due terzi.

IRAN: TRATTATO LACUNOSO. La bozza del trattato ha delle importanti lacune, è “fortemente suscettibile alla politicizzazione e alla discriminazione” e ignora la “legittima domanda” di proibire il trasferimento di armi a coloro che commettono aggressioni. Così l’ambasciatore iraniano all’Onu, Mohammad Khazaee, ha motivato il no all’adozione. “Come possiamo ridurre la sofferenza umana chiudendo un occhio verso le aggressioni che costano la vita a centinaia di migliaia di persone?”, ha domandato il diplomatico.

LA DELUSIONE DI BAN KI-MOON. Ban Ki-moon è profondamente deluso dal mancato accordo, ha fatto sapere il suo portavoce Martin Nesirky. Il segretario generale, ha detto, “è fiducioso che il trattato sarà approvato ed è incoraggiato dalla condivisa determinazione di farlo il prima possibile”. Intanto Amnesty International ha sottolineato che i tre Paesi che hanno bloccato l’approvazione della bozza sono accusati di “terribili violazioni dei diritti umani, avendo perfino usato armi contro i propri cittadini”.

IL VOTO PASSA ALL’ASSEMBLEA. Alcuni Paesi hanno proposto di chiedere a Ban Ki-moon di sottoporre la bozza del trattato al voto dell’Assemblea generale al più presto. Dato che “la volontà della stragrande maggioranza è chiara”, ha annunciato l’ambasciatore del Kenya, abbiamo inviato una lettera al segretario generale chiedendogli di sottoporre il trattato al voto dell’Assemblea. Stati Uniti, Regno Unito, Argentina, Australia, Costarica, Finlandia, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Nigeria e Norvegia hanno appoggiato la proposta del Paese africano. Secondo la Control Arms Coalition, che rappresenta circa cento organizzazioni per il rafforzamento dei controlli sulle armi, il voto potrebbe tenersi già martedì prossimo, quando l’ambasciatore australiano Peter Woolcott, a capo dei negoziati sull’accordo, presenterà il suo rapporto all’Assemblea.

USA E GB: ADOZIONE PRESTO. “Non è un fallimento, il successo di oggi è stato rinviato, ma non di molto”, ha commentato l’ambasciatrice britannica all’Onu, Jo Adamson. Il vice ambasciatore degli Usa all’Onu, Dan Mahley, ha detto che Washington appoggia la bozza del trattato, definendolo “giusto ed equilibrato”, e si è augurato che il testo venga adottato il prima possibile dall’Assemblea generale.

I TRASCORSI. L’accordo sul trattato doveva essere raggiunto già a luglio scorso, ma gli Usa, la Russia e la Cina avevano chiesto più tempo per valutare il provvedimento, che mira a regolamentare il commercio internazionale di armamenti e munizioni. A dicembre scorso l’Assemblea generale dell’Onu aveva deciso di tenere a marzo una conferenza finale sul trattato, fissando per ieri il termine ultimo per il raggiungimento dell’accordo.

COMMERCIO ARMI: LA SITUAZIONE ATTUALE. Finora non c’è mai stato un trattato per regolare il commercio mondiale di armi, il cui giro d’affari è stimato intorno ai 60 miliardi di dollari. Per più di 10 anni attivisti e alcuni governi hanno promosso una campagna mirata a stabilire regole internazionali per garantire che le armi non finiscano nelle mani di terroristi, ribelli e criminalità organizzata.

LA RISOLUZIONE. La bozza finale non prevede controlli sull’uso interno delle armi nei singoli Paesi, ma chiede ai governi di introdurre leggi nazionali sul trasferimento di armi convenzionali e delle loro componenti. Il trattato vieterebbe inoltre l’esportazione di armi convenzionali in presenza del rischio di un loro uso in attacchi contro civili o edifici come scuole e ospedali. Prima di esportare armi, i Paesi dovrebbero valutare se il trasferimento possa mettere a rischio la pace e la sicurezza o contribuire a violazioni dei diritti umani. Alcuni Paesi avevano fatto appello per l’introduzione nel testo di simili restrizioni sul commercio di munizioni, ma Washington ha criticato la proposta. Nella bozza si chiede a ogni Paese che ratifica il trattato di stabilire regole per l’esportazione di munizioni “sparate, lanciate o fornite” dalle armi coperte dall’accordo.

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