Tripoli (Libia), 23 apr. (LaPresse/AP) – Torna la paura per le ambasciate straniere in Libia. Questa mattina un forte boato ha scosso il quartiere al-Andalus di Tripoli, per un’esplosione che ha investito l’edificio dell’ambasciata francese. Due guardie sono rimaste ferite, di cui una in maniera grave, così come una giovane residente locale che stava facendo colazione in casa. Lo scoppio, provocato da un’autobomba ha incendiato due automobili parcheggiate all’esterno dell’edificio, danneggiando anche altri due palazzi. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco. Alcuni video mostrano i muri anneriti delle case vicine e fumo salire dall’area.
Sul posto sono già accorsi il vice primo ministro libico Awad al-Barassi e il ministro degli Esteri Mohamed Abdelaziz. Non è ancora chiaro il motivo dell’attacco, ma la Francia, con il Regno Unito, ha avuto un ruolo predominante nella missione guidata dalla Nato contro il governo di Gheddafi nel 2011. E in questo senso potrebbe esserci un collegamento. Il predecessore di François Hollande, Nicolas Sarkozy, è stato apprezzato da molti in Libia per l’operazione, e la Francia, anche dopo la vittoria del candidato socialista, ha cercato di mantenere stretti rapporti con le autorità di Tripoli.
Saqr al-Qarifi, che vive vicino all’ambasciata, spiega di essere stato svegliato dall’esplosione attorno alle 7 del mattino. “Ho sentito un frastuono e immediatatamente le finestre sono andate in frantumi e parte della mia casa è stata danneggiata”, racconta l’uomo secondo cui ultimamente attorno alla sede diplomatica erano presenti meno guardie di sicurezza. “Sono rimasto colpito – aggiunge – dal fatto che negli ultimi giorni le guardie sono sparite dall’area. E mi chiedevo come fosse possibile che l’ambasciata venisse lasciata senza controlli”.
Da Parigi intanto arrivano parole di condanna. Hollande, si legge in una nota diffusa dall’Eliseo, condanna con “la più grande fermezza l’attentato che ha colpito l’ambasciata di Francia a Tripoli questa mattina”. Il presidente esprime inoltre “la sua solidarietà e i suoi auguri di pronta guarigione ai feriti”. Hollande ha chiesto al ministro degli Esteri Laurent Fabius di inviare immediatamente sul posto il suo rappresentante “per intraprendere tutte le misure necessarie e garantire il rimpatrio dei due compatrioti”. La Francia, conclude il comunicato, attende dalle autorità libiche “che sia fatta luce su questo atto inaccettabile, affinché gli autori siano identificati e portati davanti alla giustizia”.
Lo stesso Fabius ha fatto sapere che Parigi “sta collaborando con le autorità libiche” e “farà tutto il possibile per far luce sulle circostanze di questo atto ripugnante e per identificare presto i responsabili”. Il ministro ha inoltre inviato un messaggio di solidarietà alle guardie ferite, entrambe di nazionalità francese, augurando loro una rapida guarigione.
Solidarietà alla Francia è giunta anche dalla Farnesina. “L’Italia – si legge in una nota del ministero degli Esteri – esprime la più ferma condanna dell’attentato che questa mattina ha colpito l’ambasciata di Francia a Tripoli, ed è solidale con le autorità francesi e con quanti sono stati colpiti da questo vile atto criminale”. “Il grave episodio – prosegue la nota – dimostra che in Libia continuano ad operare forze estremiste, che mirano a far deragliare il processo di transizione democratica e a fomentare l’instabilità”.
La questione della sicurezza in Libia rimane aperta. La guerra contro il regime di Gheddafi, terminata con la caduta del raìs, ha lasciato nel Paese molte armi non controllate. Nelle settimane passate una commissione di esperti del Consiglio di sicurezza dell’Onu ha avvertito che la “Libia negli ultimi due anni è diventata una fonte significativa e attraente di armi nella regione”. La mancanza di un effettivo sistema di sicurezza, continua il rapporto, “rimane uno dei principali ostacoli a garantire il controllo sul materiale bellico e delle frontiere”. Il peggiore attacco contro rappresentanti stranieri nel Paese rimane quello dell’11 settembre dello scorso anno, quando quattro ufficiali statunitensi tra cui l’ambasciatore Usa Chris Stevens, furono uccisi nell’assalto al consolato di Washington a Bengasi.
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