Belgrado (Serbia), 26 apr. (LaPresse/AP) – Durante il dibattito parlamentare che si è tenuto oggi, il primo ministro serbo Ivica Dacic ha chiesto ai deputati di supportare l’accordo raggiunto nei giorni scorsi con il Kosovo a Bruxelles. Esso, ha spiegato, è “il migliore che la Serbia potesse ottenere in questo momento” e un rifiuto trasformerebbe il Paese nella “Nord Corea d’Europa”. L’intesa, che darebbe autorità alla leadership di etnia albanese sui serbi del Kosovo, in cambio di un’ampia autonomia, è stata fortemente criticata da nazionalisti e integralisti serbi che vivono nel nord del Kosovo.
La Serbia ha respinto la dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel 2008, riconosciuta invece da oltre novanta Paesi, tra cui Usa e 22 dei 27 membri dell’Ue. Ma, se vuole puntare a entrare nell’Unione europea, Belgrado deve migliorare i suoi legami con l’ex provincia. Durante il dibattito, diverse centinaia di nazionalisti si sono riuniti fuori dal Parlamento serbi. E, nonostante sia attesa un’approvazione da parte dei deputati, l’opposizione all’intesa è stata forte anche tra i banchi parlamentari. “L’accordo – ha detto Slobodan Samardzic, deputato del Partito democratico serbo, di stampo nazionalista – implica che la nostra gente debba rinunciare al suo Stato”. Tuttavia, il primo ministro Ivica Dacic ha insistito sul fatto che “l’accordo non significa il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo”.
Soddisfatto dell’atteggiamento che stanno tenendo le autorità serbe il commissario all’allargamento dell’Unione Europea Stefan Fule, oggi in visita a Belgrado. “L’accordo con Pristina – ha affermato – ha mandato un forte messaggio in tutta Europa a proposito dell’atteggiamento europeo della Serbia”. Belgrado, ha aggiunto, “è andata oltre i conflitti del passato e più vicina a un futuro in Europa”. Riferendosi poi alla possibilità discussa dai leader serbi di un referendum, il commissario ha proseguito: “Qualunque modalità venga scelta, non dovrebbe allungare il processo, ma alla fine assicurare che l’applicazione sia sostenibile”. Secondo Fule una “effettiva implementazione” sarà essenziale per gli Stati membri dell’Unione quando decideranno a giugno se aprire i colloqui con Belgrado per l’adesione.
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