Dubrovnik (Croazia), 27 apr. (LaPresse/AP) – Dopo il voto del 1991 per l’indipendenza e quello dell’anno scorso per l’adesione all’Unione europea, in Croazia si vota domani sul golf, nel terzo referendum della storia del Paese. A esprimersi però, stavolta, saranno solo i cittadini di Dubrovik, chiamati a decidere se dire ‘sì’ o ‘no’ alla costruzione di un massiccio complesso di campi da golf con hotel e ristoranti su una collina vicino alle famose mura medievali che cingono la città, patrimonio dell’Unesco. Tuttavia, nonostante si tratti di un voto cittadino, ha portata nazionale. In primo luogo i sostenitori della consultazione sottolineano che si tratta del primo referendum locale, che dà ai croati dell’era post-comunista voce in capitolo diretta nella loro democrazia; è la prima volta che una consultazione viene chiesta dai cittadini su questioni di vita quotidiana. In secondo luogo, mentre la Croazia si appresta a diventare il 1° luglio il 28esimo Stato membro dell’Ue, chi investe nel progetto avverte che un ‘no’ alle urne avrebbe conseguenze gravi sui futuri investimenti stranieri.

LA COSTRUZIONE DEL COMPLESSO DA GOLF. Si tratta di un piano da 1,1 miliardi di euro, progettato dal campione di golf australiano Greg Norman. Oltre ai campi da golf, il complesso include ville, hotel, campi da tennis e club di equitazione, oltre che ristoranti. La struttura dovrebbe essere collocata sulla collina Srdj che domina il centro storico, su un’area di 300 ettari a 415 metri di altezza. Attualmente sulla collina ci sono solo una funicolare che la collega con la fortezza, un ristorante, un negozio di souvenir e il piccolo villaggio di Bosanka, con una trentina di case. I residenti di Bosanka sono favorevoli al parco. Il terreno roccioso sul quale dovrebbe sorgere, non coltivabile, è tutto di proprietà privata e gli investitori stranieri hanno già pagato ai privati circa 100mila euro.

I PRO: POSTI DI LAVORO E TURISMO DEI RICCHI. I favorevoli al sì sottolineano che il progetto fornirà mille nuovi posti di lavoro a Dubrovnik e attirerà nella zona ricchi turisti amanti del golf, estendendo la stagione turistica che solitamente si limita ai due mesi estivi. Maja Frenkel, a capo del gruppo israeliano Razvoj Golf che è il principale investitore, sostiene che il fatto stesso di compiere un referendum sta mandando un segnale sbagliato ai potenziali investitori stranieri in Croazia. “Purtroppo il messaggio è già stato inviato”, afferma Frenkel. “Non importa quale sarà il risultato del referendum, penso che ogni altro investitore starà molto attento a come si evolverà il nostro progetto e ci penserà due volte prima di venire in Croazia, dove ci sono procedure di investimento poco chiare”, ha aggiunto.

I CONTRO: SI DETURPA PAESAGGIO CHE ATTIRA TURISTI. A queste argomentazioni replicano i contrari, sottolineando che rischia di essere rovinato il panorama della ‘perla dell’Adriatico’ – questo il soprannome di Dubrovnik – nota per i suoi contrasti di colori con le mura di cinta medievali, le case di pietra dai tetti rossi e il mare colore acquamarina circondato dal verde della collina. Per i sostenitori del ‘no’, l’esclusivo complesso pone anche dei rischi ambientali e non porterebbe in ogni caso guadagni ai residenti della città, ma soprattutto agli investitori stranieri. “Non si tratta affatto di un progetto di golf”, afferma Enes Cerimagic, membro del gruppo che porta avanti una campagna contro il progetto. “Il golf serve solo come scusa per un vero e proprio grande sviluppo immobiliare”, spiega.

L’IMPORTANZA DEL TURISMO. La Croazia si è separata dalla Jugoslavia nelle guerre degli anni ’90 e sta attraversando una dolorosa fase di transizione all’economica di mercato. Le privatizzazioni e la chiusura di fabbriche un tempo molto prospere ha portato a un livello alto di disoccupazione. L’economia si basa in gran parte sul turismo, che porta ogni anno un giro d’affari da 7 miliardi di euro. Il Paese, 4,2 milioni di abitanti, gode infatti di una costa spettacolare sull’Adriatico con diverse isole, che attirano molti visitatori soprattutto nel periodo estivo. Per il sindaco di Dubrovnik, Andro Vlahusic, il referendum di domani è un segno dello sviluppo democratico della Croazia. Ma spera che alla fine prevalga il ‘sì’. “Quell’area è stata trascurata per 15 secoli”, dice. In quel periodo ci sono stati due progetti di costruire nella zona: uno prevedeva la costruzione di una stazione ferroviaria e l’altro il complesso per il golf. “Fra la stazione e il golf – dice – molto meglio il golf”.

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