Newark (New Jersey, Usa), 3 mag. (LaPresse/AP) – Prima donna nella lista dei terroristi più ricercati dall’Fbi. Si tratta di Joanne Chesimard, sospettata di avere ucciso nel 1973 un poliziotto del New Jersey. Ad annunciarlo è stato il Federal Bureau. La ricompensa per la cattura e il rimpatrio della donna, che ora vive a Cuba sotto lo pseudonimo di Assata Shakur, è stata raddoppiata a due milioni di dollari, in occasione del 40esimo anniversario della sparatoria per cui è ricercata.
La donna “continua a fare sfoggio della propria libertà nonostante il suo orrendo crimine”, ha detto in conferenza stampa il colonnello Rick Fuentes, sovrintendente della polizia del New Jersey, che ha definito la questione “una ferita aperta” per gli agenti dello Stato e di tutti gli Usa. Chesimard, che militava nel Black liberation army (Bla), venne condannata nel 1973 per l’omicidio dell’agente Werner Foerster, avvenuto nel corso di un normale controllo stradale. L’agente e il suo collega fermarono l’auto su cui viaggiava Chesimard insieme a due amici. Subito scoppiò uno scontro a fuoco in cui i poliziotti restarono feriti. La donna, dopo avere preso l’arma di Foerster, gli sparò due volte alla testa mentre era a terra, uccidendolo.
Nel 1977 la donna fu condannata ma a novembre di due anni dopo evase dal carcere con l’aiuto di alcuni complici. Passò gli anni successivi nascondendosi in alcune case, due delle quali in New Jersey e in Pennsylvania, per poi ricomparire a Cuba nel 1984. Dall’isola caraibica la donna ha proseguito le sue campagne antiamericane con discorsi in cui ha parlato a favore della “rivoluzione e del terrorismo”, ha spiegato l’agente dell’Fbi Aaron Ford. “È una terrorista interna che ha ucciso un agente di polizia con una vera e propria esecuzione”, ha aggiunto Ford. “Anche se non possiamo riparare ai torti subiti in passato possiamo continuare e continueremo a portare avanti il corso della giustizia, non importa quanto tempo ci vorrà”, ha concluso.
Chesimard è una dei circa 10 americani in fuga che vivono a Cuba, molti dei quali hanno un passato in gruppi militanti statunitensi. Washington e L’Avana non hanno accordi per l’estradizione e negli ultimi 50 annile relazioni diplomatiche fra i due Paesi sono rimaste tiepide.
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