Cleveland (Ohio, Usa), 8 mag. (LaPresse/AP) – A due giorni dalla liberazione delle tre ragazze rapite dieci anni fa in circostanze diverse e trovate nella stessa casa di Cleveland, in Ohio, emergono nuovi dettagli sulla vicenda. Le ragazze (Gina DeJesus, 23 anni, Amanda Berry, 27 anni, e Michelle Knight, 32 anni) non sono ancora apparse in pubblico e hanno potuto riabbracciare le famiglie, mentre il proprietario della casa, Ariel Castro, 52 anni, e i suoi due fratelli Onil e Pedro (di 50 e 54 anni), rimangono in custodia delle autorità. Oltre alle donne, in casa è stata trovata una bambina di sei anni, figlia della Berry.
RAGAZZE SEGREGATE. I primi dettagli sulla prigionia emergono dal racconto del capo della polizia Michael McGrath. Intervistato da ‘Today’ della Nbc, McGrath spiega che nell’abitazione sono state rinvenute corde e catene. Le ragazze, aggiunge, erano tenute segregate e venivano “rilasciate nel cortile solo qualche volta ogni tanto”, tuttavia, considerate “le circostanze” le loro condizioni sono buone”. Intanto, i tre uomini arrestati “hanno iniziato a parlare”, spiega ancora McGrath che però non rivela se i tre abbiano confessato la propria responsabilità nel caso. Una decisione sulla formulazione delle accuse potrebbe venire presa nelle prossime ore.
CASTRO PARTECIPO’ A RICERCA SCOMPARSA. Tra gli elementi inquietanti emersi, secondo i racconti dei vicini, c’è che Ariel Castro partecipò dopo la scomparsa alle ricerche di Gina DeJesus, rapita nel 2004. L’uomo, racconta un amico della famiglia di nome Samad, sembrava scosso dalla sparizione nel nulla dell’allora 14enne Gina, e appena un anno fa, in occasione di una veglia organizzata dalla comunità locale, distribuì volantini e partecipò al ricordo collettivo. “Quando cercavamo Gina, lui ci ha aiutato a distribuire i volantini”, racconta Samad. Un altro residente, Antony Quiros, riferisce invece di aver partecipato alla veglia un anno fa e di aver visto Castro confortare la madre della ragazza.
CON LA BAMBINA AL PARCO. Castro era un uomo conosciuto nel quartiere. Circa una settimana fa, come testimonia il vicino di casa Israel Lugo, fu visto con una bambina al parco a giocare. “Gli ho chiesto chi fosse, e lui rispose che era la figlia della sua fidanzata”, racconta Lugo. Tito DeJesus, zio di Gina, negli ultimi vent’anni ha suonato insieme al sospetto. L’uomo riferisce di aver fatto visita alla casa di Cleveland, ma di non aver notato qualcosa di strano. Juan Perez, che vive a due case di distanza, descrive Castro come sempre felice e rispettoso. Un altro vicino, Francisco Cruz, ricorda tuttavia di essere stato proprio insieme a Castro il giorno in cui gli investigatori scavarono in un cortile in cerca delle ragazze. L’uomo ricorda che Castro gli disse: “Lì non troveranno nulla”.
FIGLIO DEL RAPITORE: CASA BLINDATA. Gli inquirenti si concentrano ora sulla casa del sequestro. Secondo quanto riferisce il figlio di Castro, Anthony, “la casa era sempre chiusa. C’erano posti dove non potevamo andare. C’erano lucchetti che chiudevano il seminterrato, lucchetti nel piano superiore, lucchetti nel garage”. Intervistato dal Daily Mail, Anthony riferisce che parlava con suo padre solo qualche volta all’anno e che raramente ha fatto visita alla casa. L’ultima volta che si è recato nell’abitazione di Cleveland, due settimane fa, il padre non lo ha fatto entrare. Qualche settimana dopo la scomparsa di Gina DeJesus, Anthony, che vive a Columbus, scrisse un articolo sul giornale della comunità di Cleveland sul caso. All’epoca era studente di giornalismo. “E’ impossibile dire qualcosa sul fatto che io dieci anni fa scrissi di questo, e ora vengo a scoprire che è una vicenda così vicina alla mia famiglia”, ha dichiarato l’uomo al giornale The Plain Dealer.
POLIZIA ANDO’ DUE VOLTE NELL’ABITAZIONE. Le indagini dovranno capire anche se la polizia non abbia sottovalutato alcune delle segnalazioni che negli anni i vicini hanno fatto sulla casa del sequestro. In due diverse occasioni, gli abitanti del quartiere chiamarono le autorità per segnalare episodi strani. Elsie Cintron, che vive a tre case di distanza da quella del rapitore, riferisce che alcuni anni fa sua figlia vide una donna nuda strisciare sulle ginocchia e le mani nel cortile, e chiamò la polizia. “Ma loro non presero il caso seriamente”, commenta la donna. L’altro vicino, Israel Lugo, riferisce invece di aver sentito bussare alle porte della casa nel novembre 2011. Gli ufficiali, spiega l’uomo, hanno bussato alla porta principale, ma nessuno rispose. “Hanno camminato lungo il lato della casa e quindi se ne sono andati”, racconta Lugo. Altri vicini dicono di aver visto in alcuni casi Ariel Castro camminare con una bambina in un vicino parco giochi. La Cintron vide un giorno la piccola guardare fuori dalla finestra al piano alto della casa. “Tutti nel quartiere hanno fatto quello che dovevano. Ma la polizia non ha fatto il suo lavoro”, commenta Lupe Collins, amico dei famigliari delle tre scomparse. Accuse che il capo della polizia Michael McGrath respinge. “Non abbiamo registrazioni delle chiamate (dei vicini, ndr) nei passati dieci anni”, ha affermato McGrath.
MADRE MICHELLE: PENSAVO FOSSE FUGGITA. Le ragazze liberate sono tenute al riparo da media e occhi indiscreti, ma intanto la madre di Michelle Knight, che non aveva un buon rapporto con la figlia prima della scomparsa, parla ai microfoni del programma ‘Today’ della Nbc. Michelle probabilmente “è arrabbiata con il mondo perché pensava che non sarebbe mai più stata trovata”, ma “spero di rivederla presto”, commenta la donna, Barbara Knight. Poco prima di essere rapita nel 2002, alla ragazza, allora ventenne, era stata tolta la custodia del figlio e la famiglia pensò che quando scomparve non si trattasse di un rapimento ma di un fuga. La madre, che non ha ancora parlato con la ragazza, confessa infatti di aver pensato che Michelle se ne fosse andata “perché era triste per il bambino”. La donna vorrebbe ora vedere presto la figlia e spera che possa tornare da lei in Florida, dove ora vive.
LA LIBERAZIONE. La vicenda ha avuto una svolta lunedì, quando una delle tre ragazze, Amanda, è riuscita a richiamare l’attenzione di un vicino di casa, bussando a una porta e cercando disperatamente di uscire da casa. La giovane è riuscita a uscire sfondando un vetro della porta. Quindi, dal telefono della casa vicina, ha chiamato la polizia e gli agenti sono arrivati sul posto poco dopo. “Sono Amanda Berry. Sono scomparsa 10 anni fa”, con queste parole la giovane si è presentata nella chiamata d’emergenza al 911. Secondo la polizia, le tre ragazze sono rimaste ininterrottamente in quella casa negli ultimi 10 anni, probabilmente legate; l’abitazione si trova vicino al luogo in cui tutte e tre sono scomparse.
LE SCOMPARSE. Amanda Berry era svanita nel nulla il 21 aprile del 2003, quando aveva 16 anni, dopo avere chiamato la sorella per dire che aveva accettato un passaggio per tornare a casa dal lavoro in un Burger King; di Gina DeJesus si erano perse le tracce circa un anno dopo, all’età di 14 anni, mentre tornava a casa da scuola; infine di Michelle Knight non si avevano notizie dal 2002 e ora ha 32 anni. La madre di Amanda, Louwana Miller, è morta a marzo del 2006 dopo avere trascorso gli ultimi tre anni di vita alla ricerca incessante della figlia.
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