Cleveland (Ohio), 10 mag. (LaPresse/AP) – Ben prima di aver rapito tre donne Ariel Castro aveva già terrorizzato la madre dei suoi bambini. Lo hanno dichiarato i parenti della donna, Grimilda Figueroa, che è morta dopo una lunga malattia l’anno scorso.
Secondo i parenti la donna aveva descritto Castro come un “mostro” che aveva abusato di lei. Una volta, ha riferito la sorella della Figueroa, Elida Caraballo (nella foto), Castro chiuse la compagna in una scatola di cartone, dicendole di rimanere dentro finché lui non le avrebbe detto di uscire. “Fu allora – ha raccontato la Caraballo, piangendo – che mi spaventai e corsi giù per le scale per chiamare i miei genitori”. I familiari hanno raccontato inoltre che negli anni Castro picchiò la donna diverse volte, buttandola giù dalle scale, rompendole il naso e slogandole una spalla.
L’uomo teneva la donna segregata nella sua casa, chiudendo le porte da dentro e vietandole di usare il telefono. Dopo averle detto di non uscire, ha raccontato la Caraballo, la controllava per vedere se avrebbe obbedito. “Andava giù per le scale, senza dirle che era a casa – ha riferito la donna – e la spiava. Controllava chi chiamasse e poi saliva sopra”.
Monica Stephens, ex nuora di Castro, sposò suo figlio nel 2004 e divorziò nel 2006. La donna ha riferito che l’ex marito le aveva raccontato di essere stato picchiato insieme alla madre da Castro. “Erano come ostaggi nella loro casa”, ha detto la Stephens. Per spaventare la moglie, Castro teneva nella casa un manichino con una parrucca nera. “Mi ha minacciato tante volte con questo manichino”, ha raccontato Angel Caraballo, un nipote del rapitore, che giocava spesso con i suoi cugini nella stessa casa in cui erano segregate le tre ragazze scomparse. “Mi diceva: ‘Se ti comporti male ancora una volta, andrai nell’altra stanza insieme al manichino'”. Una volta la Figueroa stava tornando a casa con la spesa e Castro saltò fuori dalla porta della casa con il manichino, spaventando la donna, la quale cadde per terra colpendo il pavimento con la testa, ha raccontato Elida Caraballo.
Nel 1996 Castrò picchiò la compagna per l’ultima volta, ha detto la Caraballo. Un giorno, dopo essere stata picchiata in maniera particolarmente violenta, la Figueroa corse fuori dalla casa con uno dei figli, gridando e chiedendo aiuto. “I vicini – ha aggiunto la Caraballo – attraversarono la strada per prenderla. Fu l’ultima volta che lei mise piede in quella casa”.
Intanto lo zio di Ariel Castro, Julio Castro, ha descritto una persona del tutto diversa. “Ovviamente è stato difficile accettarlo – dichiarato lo zio – Conoscevamo soltanto un Ariel, il mio dolce nipote. Era una persona dolce, felice, un musicista. Non avevamo la minima idea della seconda persona che c’era dentro di lui”.
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