Ankara (Turchia), 4 giu. (LaPresse/AP) – Non si placano in Turchia le proteste contro il governo del premier Recep Tayyip Erdogan, mentre nel quinto giorno di scontri arriva la notizia di un’altra vittima, che porterebbe quindi il totale a tre. Le manifestazioni, cominciate venerdì a Istanbul per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park previsto dal progetto di riammodernamento di piazza Taksim, si sono trasformate in cortei contro il governo a seguito della reazione violenta della polizia di venerdì mattina. Sullo sfondo comincia intanto a profilarsi la battaglia politica per le presidenziali del 2014, dove la sfida potrebbe giocarsi fra Erdogan e l’attuale presidente Abdullah Gul. Da una parte Erdogan, che mostra il pugno di ferro definendo le manifestazioni opera di estremisti e respingendo la richiesta di dimissioni, dall’altra Gul che si è mostrato più conciliante difendendo il diritto dei cittadini a manifestare in una democrazia.
LA TERZA VITTIMA A ANTAKYA. Un 22enne è morto nella notte ad Antakya, nel sud vicino al confine con la Siria, colpito da un proiettile che lo ha raggiunto alla testa. La notizia è ufficiale, data dal governo della provincia di Hatay, che ha tuttavia ipotizzato lo sparo sia stato esploso dai dimostranti stessi per infiammare le proteste. Il giovane, Abdullah Comert, è morto dopo essere stato trasportato nell’ospedale della città. Si tratterebbe della terza vittima negli scontri che proseguono da venerdì. Ieri è stata data notizia di altre due vittime. L’Associazione dei medici turchi ha confermato che un manifestante è deceduto dopo che un veicolo è piombato su un gruppo di dimostranti. Lo stesso gruppo fa sapere inoltre che ad Ankara ci sono otto feriti in condizioni critiche. Un dimostrante è stato dichiarato in stato di morte cerebrale dopo essere stato colpito alla testa da uno sparo esploso dalla polizia, ha detto il segretario della Fondazione per i diritti umani della Turchia, Metin Bakkalci, e l’incidente sarebbe avvenuto nella capitale turca.
SCONTRI IERI SERA A ISTANBUL. Dopo la calma apparente delle prime ore di ieri, nel pomeriggio sono ricominciati gli assembramenti nel centro di Istanbul e intorno alle 20 ora locale (le 19 in Italia) la polizia ha lanciato gas lacrimogeni e spray al peperoncino intervenendo contro i dimostranti che si erano radunati nel quartiere di Besiktas, lungo viale Dolmabahçe. A riportarlo è stato il quotidiano Hurriyet, che riferisce anche che i dimostranti che si trovavano a Gezi Park hanno avvertito gli effetti dei lacrimogeni anche se non si capiva da dove provenissero dal momento che in quel momento non c’erano agenti nel parco. Si sono verificati scontri anche ad Ankara, la capitale turca, dove intorno a mezzogiorno gli agenti hanno usato contro i manifestanti lacrimogeni e acqua pressurizzata. Molti anche i manifestanti che protestano da casa e, pur non scendendo in strada a gridare slogan, esprimono il loro dissenso facendo rumore con pentole e padelle.
ONG DENUNCIA MALTRATTAMENTI E TORTURE DA POLIZIA. E mentre gli scontri proseguono, su internet dilagano video amatoriali e fotografia che denunciano abusi e violenze compiuti dalla polizia. L’emittente Fox, per esempio, ha trasmesso un video in cui si vede la polizia che dice a un gruppo di persone nascoste dietro un palazzo di uscire, perché non accadrà loro nulla. Poco dopo, però, contro uno dei dimostranti viene sparato un candelotto di gas lacrimogeno. La Fondazione per i diritti umani della Turchia (Tihv), organizzazione non governativa che si occupa di documentare le violazioni di diritti umani nel Paese, denuncia che oltre mille manifestanti in Turchia avrebbero subìto da parte della polizia “maltrattamenti e torture”.
CASA BIANCA PREOCCUPATA DA USO ECCESSIVO FORZA. Gli Stati Uniti hanno sollevato preoccupazioni per l’uso eccessivo della forza. Prima il segretario di Stato Usa, John Kerry, parlando in conferenza stampa con l’omologo polacco ha detto che l’amministrazione Obama è “molto preoccupata” dall’uso eccessivo della forza da parte della polizia in Turchia e dal numero dei feriti nelle proteste. “Gli Stati Uniti supportano appieno la libertà di espressione e di assemblea, insieme al diritto delle persone di protestare pacificamente, perché questo è fondamentale per ogni democrazia”, ha aggiunto Kerry. Poco dopo in serata il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha ribadito la preoccupazione, invitando la Turchia a compiere un’indagine sugli eventi di questi giorni.
ERDOGAN: PROTESTE DI ESTREMISTI, NON MI DIMETTO. In un discorso tenuto ieri, Erdogan ha respinto le accuse di guidare un governo autoritario e ha sostenuto che le proteste siano opera di estremisti con “collegamenti interni ed esteri”. Poi il premier è partito per una visita di due giorni in Marocco, Algeria e Tunisia. Rispondendo poi a chi gli chiedeva di possibili analogie con la Primavera araba, Erdogan ha detto infastidito che “abbiamo già avuto una primavera in Turchia”, alludendo alle libere elezioni che si sono svolte nel Paese. Lui è infatti al potere dal 2003 dopo avere vinto tre elezioni. “C’è chi vuole trasformare la primavera in inverno”, ha detto Erdogan. In serata, parlando dal Marocco, il premier ha anche sminuito l’entità delle proteste dicendo che “ora la situazione è molto più calma e sembra prevalere la ragione”.
GUL: CITTADINI HANNO DIRITTO DI MANIFESTARE. Diverso l’approccio adottato dal presidente Gul, un tempo stretto alleato di Erdogan visto che i due facevano parte del gruppo che ha fondato il partito islamico Giustizia e sviluppo nel 2001. Gul ha difeso il diritto dei cittadini a manifestare, dicendo che “quando parliamo di democrazia, di certo il volere del popolo è prima di tutto. Ma la democrazia non significa solo elezioni”. Poi ha rassicurato i manifestanti: “le opinioni di quanti hanno buone intenzioni sono state lette, viste e annotate, il messaggio è stato ricevuto”, ha detto. I segnali di distacco tra Erdogan e Gul erano emersi già l’anno scorso, quando Erdogan aveva apertamente criticato Gul dicendo che la Turchia non può avere “un governo a due teste” visto che il presidente aveva invitato la polizia a fermare la repressione su alcune manifestazioni. Un sondaggio dello scorso anno indicava che alle presidenziali la maggioranza dei cittadini avrebbe appoggiato Gul piuttosto che Erdogan.
UNIVERSITA’ RINVIANO ESAMI. Diverse università della Turchia hanno annunciato il rinvio dell’ultima sessione di esami viste le proteste degli ultimi giorni. Anche in questo caso la reazione di Erdogan è stata dura, perché ha interpretato la decisione come un incoraggiamento agli studenti a partecipare ai cortei antigovernativi. Durante un’intervista andata in onda ieri in tv, il premier ha attaccato il rettore dell’università Koc di Istanbul, Umran Inan. Oltre all’università Koc, hanno annunciato il rinvio degli esami finali anche la Hacettepe e la ODTÜ di Ankara, e ancora l’università Özyegin, la Bogazici, la Istanbul Technical University, la Mimar Sinan University e la Galatasaray University. L’università Bahçesehir e la Yeditepe erano state fra le prime ad annunciare il rinvio.
SOTTO ACCUSA IL SILENZIO DEI MEDIA. Sui social network, in questi giorni, sono nel mirino i media turchi, accusati di fornire una scarsa copertura delle proteste per timore di dare fastidio al governo. Decine di persone oggi hanno protestato davanti agli uffici della televisione privata Ntv a Istanbul.
AD ATENE CORTEO A SOSTEGNO PROTESTA TURCHIA. Intanto ad Atene circa duemila manifestanti hanno tenuto una marcia pacifica a sostegno delle dimostrazioni antigovernative in corso in Turchia. ‘Grecia, Turchia, solidarietà’, cantavano le persone in corteo, la maggior parte delle quali erano sostenitori del Partito comunista greco Kke, che portavano diverse bandiere rosse. La marcia è partita dall’ambasciata della Turchia ed è arrivata fino al Parlamento greco, a piazza Syntagma.
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