Ankara (Turchia), 6 giu. (LaPresse/AP) – Continuano le tensioni in Turchia. Un poliziotto è morto dopo essere caduto in un sottopasso mentre stava contrastando le proteste nella città di Adana, mentre undici cittadini stranieri sono stati arrestati con l’accusa di aver alimentato le proteste di piazza degli ultimi giorni. Intanto ieri, la polizia è intervenuta nuovamente con lacrimogeni per disperdere i manfiestanti ad Ankara. E oggi c’è attesa per il rientro in patria del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, dopo un viaggio di quattro giorni in Nordafrica.
ARRESTI E TENSIONI. Secondo quando riporta il sito Radikal, gli stranieri fermati sono quattro statunitensi, due britannici, due iraniani, un indiano, un francese e un greco. Quattro sarebbero studenti in Turchia con il programma Erasmus. Intanto, la Human Rights Association, fa sapere che nella notte “diverse persone” sono state ricoverate dopo che la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti ad Ankara. Alcuni testimoni raccontano che gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni contro un gruppo di persone che stava riposandosi in una taverna in un vicolo. Sempre ieri, l’agenzia di stampa Dogan ha riferito che un gruppo di 15 persone che si erano radunate nella città settentrionale di Rize, sulle coste del mar Nero, è stato attaccato da da sostenitori del governo. Secondo la Human Rights Association, da venerdì scorso, quando sono scoppiati gli scontri, quasi mille persone sono rimaste ferite, e oltre 3.300 sono state arrestati.
POLIZIOTTO QUARTA VITTIMA. La morte del poliziotto nella città meridionale di Adana, deceduto in ospedale dopo essere caduto in un sottopasso mentre era all’inseguimento di manifestanti, porta a quattro il bilancio delle vittime di una settimana di disordini. In precedenza si sono registrati tre vittime tra i manifestanti: un 22enne ucciso ad Antakya, colpito probabilmente da un proiettile, una persona travolta da un’auto e un’altra di cui è stata dichiarata la morte cerebrale dopo che era stata colpita da un proiettile alla testa.
GOVERNO INVITA ALLA CALMA. Intanto il governo prova ad allentare le tensioni. Huseyin Celik, numero due del Partito per la giustizia e lo sviluppo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, che oggi rientrerà dopo un viaggio di quattro giorni in Nordafrica, fa sapere che l’esecutivo è vicino alle preoccupazioni dei cittadini laici protagonisti delle proteste ed è pronto a intraprendere passi per “eliminare” queste paure. Celik ha chiesto quindi ai sostenitori del partito di non manifestare in occasione del ritorno del premier nel Paese, per evitare tensioni.
DA GEZI PARK AL PAESE. Le manifestazioni sono cominciate a Istanbul il 27 maggio per impedire l’abbattimento di 600 alberi di Gezi Park previsto dal progetto di riammodernamento di piazza Taksim. Dopo un violento intervento della polizia per disperdere il sit-in, con lacrimogeni e cannoni ad acqua, tuttavia, il 31 maggio, le proteste si sono trasformate in cortei contro il governo e si sono estese a diverse città del Paese. Tra le principali, Ankara e Smirne.
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