Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), 7 giu. (LaPresse/AP) – Parlamento di Sarajevo sotto assedio per oltre mezza giornata. Circa 1.500 persone, tra deputati, dipendenti e ospiti stranieri, erano rimaste intrappolate all’interno dell’edificio, dopo che il palazzo era stato circondato ieri pomeriggio da tremila manifestanti che hanno formato una catena umana per protestare contro l’impasse della legge sui documenti d’identità. La protesta è finita intorno alle 4 del mattino con un intervento delle forze speciali della polizia; gli agenti hanno formato un cordone permettendo alle persone bloccate di uscire dal Parlamento. Successivamente i manifestanti si sono dispersi pacificamente dopo aver appreso che all’interno dell’edificio si trovavano circa 350 ospiti stranieri che partecipavano al meeting annuale del Fondo europeo per l’Europa sudorientale.

Gli organizzatori della protesta chiedono che il Parlamento approvi una nuova legge sui numeri di identificazione personale dopo che il provvedimento precedente è stato invalidato a febbraio scorso dalla Corte costituzionale. La decisione ha di fatto creato un vuoto legislativo a causa del quale i bambini nati da febbraio in poi non possono ricevere documenti di identità. La Corte aveva invalidato la legge dopo che funzionari della Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina avevano chiesto che il numero di identificazione personale contenesse un codice di riferimento alla regione in cui vive il cittadino. I deputati bosniaci musulmani e quelli croati vogliono invece che il codice venga attribuito in maniera casuale. Le proteste erano iniziate mercoledì, dopo che era emerso che una bimba di tre mesi gravemente malata non può essere trasferita all’estero per ricevere cure mediche urgenti perché non ha un passaporto. Ieri il sindaco di Sarajevo, Ivo Komsic, si era unito alla protesta affermando di essere lì “a nome dei più di 1.500 bambini della capitale che non possono ottenere i documenti”. I tassisti di Sarajevo hanno appoggiato la protesta, bloccando alcune strade intorno alla sede del Parlamento.

In risposta all’assedio il governo ha accettato di emettere documenti temporanei finché, entro sei mesi, non sarà approvata una legge sui nuovi numeri di identificazione personale. I manifestanti avevano tuttavia rifiutato di andarsene finché i deputati non avrebbero approvato una legge definitiva. Ieri sera i deputati serbo-bosniaci hanno detto di temere per la propria sicurezza, mentre alcuni dipendenti del Parlamento hanno cercato di fuggire attraverso le finestre, ma sono stati bloccati dai dimostranti che gridavano ‘Tornate al lavoro’.

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