Il Cairo (Egitto), 2 lug. (LaPresse/AP) – Il presidente egiziano respinge l’ultimatum di 48 ore lanciato dall’esercito, che ieri ha dato due giorni di tempo a Mohammed Morsi e ai suoi oppositori per raggiungere un accordo dicendo che altrimenti interverrà per promuovere una roadmap politica. Nella notte Barack Obama ha telefonato a Morsi, al quale ha detto che l’amministrazione statunitense “supporta una transizione democratica pacifica in Egitto”. E intanto, dopo le dimissioni di ieri di cinque ministri, ha lasciato l’incarico anche il titolare degli Esteri.
MORSI RESPINGE ULTIMATUM ESERCITO. Il no all’ultimatum delle forze armate è giunto con una nota diffusa dall’ufficio di Morsi dopo la mezzanotte. La presidenza afferma che avere uno “Stato moderno democratico” è stato uno dei principali traguardi della rivoluzione anti Mubarak e che “con tutte le sue forze l’Egitto non permetterà che si torni indietro”. Fa sapere inoltre che Morsi sta ancora rivedendo la dichiarazione dei militari, ma aggiunge che alcune parti “potrebbero provocare confusione nella complicata scena nazionale”. Nella dichiarazione di ieri l’esercito aveva sottolineato di avere una responsabilità nel trovare una soluzione perché la sicurezza nazionale dell’Egitto è in “grave pericolo”. Poco dopo avere lanciato l’ultimatum, le forze armate hanno rilasciato una nuova dichiarazione tramite la propria pagina Facebook, smentendo le voci secondo le quali si intendeva compiere un colpo di Stato. “L’ideologia e la cultura delle forze armate egiziane non permette il colpo di Stato militare”, si legge nella precisazione.
OBAMA CHIAMA MORSI: SERVE SOLUZIONE POLITICA. Nella notte Barack Obama ha chiamato Morsi, al quale ha detto che l’amministrazione statunitense “supporta una transizione democratica pacifica in Egitto”. Obama ha incoraggiato il presidente egiziano a rispondere alle preoccupazioni dei manifestanti, sottolineando che Washington non appoggia nessun singolo partito o gruppo. La Casa Bianca fa sapere ancora che il presidente Usa ha sottolineato che l’attuale crisi può essere risolta solo attraverso un processo politico, aggiungendo di essere particolarmente preoccupato per le violenze durante le manifestazioni, soprattutto per le aggressioni sessuali contro le donne.
SI DIMETTE IL MINISTRO DEGLI ESTERI. Intanto arriva un nuovo colpo per Morsi. Anche il ministro degli Esteri egiziano, Mohamed Kamel Amr, ha presentato le dimissioni. Ieri cinque ministri si erano dimessi a seguito delle proteste di piazza contro Morsi. A riportarlo era stata l’agenzia di stampa ufficiale Mena, spiegando che si tratta dei ministri di Comunicazioni, Affari legali, Ambiente, Turismo e Risorse idriche. Ha inoltre lasciato l’incarico Hassan el-Rifaai, il governatore della provincia strategica di Ismailia, sul canale di Suez.
PROTESTE CONTRO MORSI E SCONTRI. I cortei contro Mohammed Morsi vanno avanti da giorni e le manifestazioni più consistenti si sono tenute in tutto il Paese domenica, giorno scelto dall’opposizione per protestare in coincidenza con il primo anniversario dell’insediamento dello stesso Morsi alla presidenza. Al Cairo e in altre città sono scese in piazza milioni di persone e sono anche scoppiati scontri con i sostenitori del presidente e dei Fratelli musulmani. Il bilancio complessivo degli scontri di domenica e lunedì, stando alle cifre fornite dal ministero della Sanità, è di 16 morti e 781 feriti in tutto l’Egitto.
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