Il Cairo (Egitto), 3 lug. (LaPresse/AP) – E’ finita l’epoca di Mohammed Morsi. Dopo una nuova giornata di tensione, alle 21 l’esercito ha annunciato alla televisione di Stato che il rappresentante dei Fratelli musulmani non è più presidente dell’Egitto, che la Costituzione è stata sospesa e che presto sarà formato un nuovo governo. Ad assumere la presidenza ad interim, ha annunciato l’esercito, sarà il capo della Corte costituzionale.
SCADUTO ULTIMATUM. Nel pomeriggio era scaduto l’ultimatum imposto dall’esercito allo stesso Morsi e all’opposizione affinché trovassero una soluzione alla crisi in corso. Morsi ha ribadito a più riprese di non aver intenzione di dimettersi e ha sfidato l’esercito invitandolo a ritirare l’ultimatum. Ma i militari non hanno ceduto e hanno dapprima circondato la tv di Stato al Cairo con mezzi corazzati, entrando nella redazione. Quindi hanno emesso divieti di viaggio per Morsi e i leader dei Fratelli musulmani. Nei giorni scorsi, le forze armate avevano fatto sapere che, se l’accordo non fosse arrivato, avrebbero stilato una roadmap politica, impegnandosi a farla rispettare. L’opposizione ha incaricato il leader riformista e Premio Nobel per la pace, Mohamed ElBaradei, di rappresentarla nei negoziati.
MORSI: RESISTERE A GOLPE, NON MI DIMETTO. Nell’ultima presa di posizione a pochi minuti prima della scadenza dell’ultimatum, Morsi ha ribadito di vnon voler cedere. “Un errore che non può essere accettato, e lo dico come presidente di tutti gli egiziani, è schierarsi”, si legge nella nota, che poi prosegue: “La giustizia vuole che la voce delle masse di tutte le piazze venga ascoltata”. Secondo quanto riporta l’emittente al-Arabiya, un consigliere del presidente ha poi spiegato che Il messaggio di Morsi al popolo è di resistere al golpe in modo pacifico. Il capo di Stato, ha aggiunto l’uomo, continua a lavorare nella sede della Guardia repubblicana al Cairo. Ma non è chiaro se abbia la possibilità di muoversi o meno e se sia controllato dall’esercito.
DIVIETI DI VIAGGIO PER MORSI E VERTICI FRATELLI MUSULMANI. Intanto, però, divieti di viaggio sono state emessi nei confronti dello stesso Morsi, del capo dei Fratelli musulmani Mohammed Badie e del suo vice Khairat el-Shater. Secondo le fonti aeroportuali, la misura è legata alla fuga dal carcere di Morsi assieme a oltre 30 membri dei Fratelli musulmani durante la rivolta del 2011 contro l’allora presidente Hosni Mubarak. Funzionari della sicurezza all’aeroporto internazionale del Cairo spiegano che i controlli sui passeggeri sono stati rafforzati per garantire che i membri della formazione e di altri gruppi islamici non fuggano con l’aiuto di collaboratori tra i dipendenti dello scalo.
ESERCITO IN TV DI STATO. E sempre oggi, a poche ore dallo scadere dell’ultimatum, la sede della televisione di Stato egiziana, al Cairo, è stata circondata da veicoli corazzati dell’esercito, schierati intorno all’edificio. Gli ufficiali sono entrati nella redazione della tv e controllano le trasmissioni.
INCONTRO CAPO ESERCITO CON ELBARADEI E RELIGIOSI. Il leader riformista Mohamed ElBaradei, il gran imam della moschea e università islamica di Al-Azhar e il papa copto hanno incontrato il generale Abdel-Fattah el-Sissi, capo dell’esercito, che in precedenza aveva incontrato gli alti vertici militari. Il tema era la road map politica per l’Egitto. Lo ha annunciato Khaled Daoud, portavoce del Fronte di salvezza nazionale, principale partito di opposizione egiziano di cui ElBaradei è alla guida.
ALTRI 23 MORTI NELLA NOTTE. Sono 23 le persone morte e oltre 200 quelle ferite negli scontri di ieri sera e nella notte tra sostenitori e oppositori di Morsi, nel terzo giorno in cui milioni di persone sono scese nelle strade. La maggior parte di esse in un singolo episodio fuori dall’università del Cairo di Giza. Il numero è stato fornito da fonti ospedaliere e di sicurezza e porta così a 39 il bilancio dei morti negli scontri da domenica. Secondo il sito web ufficiale Al-Ahram le forze armate hanno schierato veicoli blindati nell’area.
MILIONI IN PIAZZA. Ieri milioni di persone sono scese in piazza per il terzo giorno consecutivo, riempiendo piazza Tahrir e zone circostanti ai due palazzi presidenziali della capitale, così come piazze di città di tutto il Paese. A scatenare ulteriormente le violenze è stato il discorso tenuto da Morsi in televisione, in cui ha promesso di non dimettersi e sfidato l’esercito. Uno degli slogan più scanditi dai suoi oppositori in piazza è stato: “Dimettiti, dimettiti”.
IL DISCORSO DI MORSI. Proteggerò la “legittimità costituzionale con la vita” e se l’esercito tenterà di destituirmi questa azione “si ritorcerà sui suoi perpetratori”. Così il presidente nel discorso televisivo di 46 minuti tenuto intorno alla mezzanotte. Ha sfidato l’ultimatum dell’esercito e accusato i lealisti di Hosni Mubarak di sfruttare le proteste per tentare di destituire il suo governo e attaccare la democrazia. “Non c’è sostituto alla legittimità”, ha detto alzando il pugno e colpendo il podio, aggiungendo che questa è “l’unica garanzia contro la violenza” e che non accetterà alcun diktat. Le sue parole di sfida evidenziano che i suoi Fratelli musulmani sono pronti a correre il rischio di dover affrontare l’esercito.
RIPERCUSSIONI ECONOMICHE. Le preoccupazioni per le tensioni politiche in corso nel Paese e per le possibili ripercussioni sulle forniture di greggio hanno fatto oltrepassare alle quotazioni del petrolio i cento dollari al barile, per la prima volta dal settembre 2012. Il Nymex è salito di 1,71 dollari a 101,32 dollari al barile, mentre il Brent è cresciuto di 1,45 dollari a 105,45 dollari al barile.
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