Gerusalemme, 9 lug. (LaPresse/AP) – A poco più di dieci anni dalla morte l’attivista statunitense Rachel Corrie, uccisa a Gaza da un bulldozer dell’esercito israeliano, torna a vivere in uno spettacolo in lingua ebraica per la prima volta rappresentato in teatro a Gerusalemme. La ragazza, all’epoca 24enne, membro dell’International Solidarity Movement, venne uccisa il 16 marzo 2003, mentre tentava di impedire che i mezzi israeliani abbattessero alcune case palestinesi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. E presto divenne simbolo internazionale della lotta contro la repressione. Molte delle aree in cui il gruppo di Rachel operava sono state dichiarate off-limit per i civili da parte dell’esercito di Tel Aviv.

L’opera, dal titolo ‘My Name is Rachel Corrie’ andò in scena per la prima volta a Londra nel 2005 e fin da subito suscitò critiche da parte dei filo-israeliani. Sembra che siano state proprio pressioni da parte di gruppi sostenitori del governo di Tel Aviv a portare alla cancellazione delle date in Florida e a Toronto. Ma ora è arrivata la versione in ebraico che ha debuttato brevemente a marzo in un festival di Tel Aviv. Domenica notte ha invece aperto al teatro Khan di Gerusalemme. Su entrambi i luoghi che hanno ospitato la performance sono piovute le critiche di alcuni politici che hanno minacciato di tagliare i fondi. Ma questo non ha bloccato i produttori, i quali sperano che la versione in ebraico possa stimolare una riflessione nella popolazione sulle attività israeliane nei territori occupati.

Israele, ha commentato Ari Remez, direttore dello spettacolo, “è luogo più naturale per tenere la rappresentazione. È il luogo più appropriato, dove il pubblico ha l’opportunità di chiedere a se stesso come conduce la propria vita e come la società in cui vive prende le decisioni”. Secondo Remez, la decisione di andare in scena anche a Gerusalemme, città considerata di mentalità più chiusa rispetto a Tel Aviv, può garantire che lo spettacolo raggiunga un pubblico più diversificato. L’opera, un monologo da 90 minuti, è stata scritta estrapolando sezioni dei diari, delle lettere e delle email dell’attivista, mentre si trovava a Gaza. A rappresentare la ragazza è l’attrice israeliana Sivane Kretchner, con indosso la kefiah palestinese.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata