Il Cairo (Egitto), 16 lug. (LaPresse/AP) – A poche ore da nuove violenze al Cairo, in cui sono morte almeno sette persone, in Egitto ha giurato il nuovo governo, il primo dalla destituzione di Mohammed Morsi. La cerimonia, andata in onda in diretta sulla tv di Stato, è avvenuta alla presenza del presidente ad interim, Adly Mansour. Il capo dell’esercito, il generale Abdel-Fattah el-Sissi, ha mantenuto il ruolo di ministro della Difesa che già ricopriva e ha giurato anche come primo vice premier. Era stato lui, lo scorso 3 luglio, ad annunciare alla televisione di Stato la destituzione di Morsi dalla presidenza. Il nuovo esecutivo, guidato dall’economista Hazem el-Beblawi, comprende anche tre donne e tre cristiani ma nessun islamista, dopo che i Fratelli musulmani hanno rifiutato di farne parte promettendo di continuare a protestare per riportare Morsi alla presidenza. Il ministero della Gioventù, inoltre, è stato affidato a un’icona del calcio egiziano. Il Gabinetto dovrà guidare il Paese attraverso il piano di transizione annunciato da Mansour la scorsa settimana, che prevede di emendare la Costituzione e andare poi a nuove elezioni parlamentari e presidenziali all’inizio del 2014.

33 MINISTRI, CAPO ESERCITO È VICEPREMIER. Il nuovo governo, escludendo il premier el-Beblawi, è composto da 33 ministri. Il capo dell’esercito el-Sissi, il generale che ha annunciato la destituzione di Morsi lo scorso 3 luglio, ha mantenuto il ruolo di ministro della Difesa che ricopriva già sotto la presidenza di Morsi e ha assunto anche l’incarico di vice premier, titolo aggiuntivo dato spesso anche in passato ai ministri della Difesa. Mantiene la sua posizione anche il ministro dell’Interno che era stato nominato da Morsi, Mohammed Ibrahim, che continuerà dunque a essere incaricato della polizia. A capo del ministero degli Esteri va invece Nabil Fahmy, che è stato ambasciatore negli Stati Uniti dal 1999 al 2008, mentre come ministro della Giustizia e per la Riconciliazione nazionale è stato scelto il giudice Mohammed el-Mahdi.

NEL GOVERNO ANCHE 3 DONNE E 3 CRISTIANI. Il primo esecutivo post Morsi comprende anche tre donne, alle quali sono stati affidati i ministeri di Informazione, Salute e Ambiente. Ci sono anche tre cristiani, uno dei quali è la donna scelta per guidare il dicastero dell’Ambiente, Laila Rashed Iskander. Nei decenni passati i governi egiziani hanno avuto al massimo due ministri donna.

MINISTRO GIOVENTU’ È STAR DEL CALCIO EGIZIANO. Tra i nuovi ministri dell’esecutivo figura inoltre un’icona del calcio egiziano, Taher Abu Zeid, ex centrocampista della squadra el-Ahly del Cairo e giocatore in nazionale negli anni ’80, al quale è stato affidato il ministero della Gioventù. Giocava in nazionale quando l’Egitto vinse al Cairo la Coppa d’Africa nel 1986.

NESSUN ISLAMISTA NEL GOVERNO. Il Gabinetto non comprende alcun rappresentante di partiti islamisti. Il portavoce di Mansour aveva detto che sarebbero stati offerti incarichi ai Fratelli musulmani, ma il gruppo si è rifiutato di partecipare al processo politico sostenuto dall’esercito e ha promesso invece di continuare a protestare per chiedere che Morsi torni al potere come presidente. I pro Morsi accusano infatti le forze armate di avere portato a termine un colpo di Stato che ha distrutto la democrazia in Egitto. Sono invece entrati nel governo almeno tre alti rappresentanti del Fronte di salvezza nazionale, il principale raggruppamento dell’opposizione durante il mandato presidenziale di Morsi. Il vice primo ministro incaricato della cooperazione internazionale per esempio, Ziad Bahaa-Eldin, è un membro del partito socialdemocratico, che fa parte del Fronte di salvezza nazionale. Uno dei principali leader del Fronte, Mohamed ElBaradei, era già stato scelto come vice presidente di Mansour.

IL PIANO DI TRANSIZIONE DI MANSOUR. Il nuovo governo dovrà condurre l’Egitto attraverso le scadenze fissate dal piano di transizione presentato la scorsa settimana da Mansour. Si tratta di una tabella di marcia di sette mesi stabilita per decreto, secondo la quale Mansour nominerà due commissioni, che dovranno lavorare sugli emendamenti alla Costituzione approvata durante il mandato di Morsi. Un referendum sulla Carta si terrà entro quattro mesi e sarà seguito dalle elezioni legislative verso metà febbraio. Una volta che il Parlamento si sarà riunito, avrà una settimana per fissare le elezioni presidenziali.

LE VIOLENZE DI STANOTTE. Il giuramento del nuovo governo è giunto solo poche ore dopo nuovi scontri al Cairo fra la polizia e i sostenitori di Morsi, in cui sono morti sette manifestanti e 261 persone sono rimaste ferite. Si tratta del peggiore episodio di violenza di piazza da lunedì 8 luglio, quando l’esercito sparò davanti alla sede della Guardia repubblicana e morirono oltre 50 persone, sopprattutto sostenitori di Morsi. Gli scontri sono scoppiati ieri dopo il tramonto durante una manifestazione di pro Morsi e si sono poi protratti fino alla mattina, la polizia è intervenuta lanciando lacrimogeni sui dimostranti, che a loro volta hanno bruciato copertoni, lanciato sassi e bloccato il traffico di una delle strade principali della capitale. Secondo l’agenzia di stampa di Stato Mena, 401 persone sono state arrestate e negli scontri sarebbero anche rimasti feriti 17 poliziotti. I Fratelli musulmani denunciano anche l’utilizzo di fucili a pallini e proiettili veri da parte della polizia.

LA VISITA DELL’INVIATO USA. L’insediamento del nuovo governo giunge inoltre poche ore dopo che l’inviato degli Stati Uniti, il vice segretario di Stato William Burns ha concluso un round di colloqui con i leader ad interim egiziani, nel corso dei quali aveva invitato a includere i Fratelli musulmani nel nuovo esecutivo. Burns ha incontrato ieri Mansour, el-Beblawi ed el-Sissi. Inoltre secondo quanto ha riferito il portavoce del dipartimento di Stato, Patrick Ventrell, il vice di John Kerry ha anche parlato al telefono con un rappresentante della Fratellanza, del quale però il portavoce si è rifiutato di fornire l’identità.

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