Zaatari (Giordania), 18 lug. (LaPresse/AP) – Il segretario di Stato americano John Kerry ha visitato il campo per rifugiati siriani di Zaatari, in Giordania. Kerry è in visita nel Paese nell’ambito del suo sesto viaggio in Medioriente da quando ha assunto l’incarico, nel tentativo di fare ripartire i negoziati fra israeliani e palestinesi. Il capo della diplomazia statunitense ha raggiunto a bordo di un aereo il campo, che si trova a nord di Amman e poco distante dal confine con la Siria, e qui ha ascoltato i racconti dei cittadini fuggiti dal conflitto. Il campo di Zaatari ospita 105mila persone e costituisce dunque la quarta città più grande della Giordania. Nel Paese vivono ora oltre mezzo milione di rifugiati siriani. Anche Turchia e Libano ospitano centinaia di migliaia di cittadini in fuga dalla Siria.

Ad accompagnare Kerry nella sua visita c’era il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh. Il segretario ha visitato solo la zona amministrativa del campo senza recarsi nelle zone abitate dai rifugiati, per motivi di sicurezza. Nella sua visita ha però incontrato sei persone fuggite dalla Siria, che hanno chiesto che gli Usa facciano di più militarmente per aiutare l’opposizione. Nel corso dei 40 minuti di colloqui fra Kerry e i rifugiati, questi hanno espresso la loro rabbia per quella che hanno definito l’inazione e l’indifferenza di parte della comunità internazionale. “Vi imploriamo di allestire una no-fly zone”, ha detto il rifugiato Jamalat Abu al-Hariri, fuggito da Daraa. La sua supplica è stata ribadita anche dagli altri cinque presenti all’incontro. “Al momento sono al vaglio numerose opzioni”, ha risposto Kerry, aggiungendo che “come sapete abbiamo combattuto due guerre per 12 anni, stiamo cercando di aiutarvi in vari modi, anche aiutando i ribelli a procurarsi armi. Stiamo facendo nuove cose, al momento stiamo considerando l’istituzione di zone cuscinetto e altre opzioni, ma non è così semplice come sembra”.

Un’altra rifugiata, che ha chiesto di restare anonima per timore di rappresaglie, ha lanciato un allarme: “Signor segretario, se la situazione resta immutata fino alla fine del Ramadan questo campo si svuoterà, torneremo in Siria e combatteremo anche solo con i coltelli”. “Voi in quanto governo statunitense guardate a Israele con rispetto, non potete fare lo stesso con la Siria?”, ha poi chiesto. Dopo gli incontri Kerry ha detto alla stampa di comprendere le preoccupazioni dei rifugiati, ma ha aggiunto che gli Usa sono i principali donatori di aiuti umanitari per il popolo siriano, sia all’interno del Paese sia nei campi rifugiati. “Penso che siano frustrati e arrabbiati con il mondo perché esso non si fa avanti a difenderli”, ha detto il segretario. “Se fossi nei loro panni cercherei aiuto ovunque possa trovarlo. Condivido la loro passione e frustrazione per le difficoltà che affrontano giorno dopo giorno”, ha concluso.

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