Gerusalemme, 23 lug. (LaPresse/AP) – Il Parlamento israeliano potrebbe votare già la prossima settimana sulla legge che imporrebbe un referendum nazionale da tenersi in caso di accordo di pace con i palestinesi. Lo fa sapere Michal Gerstner, portavoce del partito Likud del premier Benjamin Netanayhu. Israele ha già una legge sul referendum nel caso in cui il governo decida di cedere terreni sotto la sovranità nazionale, comprese parti di Gerusalemme Est. Quest’ultima è stata annessa al Paese dopo la Guerra dei sei giorni, nel 1967, ed è rivendicata dai palestinesi come capitale del proprio Stato.

Ieri Netanyahu ha fatto sapere che avanzerà presto la proposta al Gabinetto e al Parlamento, definendo la consultazione popolare utile a evitare una spaccatura nella società israeliana. “Ogni accordo che non viene approvato dalla popolazione – ha aggiunto – non è degno di essere firmato”. Secondo i sondaggi, la maggioranza degli israeliani sostiene la nascita di uno Stato palestinese al fianco di Israele. Ma molti si oppongono a questa ipotesi con forza. Divisi anche i politici. Il partito Focolare ebraico, filo-coloni e alleato di governo di Netanyhau, si è detto favorevole alla consultazione popolare. L’altro alleato, il centrista Yesh Atid, è propenso ma ha fatto spere che sta ancora valutando la proposta. Contrario invece il capo negoziatore con i palestinesi, la ministra della Giustizia Tzipi Livni, secondo la quale una decisione simile dovrebbe essere lasciata ai leader democraticamente eletti.

Sempre ieri anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha ribadito, come già detto in passato, di avere in programma un referendum sull’eventuale accordo di pace. Quattro giorni fa, dopo un nuovo viaggio in Medioriente, il segretario di Stato Usa John Kerry ha fatto sapere che sono stati fatti progressi verso una ripresa del dialogo di pace e ha invitato i negoziatori a Washington per colloqui preliminari nei prossimi giorni o settimane.

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