Il Cairo (Egitto), 14 ago. (LaPresse/AP) – È caos in Egitto. Dopo i raid simultanei lanciati in mattinata dalle forze di sicurezza per sgomberare i sit-in dei sostenitori di Mohammed Morsi al Cairo, vere e proprie battaglie di strada sono scoppiate per le strade della capitale e in altre città del Paese. L’ultimo bilancio ufficiale è di 278 morti e 2.001 feriti, soprattutto fra i civili. Vittime anche fra i giornalisti. Tre reporter sono rimasti uccisi: si tratta di un cameraman di Sky News, di una giornalista del gruppo Gulf News e di un reporter del quotidiano di Stato egiziano Al-Akhbar. Numerosi anche i giornalisti feriti, tra cui un fotografo di AP e una fotografa di Reuters. La presidenza dell’Egitto ha dichiarato lo stato di emergenza per un mese e il governo ha imposto, sempre per un mese, il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina al Cairo e in 10 province. A seguito di questi annunci, nel pomeriggio, il premio Nobel Mohammed ElBaradei si è dimesso da vice presidente.
GLI SGOMBERI DEI SIT-IN PRO MORSI. Le operazioni della polizia sono cominciate stamattina intorno alle 7. Gli agenti sono intervenuti con veicoli blindati, bulldozer ed elicotteri nei due principali accampamenti dei pro-Morsi al Cairo: quello più piccolo, vicino all’università, e quello principale vicino alla moschea di Rabaah al-Adawiya. Il primo è stato sgomberato dopo poche ore; del secondo invece, nella zona orientale di Nasr City e considerato l’epicentro delle manifestazioni pro Morsi, la polizia ha preso il controllo solo nel pomeriggio. I soldati dell’esercito non hanno partecipato alle due operazioni di sgombero, ma il loro intervento è stato limitato a garantire sicurezza. Elicotteri di polizia ed esercito hanno sorvolato entrambi i siti. I raid di oggi giungono dopo giorni di avvertimenti da parte dell’amministrazione egiziana ad interim che ha sostituito Morsi dopo il colpo di Stato del 3 luglio scorso.
Molti dei manifestanti sgomberati dall’accampamento più piccolo si sono rifugiati nel vicino giardino botanico di Orman del campus universitario e allo zoo. Un reporter di Associated Press sul posto riferisce che le forze di sicurezza hanno dato la caccia ai dimostranti anche dentro lo zoo. A un certo punto decine di manifestanti, la maggior parte dei quali uomini con la barba che indossavano il tradizionale abito islamico, sono stati visti in manette e seduti su un marciapiede sotto sorveglianza davanti al campus. L’emittente privata Ontv ha mostrato invece le immagini di armi e munizioni presumibilmente sequestrate ai manifestanti. Il gruppo pro Morsi Alleanza anti-colpo di Stato ha accusato le forze di sicurezza di avere utilizzato munizioni vere ma il ministero dell’Interno, dal quale dipende la polizia, ha smentito affermando che gli agenti hanno usato solo gas lacrimogeni e che sono stati raggiunti dal fuoco aperto dall’accampamento.
LE VITTIME. L’ultimo bilancio ufficiale, diffuso dal ministero della Salute, è di 278 morti e 2.001 feriti. La maggior parte, precisamente 235, sono civili, mentre 43 sono poliziotti. Della morte dei 43 poliziotti aveva già riferito il ministro dell’Interno, Mohammed Ibrahim. Fonti dei Fratelli musulmani hanno parlato invece di 500 morti Si tratta della giornata con più vittime nel Paese dall’inizio della rivoluzione del 2011 contro Hosni Mubarak.
UCCISI TRE GIORNALISTI, MOLTI REPORTER FERITI. Negli scontri di oggi al Cairo sono rimasti uccisi tre giornalisti e molti sono i reporter feriti. Sono morti un cameraman di Sky News, il 61enne Mick Deane, e una giovane reporter del gruppo Gulf News, la 26enne Habiba Ahmad Abd Elaziz, che però non era in servizio. La terza vittima è un giornalista egiziano che scriveva per il quotidiano di Stato egiziano Al Akhbar, Ahmed Abdel Gawad, ucciso mentre seguiva per lavoro la repressione del sit-in pro Morsi nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya al Cairo.
Numerosi inoltre i giornalisti rimasti feriti, tra cui un fotografo di Associated Press, raggiunto da dietro al collo da due colpi di fucile a pallini mentre era al lavoro durante gli scontri nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya, e una fotografa di Reuters, Asmaa Waguih, raggiunta da un colpo di arma da fuoco alla gamba. Nessuno dei due è in pericolo di vita. Diversi i giornalisti egiziani feriti, come riferisce Reporter senza frontiere. Fra loro il giornalista egiziano Tarek Abbas, che lavora per il quotidiano Al-Watan ed è stato ferito a colpi d’arma da fuoco a un occhio e a una gamba; e il fotografo Ahmad Najjar, colpito a un braccio e costretto da alcuni pro Morsi a consegnare la sua videocamera. Infine Rsf riporta che il fotografo Iman Hilal, del quotidiano egiziano Al-Masry Al-Youm, è stato minacciato con un coltello da sostenitori di Morsi e costretto a consegnare la memory card della sua videocamera.
COPRIFUOCO E DIMISSIONI ELBARADEI. A seguito delle violenze il presidente ad interim, Adly Mansour, ha dichiarato lo stato d’emergenza per un mese e il governo ha imposto il coprifuoco dalle 19 alle sei di mattina, sempre per un mese. Dopo gli annunci il vice presidente Mohamed ElBaradei, premio Nobel per la Pace, ha rassegnato le dimissioni. Nella lettera di dimissioni inviata al presidente, di cui Associated Press ha una copia, ElBaradei spiega di avere preso la sua decisione perché non si sente pronto a essere ritenuto responsabile di nemmeno “una singola goccia di sangue” e avverte che la violenza porterà altre violenze. La situazione in Egitto, ha aggiunto ElBaradei nella lettera, è ora più polarizzata di quanto non fosse quando lui ha assunto l’incarico il mese scorso.
USA CONTRARI A STATO D’EMERGENZA. Intanto gli Stati Uniti hanno fatto sentire la propria voce, facendo sapere che si oppongono fermamente all’imposizione dello stato d’emergenza in Egitto e questo dovrebbe essere revocato al più presto. A dirlo è stato il segretario di Stato americano in persona, John Kerry, che ha definito le violenze deplorevoli, affermando che costituiscono un “grave colpo” agli sforzi di riconciliazione e che si contrappongono alle aspirazioni di pace dell’Egitto.
FARNESINA: VIAGGI SOLO NEI RESORT. A seguito dei violenti scontri, la Farnesina sconcisglia intanto i viaggi in Egitto con destinazioni diverse dai resorts situati nelle località turistiche del Mar Rosso (Sharm el Sheikh, Marsa Alam, Berenice e Hurgada) e in quelle della costa nord (Marsa Mathrou, El Alamein). Qui, al momento, spiega il ministero degli Esteri, non si registrano incidenti, anche se, in ragione del continuo evolvere degli eventi non sono da escludere azioni dimostrative legate alla situazione di generale instabilità del Paese. Si suggerisce fortemente di evitare escursioni fuori dalle mete turistiche e in particolare nelle città, prosegue la Farnesina, ricordando che lo stato di emergenza e il coprifuoco potrebbero comunque creare disagi anche nelle suddette località turistiche. “A causa della presenza di un quadro di sicurezza altamente precario in Nord Sinai – precisa ancora il ministero – si sconsigliano viaggi e spostamenti in tale regione”.
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