Il Cairo (Egitto), 14 ago. (LaPresse/AP) – Le forze di sicurezza egiziane hanno dato il via questa mattina al Cairo alle operazioni di sgombero dei sit in dei sostenitori dell’ex presidente egiziano Mohammed Morsi. Mentre disordini sono scoppiati anche in altre aree del Paese, circolano bilanci molto contrastanti. Il braccio politico dei Fratelli musulmani ha dichiarato che più di 500 persone sono rimaste uccise e circa 9mila persone ferite. L’ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute parla invecedi 278 morti e 2.001 feriti negli scontri in tutto il Paese. Intanto la presidenza dell’Egitto ha dichiarato lo stato di emergenza per un mese e il governo ha imposto, sempre per un mese, il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina al Cairo e in 10 province. Il premio Nobel Mohammed ElBaradei si è dimesso da vice presidente. Negli scontri al Cairo sono rimasti uccisi due giornalisti: un cameraman di Sky News, il 61enne Mick Deane, e una giovane reporter di Gulf News, la 26enne Habiba Ahmad Abd Elaziz. Tra i feriti ci sono un fotografo di Associated Press e una fotoreporter dell’agenzia Reuters.
GLI SGOMBERI. Le operazioni sono cominciate simultaneamente nell’accampamento di Nasr City e in quello fuori dal campus dell’università del Cairo a Giza intorno alle 7 ora locale. Le truppe dell’esercito non hanno preso parte alle due operazioni di sgombero, ma hanno fornito un servizio di sicurezza sul posto. Elicotteri di polizia ed esercito hanno sorvolato entrambe le zone di sgombero, mentre colonne di fumo si elevavano dal terreno ore dopo le azioni della polizia. Il più piccolo dei due accampamenti dei sostenitori pro Morsi è stato sgomberato dalla polizia. La maggior parte dei manifestanti si è rifugiato nei vicini giardini botanici Orman e dentro il campus dell’università del Cairo. Un giornalista di Associated Press presente agli sconti del Cairo ha visto agenti delle forze di sicurezza che inseguivano i dimostranti nello zoo della città. La polizia ha fatto irruzione nel campo più grande dei dimostranti, nel distretto di Nasr City a est del Cairo, e si è poi diretta alla moschea usata come centro principale del sit-in. Il ministero dell’Interno in un comunicato aveva avvertito che le forze di sicurezza avrebbero agito con fermezza nei confronti dei dimostranti che si sarebbero comportati “irresponsabilmente”, lasciando intendere che gli agenti avrebbero a tono nel caso i cui venisse aperto il fuoco contro di loro. Il ministero aveva tuttavia assicurato che avrebbe garantito un salvacondotto a tutti coloro che volessero lasciare il sito di Nasr City, aggiungendo però che i ricercati per essere interrogati sarebbero stati arrestati.
I BILANCI. Il ministero della Salute ha fornito un bilancio di 278 morti e 2.001 feriti per gli scontri in tutto il Paese. In precedenza il braccio politico dei Fratelli musulmani aveva dichiarato che più di 500 persone sono rimaste uccise e circa 9mila persone ferite. Non ci sono conferme ufficiali dei dati del gruppo di islamisti. Nulla nei filmati di Associated Press o delle reti tv locali suggerisce un bilancio dei morti così alto. Mohammed el- Beltagy, uno dei leader dei Fratelli musulmani, ha dichiarato che il bilancio dei morti è di più di 300 persone. El-Beltagy ha chiesto alla polizia e ai soldati dell’esercito di ammutinarsi contro i loro comandanti, e agli egiziani di scendere in strada per mostrare la loro disapprovazione contro i raid sui sit in. Le autorità ritengono che molti leader dei Fratelli musulmani si trovino all’interno della moschea.
MORTI 2 GIORNALISTI, FERITI FOTOGRAFI DI AP E REUTERS. Due i giornalisti morti negli scontri. Il cameraman di Sky News Mick Deane è rimasto ucciso dai proiettili mentre seguiva i violenti sgomberi dei campi di protesta al Cairo. E’ stato medicato sul posto ma è morto poco dopo a causa delle ferite riportate, mentre il resto della troupe di Sky News è rimasto illeso. Morta anche una giornalista di 26 anni, Habiba Ahmad Abd Elaziz, uccisa a colpi d’arma da fuoco vicino alla moschea di Rabaah al-Adawiya, al Cairo, mentre le forze di sicurezza dell’Egitto sgomberavano i campi di protesta dei sostenitori di Morsi. Si tratta di una reporter di XPRESS, del gruppo del quotidiano degli Emirati arabi uniti Gulf News, e a riferirlo sul suo sito è proprio Gulf News, che fa sapere che la notizia è stata confermata dalla sorella della giornalista, Arwa Ramadan. Il quotidiano fa sapere che la giovane aveva preso un anno di aspettativa e non stava seguendo le proteste per conto di XPRESS.
Inoltre sono rimasti feriti altri due giornalisti: un fotografo di Associated Press e una fotografa di Reuters. Il fotografo di AP è stato raggiunto da dietro al collo da due colpi di fucile a pallini mentre era al lavoro durante gli scontri nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya al Cairo. Lo riferisce il responsabile per le foto di AP in Medioriente, Manoocher Deghati, aggiungendo che il fotografo è stato curato e successivamente è tornato al lavoro. Sempre oggi è rimasta ferita in Egitto anche una fotoreporter dell’agenzia di stampa Reuters, Asmaa Waguih. A confermarlo è la stessa Reuters, che fa sapere che la giornalista è stata raggiunta da un colpo di arma da fuoco alla gamba, precisando che non è in pericolo di vita.
I FRATELLI MUSULMANI. “Il mondo non può stare a guardare mentre uomini, donne e bambini innocenti vengono massacrati indiscriminatamente. Il mondo deve resistere ai crimini della giunta militare prima che sia troppo tardi”, si legge in un comunicato dell’ufficio media dei Fratelli musulmani, inviato ad Associated Press al Cairo dalla sede londinese del gruppo egiziano. Islam Tawfiq, uno dei dimostranti del sit-in a Nasr city, ha dichiarato che il centro medico del campo è pieno di cadaveri e che fra i feriti ci sono dei bambini. “Nessuno può andare via e quelli che ci provano vengono arrestati o picchiati”, ha inoltre dichiarato ad Associated Press.
GLI SCONTRI. Violenze sono scoppiate in varie aree del Paese, con stazioni di polizia, palazzi del governo e chiese attaccati o dati alle fiamme. Scontri sono stati registrati su una strada di Mohandiseen, distretto di lusso del Cairo, quando alcuni dimostranti pro-Morsi hanno sparato sulle auto in transito e sui pedoni. La polizia è intervenuta lanciando gas lacrimogeni. La polizia ha fatto ricorso ai lacrimogeni anche in altre zone della capitale, per disperdere i sostenitori di Morsi che volevano unirsi al sit-in di Nasr City dopo che lì sono iniziate le azioni delle autorità. La tv di Stato egiziana riporta che un capitano di polizia sarebbe stato sequestrato dai dimostranti pro-Morsi vicino al campo di Nasr City. A Bani Suef, a sud del Cairo, i dimostranti hanno dato alle fiamme tre auto della polizia. Ad Assiut, roccaforte islamista sempre a sud della capitale, la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere le migliaia di manifestanti che si erano riuniti nel centro città. La Banca Centrale Egiziana ha dato istruzione alle banche commerciali di chiudere le filiali nelle aree del Paese colpite dai disordini. Nelle tre province del sud Minya, Assiut and Sohag chiese appartenenti alla minoranza cristiana copta sono state date alle fiamme. Altri scontri sono scoppiati tra sostenitori dell’ex presidente egiziano Mohammed Morsi e le forze di sicurezza ad Alessandria, nelle province del Delta del Nilo di Beheira, Sharqiya e Gharbiyah e nella regione oasi di Fayoum.
L’AMBASCIATA ITALIANA: EVITARE ASSEMBRAMENTI. L’ambasciata italiana al Cairo ha invitato ” i connazionali a tenersi lontani da assembramenti e limitare spostamenti” in Egitto.L’ambasciata lo ha comunicato attraverso il suo account twitter ufficiale, aggiungendo i contatti. Sull’account si legge “Siamo sempre raggiungibili 0227943194/5”.
STATO D’EMERGENZA E COPRIFUOCO PER UN MESE. La presidenza dell’Egitto ha dichiarato lo stato di emergenza per un mese in tutto il Paese. Una dichiarazione dell’ufficio del presidente ad interim Adly Mansour ha reso noto che lo stato di emergenza ha effetto dalle 16 di oggi (ora locale). Non ha fornito altri dettagli ma ha dichiarato che Mansour ha anche ordinato alle forze armate di sostenere la polizia nei loro sforzi di restaurare il diritto e l’ordine e proteggere le strutture dello Stato. Poco dopo il governo egiziano ha imposto il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina, sempre per un mese. Il coprifuoco notturno interesserà, oltre al Cairo, 10 province del sud dell’Egitto, in cui i sostenitori di Morsi sono forti, tra cui Bani Suef, Assiut e Minya. In queste tre province sono state oggetto di attacco anche alcune chiese cristiane.
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