Egitto, oltre 600 morti, centinaia di corpi in moschea. Obama condanna, riunione all’Onu

Il Cairo (Egitto), 15 ago. (LaPresse/AP) – Si contano le vittime in Egitto un giorno dopo il bagno di sangue scatenato dai raid della polizia per sgomberare i sit-in pro Morsi al Cairo. Ma intanto non si fermano le violenze: due sedi del governo di Giza, città vicino alla capitale e nota per le piramidi, sono state date alle fiamme e proseguono gli attacchi a chiese e monasteri. Il ministero dell’Interno ha autorizzato la polizia a sparare d’ora in poi per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi. Fonti discordanti sul bilancio delle vittime di ieri: ci sarebbero 638morti e 3.994 i feriti secondo il ministero della Salute, mentre i Fratelli musulmani parlano di 4.500 morti. Decine di corpi senza vita sono stati trovati ammassati dentro la moschea di el-Iman, vicino al campo pro Morsi di Nasr City, e oggi sono cominciati i primi funerali. Intanto da Martha’s Vineyard, dove si trova in vacanza, Barack Obama è intervenuto sull’Egitto e ha annunciato la cancellazione delle esercitazioni militari congiunte Bright Star di metà settembre. “Confermiamo il nostro impegno per l’Egitto e il suo popolo, ma non può continuare l’uccisione di civili per strada”, ha detto Obama condannando le violenze. Reazione dura anche da parte del ministro Emma Bonino, che ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore egiziano e ha definito la repressione di ieri “brutale e inaccettabile”.

Intanto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha annunciato che stasera si riunirà per un briefing di emergenza sugli sviluppi della situazione. Il vice segretario generale Onu, Jan Eliasson, informerà il Consiglio a porte chiuse alle 17.30 ora di New York, le 23.30 ora italiana. Alcuni diplomatici, coperti dall’anonimato, fanno sapere che non si aspettano che il Consiglio emetta una dichiarazione o adotti una risoluzione.

IL BILANCIO DELLE VITTIME. Stando all’ultimo bilancio ufficiale, diffuso dal ministero della Sanità, i morti di ieri sarebbero 638 e i feriti 3.994. Inoltre 202 dei 525 sarebbero rimasti uccisi nello sgombero del più grande degli accampamenti pro Morsi, quello vicino alla moschea di Rabaah al-Adawiya, nel distretto orientale di Nasr City al Cairo. Diverse le cifre fornite dai Fratelli musulmani: il portavoce della Fratellanza, Gehad El-Haddad, sul suo profilo Twitter parla di 4.500 morti, mentre altri funzionari del gruppo islamista riferiscono di 2.600 morti e circa 10mila feriti.

SGOMBERI E SCONTRI DI IERI. Gli scontri di ieri sono scoppiati al Cairo e in altre città del Paese dopo i raid simultanei lanciati in mattinata dalle forze di sicurezza per sgomberare i sit-in dei sostenitori di Morsi, uno più piccolo vicino all’università e il principale nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya. La polizia è stata accusata di avere sparato proiettili veri. La presidenza dell’Egitto ha dichiarato lo stato di emergenza per un mese e il governo ha imposto, sempre per un mese, il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina al Cairo e in 10 province. A seguito di questi annunci, nel pomeriggio di ieri, il premio Nobel Mohammed ElBaradei si è dimesso da vice presidente. Vittime sono state registrate anche fra i giornalisti. Tre reporter sono rimasti uccisi: si tratta di un cameraman di Sky News, di una giornalista del gruppo Gulf News e di un reporter del quotidiano di Stato egiziano Al-Akhbar. Numerosi anche i giornalisti feriti, tra cui un fotografo di AP e una fotografa di Reuters.

CORPI AMMASSATI IN UNA MOSCHEA. In una moschea del Cairo sono ammassati decine di corpi. Si tratta della moschea di el-Iman, vicino al campo pro Morsi di Nasr City. Qui un giornalista di Associated Press ha visto decine di cadaveri, alcuni dei quali bruciati, avvolti in lenzuola mentre i familiari provavano a identificarli. I primi funerali dovrebbero tenersi già oggi, ma molti dei presenti si lamentano che le autorità stanno ostacolando il rilascio dei permessi per seppellire i loro cari. Sul pavimento, sparpagliati, numerosi poster di Morsi. “Ci accusano di esserci dati fuoco da soli, poi ci accusano di torturare le persone e gettare i corpi, ora ci uccidono e danno a noi la responsabilità”, grida una donna avvolta dal capo ai piedi nel suo niqab nero. Una lista appesa alla parete elenca al momento 265 nomi di persone che si ritiene siano stati uccisi nello sgombero del sit-in di Rabaah al-Adawiya. Secondo un volontario che aiuta le famiglie a ritrovare i propri cari, Omar Houzien, i corpi sono stati trasportati nella moschea da un centro medico che si trovava nell’accampamento nelle ultime ore del raid perché si temeva che potessero essere bruciati.

ASSALTO A GOVERNATORATO GIZA. Non cessano intanto le violenze. Centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno assaltato e dato fuoco a due sedi del governo a Giza, la città vicino al Cairo nota per le sue piramidi. Si tratta di una villa in stile coloniale di due piani e un palazzo amministrativo di quattro piani, che si trovano lungo la strada delle Piramidi lungo la sponda occidentale del fiume Nilo. Il gruppo giovanile Tamarod, che organizzò le proteste di massa per chiedere le dimissioni di Morsi giunte il 3 luglio scorso, ha invitato i cittadini a istituire gruppi di sorveglianza per proteggere proprietà private e del governo.

POLIZIA AUTORIZZATA A SPARARE. A seguito di questo episodio il ministero dell’Interno egiziano ha autorizzato la polizia all’uso letale della forza, quindi anche a sparare, per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi. Il governo egiziano ha anche promesso di reagire ad ‘azioni terroristiche e sabotaggi’ presumibilmente portati a termine dai Fratelli musulmani.

ATTACCHI A CHIESE E MONASTERI. Oggi è stato il secondo giorno consecutivo di attacchi a chiese, monasteri e scuole copte. L’agenzia di stampa di Stato Mena riferisce che alcuni sostenitori di Mohammed Morsi hanno incendiato la chiesa del principe Tadros nella provincia di Fayoum, circa 80 chilometri a sudovest del Cairo, aggiungendo che nella stessa provincia alcuni testimoni hanno assistito ad attacchi simili contro almeno tre chiese in diversi villaggi. Ishaq Ibrahim del gruppo ‘Egyptian Initiative for Personal Rights’, invece, ha documentato oggi 39 incidenti di violenza contro chiese, monasteri, scuole copte e negozi in diverse parti del Paese.

LA CONDANNA DI OBAMA, SOSPESE MANOVRE USA-EGITTO. E nel pomeriggio dall’isola di Martha’s Vineyard in Massachusetts, dove si trova in vacanza, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è intervenuto sulla situazione in Egitto. Obama ha condannato l’uso della violenza contro i civili, dicendo che gli Usa ‘condannano fermamente i passi assunti dall’Egitto, dal suo governo e dalle forze sicurezza’. L’inquilino della Casa Bianca ha poi confermato l’annullamento delle esercitazioni militari congiunte Usa-Egitto Bright Star, che erano in programma per metà settembre. ‘Il popolo egiziano merita di più di quanto abbiamo visto negli ultimi giorni’, ha detto Obama, aggiungendo che chiederà ‘ulteriori passi che potremmo adottare’ successivamente. La tradizionale cooperazione dell’America con l’Egitto ‘non può continuare come al solito’ mentre violenza e instabilità si aggravano in Egitto, ha tuonato Obama.

Le esercitazioni militari congiunte alle quali si fa riferimento sono le Bright Star, che includono forze di aria, di terra e navali e il cui inizio è previsto per metà settembre e che dovrebbero durare circa tre settimane. Per anni si è trattato del fulcro delle relazioni militari fra Usa ed Egitto, tuttavia le manovre non si tengono dal 2009, quando il Paese nordafricano era alle prese con i risvolti della rivoluzione che aveva portato alla cacciata di Hosni Mubarak. Non è chiaro se la cancellazione delle esercitazioni Bright Star avrà alcun impatto sugli scontri fra sostenitori e oppositori del presidente deposto Mohammed Morsi in Egitto. Nessun riferimento invece da Obama a proposito degli aiuti militari annuali all’Egitto da 1,3 miliardi di dollari e di un’eventualità di bloccarli.

BONINO CONVOCA AMBASCIATORE EGIZIANO. Il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, ha incontrato oggi pomeriggio l’ambasciatore egiziano, Amr Mostafa Kamal Helmy, dopo averlo convocato. La Farnesina fa sapere che Bonino ha chiarito che l’Italia si aspetta che in Egitto cessino al più presto lo stato di emergenza, ogni tipo di violenza da parte di tutte le parti coinvolte, la repressione e gli arresti politici indiscriminati, e che le forze di sicurezza egiziane improntino la loro condotta al criterio del massimo autocontrollo. Parlando davanti al carcere di Rebibbia, dopo avere fatto visita ai detenuti insieme ad alcuni dirigenti dei radicali italiani, oggi Bonino si era già pronunciata sulla crisi egiziana, dicendo che ‘la repressione messa in opera è stata brutale, inescusabile, inaccettabile’. La titolare della Farnesina ha inoltre annunciato che sull’Egitto ‘è in preparazione una riunione dei ministri degli Esteri europei lunedì o martedì’ e che a breve avrà un colloquio con il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton.