Il Cairo (Egitto), 16 ago. (LaPresse/AP) – I Fratelli musulmani, a seguito del bagno di sangue di mercoledì nel violento assalto ai loro sit-in al Cairo e dell’arresto di molti dei loro leader, hanno indetto per oggi il ‘Giorno della rabbia’, invitando a scendere in piazza sfidando lo stato d’emergenza proclamato dalla presidenza e il coprifuoco dalle 19 alle 6 di mattina imposto dal governo per un mese. Ieri inoltre, a seguito degli attacchi a due sedi del governo a Giza, la polizia è stata autorizzata dal ministero dell’Interno a sparare per proteggere agenti e istituzioni chiave. Intanto nella notte il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si è riunito per un briefing di emergenza sull’Egitto e ha invitato il governo dell’Egitto e i Fratelli musulmani a esercitare “massima moderazione” e a porre fine alle violenze in tutto il Paese.
OLTRE 600 MORTI, QUASI 4MILA FERITI. Il bagno di sangue risale a mercoledì, quando i raid simultanei lanciati in mattinata dalle forze di sicurezza per sgomberare i sit-in dei sostenitori di Morsi hanno dato il via a vere e proprie battaglie di strada al Cairo e in altre città del Paese. I violenti sgomberi hanno coinvolto due accampamenti pro Morsi: uno più piccolo vicino all’università e il principale nei pressi della moschea di Rabaah al-Adawiya, nel quartiere orientale di Nasr City. L’ultimo bilancio ufficiale è di 638 morti e 3.994 feriti. Dei morti, 288 sono stati uccisi nello sgombero di Nasr City, 90 nel raid del campo più piccolo in piazza at al-Nahda, vicino all’università del Cairo, e gli altri negli scontri scoppiati fra pro Morsi e forze di sicurezza o anti Morsi sia nella capitale che in altre città.
LA MOSCHEA OBITORIO. Molti corpi dei sostenitori di Morsi sono ammassati nella moschea di el-Iman, dove fonti della Fratellanza denunciano che stanotte la polizia è intervenuta lanciando lacrimogeni. Inizialmente il portavoce del ministero della Sanità, Mohammed Fathallah, aveva riferito che questi cadaveri della moschea-obitorio non erano includi nel conteggio ufficiale delle vittime, ma non è chiaro se nell’ultimo bilancio siano stati invece inseriti. Mercoledì è stato il giorno con il maggior numero di morti in Egitto dalla rivolta popolare del 2011 che portò alla cacciata di Hosni Mubarak, dando il via a due anni di instabilità.
MOSCHEA DI RABAAH EPICENTRO DEI PRO MORSI. Punto di riferimento dei sostenitori di Morsi rimane la zona della moschea di Rabaah al-Adawiya, anche se dopo il violento sgombero si presenta bruciata e piena di macerie. I residenti di diverse zone del Cairo, in scene che ricordano il 2011, hanno messo in piedi gruppi di vigilantes, che controllano carte d’identità e fanno le ronde nei quartieri per evitare saccheggi e altri tipi di attacchi. L’ex presidente Mohammed Morsi è stato destituito lo scorso 3 luglio e al suo posto si è insediato un governo ad interim, sostenuto dai militari, con Adly Mansour presidente e il generale Abdel-Fatah el-Sissi ministro della Difesa. Da allora Morsi si trova agli arresti. Il mese scorso era stato nominato vice presidente Mohamed ElBaradei, premio Nobel per la Pace, che si è però dimesso a seguito del bagno di sangue di mercoledì e dell’imposizione di stato d’emergenza e coprifuoco per un mese.
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