Torino, 17 ago. (LaPresse) – Le violenze in Egitto sono risuonate anche in Italia, dove ieri diverse centinaia di membri della comunità araba di Torino si sono radunati nella centrale piazza Castello, per protestare contro il massacro dello sgombero dei sit-in, sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere al governo di prendere posizione. Per oggi il Comitato nazionale Libertà e democrazia per l’Egitto, insieme all’Alleanza islamica nazionale ha indetto una manifestazione nazionale a Milano, a cui parteciperanno persone provenienti da diverse città d’Italia. Il corteo partirà alle 16 dalla stazione metro Cairoli e proseguirà passando per Cadore e piazza Castello. Lunedì è in programma, invece, una manifestazione davanti al ministero degli Esteri a Roma a partire dalle 14.
La dimostrazione di ieri a Torino è stata organizzata proprio dal Comitato, che è nato dopo il colpo di Stato del 3 luglio che ha destituito il presidente Mohammed Morsi e raggruppa persone di diversi schieramenti politici, in collaborazione con il Coordinamento moschee di Torino e l’Alleanza islamica nazionale. Presenti non solo egiziani, ma anche marocchini, tunisini e cittadini originari di altri Paesi arabi, avvisati con il tam tam di chiamate e sulla rete e grazie agli avvisi nelle moschee. “Non sosteniamo né i Fratelli musulmani né altre parti politiche, vogliamo solo democrazia”, ha spiegato uno degli organizzatori, che chiede anche “ai media chiarezza sul numero delle vittime”. Le cifre oscillano infatti tra il bilancio ufficiale di oltre 600 morti e quello dei Fratelli musulmani, che parlano di 4.500 vittime. “Esprimiamo il nostro no al colpo di Stato, no al potere dei militari, no al massacro in atto contro i civili”, si legge nel comunicato diffuso dagli organizzatori al termine della dimostrazione.
I manifestanti chiedono al governo italiano, e in particolare al presidente del Consiglio e alla ministra degli Esteri Emma Bonino, di mettere in atto “tutte le misure politiche e diplomatiche necessarie a far cessare immediatamente la strage e la repressione”. “Un intervento rapido e deciso del governo e delle istituzioni europee”, si legge nella nota, “potrebbe contribuire a far cessare la violenza e creare i presupposti di una pacificazione in Egitto”. Poi il comunicato conclude: “Ogni silenzio è colpevole, ogni indifferenza complice”.