Tripoli (Libano), 23 ago. (LaPresse/AP) – Nuova giornata di sangue in Libano. Due autobombe sono esplose a cinque minuti di distanza l’una dall’altra davanti a due moschee di Tripoli, nel nord del Paese, all’uscita dei fedeli dopo le preghiere del venerdì. Il bilancio è di 29 morti e 350 feriti. L’attentato non è stato rivendicato, ma accresce ulteriormente i timori che il Libano venga trascinato sempre di più in una guerra civile settaria scatenata dal conflitto in corso nella vicina Siria. Si tratta infatti del terzo attacco avvenuto nel fra luglio e agosto in Libano, ma mentre nei due casi precedenti erano state prese di mira roccaforti sciite di Hezbollah, le esplosioni di oggi si sono verificate fuori da moschee sunnite. Per domani intanto il premier Najib Mikati ha dichiarato una giornata di lutto nazionale.

AUTOBOMBE DAVANTI MOSCHEE A TRIPOLI. Le autobombe sono esplose poco dopo la preghiera di mezzogiorno, quando le moschee erano piene di fedeli. Le moschee prese di mira, entrambe sunnite e frequentate da oppositori del regime siriano di Bashar Assad, sono quella di Salam e quella di Taqwa, usuale luogo di preghiera per il religioso salafita Salem Rafei, in contrasto con il gruppo libanese di Hezbollah.

L’ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute libanese riferisce di almeno 29 morti e 350 feriti. Dopo gli attentati uomini armati sono scesi in strada sparando in aria, il che ha ritardato l’arrivo di soldati e investigatori. I media e le moschee locali hanno fatto appello ai cittadini affinché donino il sangue per le persone ferite.

LEGAMI CON LA SIRIA. Il Libano rischia sempre più di rimanere coinvolto nel conflitto siriano. In particolare Tripoli, la seconda città del Paese, è stata spesso teatro di violenti scontri fra sostenitori e oppositori di Assad negli ultimi mesi, ma non vi si verificavano attacchi bomba da decenni. Nel Paese le tensioni fra sciiti e sunniti sono in aumento, anche per effetto della guerra nella vicina Siria: i ribelli siriani sono perlopiù sunniti e vengono appoggiati dalla parte sunnita della popolazione libanese; il gruppo Hezbollah è invece sciita e molti sciiti libanesi sostengono Bashar Assad, che è un membro della setta alawita, derivata dall’islam sciita. Inoltre gruppi di ribelli siriani hanno minacciato di colpire il Libano dopo che Hezbollah, sciita appunto, si è schierato apertamente a fianco di Assad inviando propri militanti in Siria.

GLI ATTENTATI DI BEIRUT DEL 9 LUGLIO E 15 AGOSTO. Quello di oggi è il terzo attentato in Libano in poco più di un mese. Il 9 luglio un’autobomba saltò in aria a Beirut nel distretto di Beir al-Abed, a maggioranza sciita, provocando 53 feriti e scatenando il panico. Il 14 agosto, poi, un’altra autobomba è esplosa in una zona vicina, sempre bastione di Hezbollah, su una grande strada che separa il quartiere di Rweiss da quello Beir al-Abed, provocando 27 morti e 280 feriti. Si trattava di attentati fra i peggiori avvenuti dalla fine della guerra civile in Libano, durata 15 anni e che si è conclusa nel 1990. Da allora si sono verificati più volte attentati a politici e giornalisti con autobombe, ma sono state rare le esplosioni tra la folla senza obiettivi specifici.

HEZBOLLAH CONDANNA ATTENTATI. Non si è fatta attendere la condanna di Hezbollah. Il gruppo militante ha parlato di “esplosioni terroristiche” che fanno parte di un “progetto criminale che mira a seminare i semi della guerra civile tra i libanesi e a trascinarli in lotte interne settarie ed etniche” e ha espresso “la massima solidarietà e unità con i fratelli nell’amata città di Tripoli”.

DOMANI LUTTO NAZIONALE, SULEIMAN ANTICIPA RIENTRO. Per domani il primo ministro ad interim, Najib Mikati, ha indetto una giornata di lutto nazionale. E intanto il presidente libanese Michel Suleiman, che si trovava all’estero, ha anticipato il rientro per seguire la situazione. Suleiman ha definito l’attentato un “massacro” mirato a seminare il conflitto fra i libanesi.

CONSIGLIO ONU: ATTACCHI ATROCI. Immediata la condanna internazionale. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, in una dichiarazione diffusa in serata, condanna fermamente gli attacchi definendoli “atroci”, e invita a portare i responsabili davanti alla giustizia. Il Consiglio Onu afferma che tutti gli atti terroristici sono “criminali e ingiustificabili” e “si appella a tutto il popolo libanese per preservare l’unità nazionale di fronte ai tentativi di minare la stabilità del Paese”, sottolineando inoltre l’importanza che tutte le parti in Libano evitino di schierarsi e “qualsiasi coinvolgimento nella crisi in Siria”. Anche l’ambasciata degli Stati Uniti a Beirut ha condannato l’attentato, chiedendo a tutte le parti di mantenere calma e moderazione.

BONINO CONDANNA ATTACCHI. In proposito è intervenuta anche il ministro degli Esteri Emma Bonino. Gli attacchi terroristici avvenuti a Tripoli “sono odiosi episodi di violenza che hanno stroncato vite innocenti e meritano la più ferma condanna”, ha affermato, esprimendo “calorosa vicinanza ai familiari delle vittime” e sottolineando “la necessità che una rapida ed accurata inchiesta accerti le responsabilità”. “Chi si è macchiato di questi crimini intollerabili deve risponderne di fronte alla giustizia”, ha concluso la titolare della Farnesina, rivolgendo “un forte appello a tutte le parti ad ispirare la loro condotta al massimo autocontrollo e ad evitare una spirale di ritorsioni”.

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