Washingto (Usa), 24 ago. (LaPresse/AP) – Gli Stati Uniti valutano tutte le opzioni per rispondere al nuovo presunto attacco con armi chimiche in Siria. L’unica esclusa è quella dell’intervento di terra e Barack Obama ha chiesto al Pentagono di tenersi pronto anche alle opzioni militari. La marina degli Stati Uniti ha inviato nel Mediterraneo orientale una quarta nave da guerra armata con missili balistici, ma senza ordini immediati che prevedano alcun lancio di missili contro la Siria. Secondo il New York Times, i consiglieri di Obama per la sicurezza stanno studiando gli attacchi aerei della Nato in Kosovo del 1999 come possibile modello per agire senza un mandato delle Nazioni unite. Oggi Obama ha incontrato i suoi collaboratori per la sicurezza per affrontare la questione per valutare i passi futuri. Ieri tuttavia aveva frenato sulla possibilità di un intervento militare Usa, sottolineando che servirebbe un mandato Onu. E in questa direzione va anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che sottolinea la necessità di una soluzione politica. Intanto a Damasco è arrivata la responsabile Onu per il disarmo, Angela Kane, che farà pressioni sul governo siriano perché autorizzi gli ispettori delle Nazioni unite a indagare sul presunto attacco con armi chimiche di mercoledì. Tutto questo mentre i media di Stato siriani riferiscono che diversi soldati governativi riportano gravi difficoltà respiratorie dopo avere partecipato a un’offensiva nel distretto di Jobar, a est della capitale.
FORZE NAVALI SI PREPARANO A OGNI SCELTA DI OBAMA. “Il dipartimento della Difesa ha la responsabilità di fornire al presidente le possibilità per le varie eventualità e questo richiede il posizionamento delle nostre forze e dei nostri asset, in modo da essere in grado di potere portare a termine varie opzioni, a seconda di quelle che il presidente potrebbe scegliere”, ha spiegato il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel. Obama in persona aveva infatti chiesto al Pentagono di preparare le opzioni militari, precisando che “richiedono il posizionamento delle nostre forze”.
OBAMA: SERVE MANDATO ONU, NON AGIREMO SOLI. Ieri tuttavia, in una intervista rilasciata al programma ‘New Day’ della Cnn, Obama aveva frenato sulla possibilità di un intervento militare Usa, sottolineando che servirebbe un mandato Onu. “Se gli Stati Uniti intevenissero e attaccassero un altro Paese senza un mandato delle Nazioni unite e senza chiare prove che possano essere presentate, allora sorgerebbero questioni in termini di diritto internazionale”, aveva detto Obama, aggiungendo che l’idea secondo cui gli Stati Uniti possono da soli porre fine alla guerra civile in Siria è “sopravvalutata”.
PRESIDENTE INFORMATO SU TUTTE LE OPZIONI. Poche le indiscrezioni al termine dell’incontro di oggi tra Obama e i suoi consiglieri. In serata la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente ha ricevuto una dettagliata analisi su una serie di opzioni da tenere in considerazione nel caso in cui il governo di Assad avesse effettivamente utilizzato armi chimiche sul territorio. I funzionari dell’intelligence, si legge nella nota, stanno ancora cercando di determinare se Damasco sia stata responsabile del presunto attacco con gas velenosi mercoledì a est della capitale. Sempre oggi Obama ha avuto sul tema un confronto telefonico con il primo ministro britannico David Cameron.
MERKEL: OK INDAGINE INDIPENDENTE, SERVE SOLUZIONE POLITICA. Da Berlino intanto un secco no a qualsiasi ipotesi militare arriva da Angela Merkel. La cancelliera, fa sapere il suo portavoce Steffen Seibert, accoglie con favore la volontà della Russia di sostenere un’indagine indipendente sul possibile uso di armi chimiche e sottolinea l’urgente necessità di una soluzione politica al conflitto. Merkel ha riaffermato inoltre l’appello affinché gli ispettori dell’Onu abbiano rapido accesso alle aree potenzialmente colpite.
I SOSPETTI SULL’USO DI ARMI CHIMICHE. L’ipotesi di una reazione della comunità internazionale sulla Siria ha preso sempre più corpo dopo l’attacco di mercoledì a est di Damasco, in cui gli attivisti dell’opposizione siriana hanno accusato il regime di Bashar Assad di avere usato gas tossici, fornendo bilanci di vittime che oscillano fra 136 morti e 1.300 morti. Damasco nega di avere usato armi chimiche, definendo le accuse “assolutamente prive di fondamento”. A questo proposito Hagel ha detto che gli Stati Uniti si stanno coordinando con la comunità internazionale per determinare “cosa sia avvenuto esattamente”. “Stiamo valutando”, ha detto il capo del Pentagono, aggiungendo che una determinazione a proposito del presunto uso di armi chimiche va fatta rapidamente perché “potrebbe esserci un altro attacco in arrivo” anche se “non sappiamo” se questo avverrà. Stati Uniti, Regno Unito e Russia hanno tutti invitato il regime di Assad e i ribelli a collaborare con l’Onu e a permettere agli ispettori di accedere alla zona del presunto attacco per compiere verifiche.
NAVI USA POTREBBERO LANCIARE MISSILI TOMAHAWK. Hagel ha inoltre detto che, nonostante la prossima settimana sarà in viaggio nel Sudest asiatico, resterà in contatto con la Casa Bianca a proposito degli sviluppi in Siria e per la pianificazione di una potenziale azione da parte degli Stati Uniti. Le navi della marina statunitense sono capaci di compiere diverse azioni militari, compreso il lancio di missili Tomahawk, che hanno utilizzato per esempio nel 2011 in Libia nell’ambito dell’intervento internazionale che ha portato alla fine del governo di Muammar Gheddafi. Se gli Stati Uniti intendono mandare un messaggio a Bashar Assad, l’azione militare più probabile sarebbe appunto un attacco con missili Tomahawk da una nave nel Mediterraneo.
MODELLO KOSOVO. Mentre Barack Obama valuta le possibili opzioni per rispondere al sospetto attacco con armi chimiche, i suoi collaboratori per la sicurezza nazionale stanno studiando gli attacchi aerei della Nato in Kosovo del 1999 come possibile modello per agire senza un mandato delle Nazioni unite. A riportarlo è il New York Times, che cita fonti proprie. Il Kosovo è un precedente ovvio per Obama, afferma il quotidiano newyorkese, perché anche in Siria ci sono civili uccisi e la Russia ha legami consolidati con il governo accusato degli abusi. L’intervento americano in Kosovo giunse dopo la brutale repressione degli albanesi compiuta nel 1998 e 1999 dal governo di Slobodan Milosevic, da tempo sostenuto da Mosca. Nel 1999 il presidente Usa Bill Clinton utilizzò l’endorsement della Nato e la logica della protezione dlla popolazione vulnerabile per giustificare 78 giorni di attacchi aerei.
A DAMASCO ARRIVATA RESPONSABILE ONU DISARMO. Intanto stamattina è arrivata a Damasco Angela Kane, responsabile Onu per il disarmo, che farà pressioni sul governo siriano perché autorizzi gli ispettori delle Nazioni unite a indagare sul presunto attacco con armi chimiche di mercoledì. Un team di 20 ispettori Onu si trova infatti già a Damasco per un’indagine sull’uso di armi chimiche, relativa però ad altri tre episodi denunciati precedentemente in tre zone: una è quella del sobborgo Khan al-Assal di Aleppo, dove il 19 marzo è avvenuto un attacco sospetto del quale il presidente Bashar Assad attribuisce la responsabilità ai ribelli; gli altri due luoghi sono stati invece mantenuti segreti. La possibilità di indagare per questi tre casi deriva dall’accordo negoziato a luglio da Kane e dal capo ispettore Ake Sellstrom con le autorità siriane.
A JOBAR SOLDATI RIPORTANO PROBLEMI RESPIRATORI. Poco dopo l’arrivo di Kane i media di Stato siriani hanno riferito che diversi soldati governativi siriani riportano gravi difficoltà respiratorie dopo avere partecipato a un’offensiva nel distretto di Jobar, a est di Damasco. L’agenzia di stampa Sana parla di diversi casi di “soffocamento” e sembra suggerire il fatto che i ribelli a Jobar stiano usando armi chimiche contro le truppe governative.
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